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ROSETO CAPO SPULICO (COSENZA) – C’era una volta l’UTIC, l’Unità di terapia intensiva cardiologica che presso il presidio ospedaliero “Guido Chidicimo” di Trebisacce ha salvato molte vite umane colpite da infarto e arresto cardiocircolatorio. C’erano i cardiologi che si dedicavano, come il giuramento di Ippocrate, alla cura dei pazienti che a Trebisacce giungevano non solo dall’Alto Jonio cosentino. Dalla compianta primaria Liliana Donnangelo, al suo aiuto, Pierluigi Aragona, ai cardiologi Chiatto e Gallicchio, quest’ultimo ancora in servizio quale responsabile dell’ambulatorio di cardiologia, tutti si spendevano per offrire all’assistenza sanitaria per l’emergenza cardiologica, un apporto professionale ed umano che ancora oggi rimpiangiamo, considerato che l’Utic ha chiuso i battenti come tutti i reparti ospedalieri attivi, a seguito del decreto Scopelliti che aveva previsto il Piano di rientro della spessa sanitaria con la semplice azione di soppressione degli ospedali.

E chissà se con l’UTIC ancora funzionante presso l’ospedale, la giovane vita di Piero Roma, 40 enne di Roseto Capo Spulico, poteva essere salvata. Non è retorica e non c’è controprova. Quel che è certo, è che un giovane marito e padre di due bimbe ancora in tenera età, è venuto a mancare, così come è venuto a mancare al padre Gennaro, alla madre Caterina, ai fratelli Giuseppe e Massimo, alla sorella Immacolata.

I FATTI

Erano circa le venti di lunedì 1° novembre, giorno in cui si festeggiano tutti i Santi. Piero Roma, vice direttore di un villaggio turistico di Castellaneta, in Puglia, accusa un malore. Pare un dolore lancinante al petto. Qualcuno, pare una vigilessa, allerta la centrale operativa del 118 di Cosenza. Il solito giro di domande sul luogo e sulle condizioni del paziente, prima di fare intervenire un’ambulanza del 118 dalla postazione più vicina a Roseto.

Passa circa mezz’ora e l’ambulanza giunge a casa di Piero Roma, ma senza il medico a bordo. L’infermiere professionale si adopera con defibrillatore ed ogni altra pratica che il protocollo medico prevede in casi di arresto cardiaco. Tutti i tentativi messi in atto per rianimare il paziente sono risultati inutili. Piero Roma, nonostante la riabilitazione intrapresa per un intervento al ginocchio, non tornerà mai più a giocare a calcio e non tornerà mai più a pedalare in bicicletta, sua altra passione insieme al calcio.

In un primo momento si è temuto il ripetersi del caso della donna di Villa San Giovanni, deceduta d’infarto in attesa dell’ambulanza che non la soccorre in tempo. Nel caso del povero Piero Roma l’ambulanza è giunta in tempi abbastanza contenuti ma senza medico a bordo. Ciò per rimarcare che la sanità in Calabria è a pezzi e chissà quando potrà tornare ad essere dignitosa per i cittadini calabresi.      

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