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La Fiat 500 di Lisa Gabriele

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COSENZA – A quasi due anni dalla riapertura dell’inchiesta sulla morte misteriosa di Lisa Gabriele risalente al 9 novembre 2005, c’è ufficialmente un sospettato di omicidio nella persona di Maurizio Mirko Abate, ex poliziotto di 51 anni all’epoca dei fatti legato alla vittima da rapporti sentimentali.

La sua iscrizione nel registro degli indagati rappresenta una prima e significativa svolta nel percorso giudiziario che tenta di far luce sul tragico destino di quella ragazza di 22 anni originaria di Rose, trovata priva di vita quasi sedici anni fa in montagna, in una contrada di Montalto utilizzata dalle coppiette in cerca di intimità o dalle famiglie per un pic-nic domenicale. E invece, la notte del 9 novembre di sedici anni fa, in quella radura c’erano solo la Fiat 500 di Lisa e, poco distante, il suo corpo con bottiglie di whisky e scatole di farmaci a corredo: il kit del perfetto suicida al quale è abbinata anche una lettera di addio al mondo.

Sulla scena sono presenti anche pentacoli artigianali che rimandano a suggestioni sataniche, ma con ogni probabilità è solo un’ulteriore ingrediente del tentativo di depistaggio in corso. L’ipotesi del suicidio, infatti, tramonta nel giro di poche ore perché già a seguito dell’ispezione cadaverica emerge che Lisa è stata soffocata (LEGGI), verosimilmente con l’utilizzo di un cuscino, e l’autopsia eseguita il giorno successivo conferma i sospetti, rilevando anche tracce importanti di ipnotico.

Sembra il preludio alla soluzione del mistero che, però, non arriverà mai. Da quel momento in poi, infatti, le indagini si avvitano su se stesse per poi inabissarsi a causa della mancata identificazione dei colpevoli. Il sipario si solleva dopo quindici anni grazie a una lettera fatta pervenire in Procura da un sedicente «poliziotto onesto della Stradale» che desideroso «di trovare la pace interiore» identifica l’assassino della ventiduenne nel suo collega Abate e suggerisce la pista del delitto passionale eseguito, a suo dire, non da un innamorato geloso o piantato in asso.

Chi scrive, infatti, delinea un quadro a ruoli invertiti, con la ragazza che per non essere lasciata da un Abate in procinto di sposare un’altra donna, avrebbe simulato una gravidanza andandosene in giro con un cuscino sulla pancia, ma una volta scoperto l’inganno il poliziotto l’avrebbe pestata a sangue e, alcuni mesi dopo, soffocata con un cuscino quasi a mo’ di contrappasso.

Lisa Gabriele, la ragazza uccisa a Montalto Uffugo nel 2005

La missiva, inutilizzabile come tutti gli scritti anonimi, ha fatto comunque da bussola per una serie di accertamenti preceduti dalla riesumazione del corpo di Lisa. Gli esiti di quella seconda autopsia sono ancora coperti da segreto istruttorio al pari di tutte le altre attività d’indagine portate avanti da settembre del 2019 in poi, un lasso di tempo in cui è è pacifico ritenere che gli investigatori coordinati dal pm Antonio Bruno Tridico e dal procuratore Mario Spagnuolo si siano mossi senza dare nulla per scontato.

A Rose, infatti, in molti ricordano ancora Lisa come una ragazza indipendente, ribelle ed emancipata, che alternava relazioni sentimentali più o meno stabili ad altre meno durature. Quello con l’attuale indagato, dunque, non era l’unico legame affettivo della ragazza e nonostante dietro la sua morte la famosa lettera anonima adombri l’esistenza di una vera e propria cospirazione con il coinvolgimento di altri uomini in divisa, il solo nome messo in chiaro quale unico sospettato del caso è proprio quello di Maurizio Abate.

Gli inquirenti lo hanno iscritto solo nelle scorse ore, ritenendo necessaria la partecipazione del suo legale – lo difende l’avvocato Marco Facciolla – a un accertamento tecnico irripetibile che sarà effettuato domani in Procura su un telefono cellulare appartenuto a Lisa. Alle operazioni parteciperanno anche i familiari della ragazza che seguono la vicenda in qualità di parti offese, rappresentati dagli avvocati Nunzia Paese e Gianluca Bilotta. Rispetto all’affaire Lisa Gabriele, Maurizio Abate si è sempre proclamato innocente. Lo scorso anno è incappato in una duplice disavventura giudiziaria – prima il possesso di un’arma illegale poi una vicenda di droga – che ha determinato la fine anticipata del suo rapporto lavorativo con la polizia.

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