X
<
>

Il carcere di Paola

Condividi:
2 minuti per la lettura

PAOLA (COSENZA) – Ha sempre dichiarato di essere innocente e di non aver ucciso Salvatore Russo, morto, secondo l’accusa, per una vendetta maturata negli ambienti criminali del vibonese, assassinato con quattro colpi di pistola sotto casa a Tropea nel 2013 e ora gli investigatori hanno attivato le procedure a carico di Raffaele Calamita, 34 anni, ormai ricercato per evasione dal carcere dove è detenuto, quello di contrada Deuda a Paola.

Il detenuto Raffaele Calamita, originario di Tropea, era destinatario di un permesso premio, concesso dal magistrato di sorveglianza di Cosenza: è uscito dalla carcere di Paola, dove è detenuto, lo scorso 28 settembre e avrebbe trascorso una settimana nella casa parrocchiale della Madonna del Carmine nella stessa città di San Francesco. Aveva sette giorni da trascorrere fuori dalle mura del carcere, e sarebbe dovuto rientrare giovedì 5 ottobre. Alle 9, orario fissato per il rientro, però, il detenuto non ha suonato al cancello della casa circondariale di Paola. Sono trascorse anche le dodici ore successive, concesse ai detenuti per giustificare eventuali ritardi dovuti eventualmente a cause di forza maggiore. E, quindi, il 34enne di Tropea, adesso, è ufficialmente ricercato per evasione.

E qui si aprono anche alcuni interrogativi, visto che Calamita, era destinatario di un permesso premio, e, tutto sommato, il periodo di detenzione pare stesse trascorrendo regolarmente, senza intoppi. Per l’omicidio di Salvatore Russo, avvenuto a Tropea il 10 settembre 2013, Calamita, doveva scontare 16 anni, pena ridotta, rispetto alla condanna di primo grado. In quel caso, i giudici avevano punito l’imputato a 24 anni di reclusione. Nel corso del processo d’appello, invece, erano state escluse le aggravanti e la pena era stata ridotta di circa otto anni.

Ad avere contribuito a far maturare l’idea dell’evasione potrebbe esserci il fatto che Raffaele Calamita si è sempre professato innocente? È probabilmente una delle ipotesi che gli investigatori terranno in considerazione. Fra l’altro, anche un collaboratore di giustizia, recentemente avrebbe confermato la tesi del “complotto” che, secondo quanto sostenuto nel corso dei processi, potrebbe essere stato messo in piedi con l’aiuto di una testimone che, si ipotizza, ma sono tesi che cercano conferma, potrebbe aver mentito per incastrare Calamita. C’è una richiesta di revisione del processo in corso davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Napoli. Gli investigatori non escludono anche altre eventuali ipotesi dettate dall’analisi dei fatti, sulle quali sono in corso le indagini. Calamita è dunque inserito ufficialmente fra i ricercati e, in caso di rientro, dovrà poi motivare questo ritardo.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE