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L'ospedale Annunziata di Cosenza

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COSENZA – Dieci ore in pronto soccorso da codice bianco. Dieci ore da malata oncologica in attesa di una Tac e delle cure. Succede – nel 2021 – all’ospedale dell’Annunziata, dove ad aggravare una situazione sanitaria disastrosa si aggiunge una pandemia e una classe politica inadeguata.

È la storia di una paziente come tante altre che si reca in ospedale per necessità, ma rimane imbrigliata nelle sabbie mobili di un sistema sanitario fallimentare.

Giunge alle 13 e 30, le affidano un codice bianco e la piazzano su una sedia in una stanza ai limiti della tristezza estetica, pensabili solo in un film ambientato dell’angolo più sperduto del mondo occidentale degli anni Cinquanta. Davanti altre nove persone, alcune arrivate nella prima mattinata. Nulla fa sperare di poter risolvere in breve e tornare a casa.

A poco purtroppo valgono i professionisti che operano in condizioni sempre precarie. Otto ore in una sala d’attesa sono troppe anche per la persona più “paziente” di sempre. A questo si aggiunge uno stuolo di familiari e amici, oltre le mure di cinta dell’Annunziata, in attesa di avere notizie. Gente appesa a un filo, con la consapevolezza di non poter neanche stare vicino alla persona amata per una bottiglietta d’acqua o più semplicemente per strapparle un sorriso nell’attesa e nell’agonia.

Non è un mondo civile, non è una sanità civile. E di certo non basteranno i soldi o un nuovo commissario alla sanità al colmare il gap, perché il danno è fatto e il prezzo più alto viene pagato quotidianamente dai cittadini.

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