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La sede dell'Asp di Cosenza

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COSENZA – E’ risaputo che i focolai più pericolosi di questa pandemia da Covid 19 sono le strutture sanitarie. I calabresi lo hanno imparato sulla propria pelle attraverso le vicende di due Rsa, Villa Torano nel cosentino e la “Domus Aurea” in provincia di Catanzaro, che hanno segnato il punto più terribile della prima ondata di pandemia. Alla luce di queste semplici considerazioni appare quantomeno curioso l’atto dirigenziale emanato il 5 settembre scorso dall’Asp di Cosenza. Nel provvedimento, firmato dal dirigente dell’ufficio di Prevenzione Mario Marino e dal dirigente del settore di Medicina Legale Antonino Scalzo, in sintesi si dice che i dipendenti delle, tante, case di cura private della provincia di Cosenza non saranno sottoposti a tampone al loro rientro delle ferie.

Non sappiamo bene quale sia la ratio di questo provvedimento. Nelle poche righe del testo si legge solo che al momento non è possibile effettuare i tamponi sul personale. Si aggiunge che d’altronde gli screening effettuati prima delle vacanze estive avevano dato tutti esito negativo. Quindi il personale, anche se magari è andato in vacanza in posti a rischio, non è obbligato a fare il tampone anzi. Gli unici che sono obbligati a farlo restano gli ospiti delle strutture che al momento del ricovero devono seguire il protocollo predisposto dall’Asp e dalle varie ordinanze regionali. Altre spiegazioni l’atto non le fornisce.

La frase secondo cui al momento non è possibile fa presupporre che ci sia una carenza di materiale per i tamponi e forse fra qualche settimana si tornerà a farlo. Ma sono solo delle ipotesi.

Suona invece strano che un atto così controverso sia stato sottoscritto dai due dirigenti e non dal commissario dell’Asp, Cinzia Bettelini. E’ al corrente di questo provvedimento e cosa ne pensa? Ne è al corrente anche il commissario per il piano di Rientro, Saverio Cotticelli? Si perchè nel malaugurato caso un solo dipendente abbia contratto il virus e sia asintomatico il rischio di creare situazioni come quella di Villa Torano e “Domus Aurea” è altissimo.

Ma forse è solo una nostra errata impressione, visto che sulla vicenda nemmeno i sindacati di categoria hanno fatto sentire la loro voce.

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