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Il Pronto soccorso di Cosenza

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COSENZA ­- E’ guerra fredda sulla decisione di utilizzare i medici di cardiologia nel Pronto soccorso di Cosenza. Il nodo è il piano approvato dal commissario a fine anno, una riorganizzazione che prevede l’istituzione di postazioni specialistiche cardiologiche e neurologiche h12 all’interno del Pronto soccorso. Un piano che per i medici di cardiologia “metterebbe in serio pericolo la salute e la sicurezza dei pazienti oltre che dello stesso operatore. Pertanto, tutti i medici dell’Uo di Cardiologia-Utic declinano, sin d’ora, ogni responsabilità per eventuali criticità che dovessero interessare il reparto di appartenenza a causa dell’utilizzo degli stessi presso il reparto di Pronto Soccorso”.

CASI IN REPARTO E PROVINCIA CHE NON AIUTA

Le premesse non sono rosee, ancora meno in pieno caos Covid. Allo stato attuale il reparto di Emodinamica di Castrovillari non lavora h24. L’attività è compressa in pochissime ore, stesso vale per il Tirreno cosentino, dove la Tricarico di Belvedere garantisce un servizio H12. L’emergenza è tutta nell’hub cosentino che al momento ha tutti i posti letto occupati. Il servizio di cardiologia è praticamente intasato. I 10 posti di terapia intensiva cardiologica sono occupati e altri sono stati aperti in zone cuscinetto. In mezzo c’è anche il Covid, poco prima della fine dell’anno si è rischiato il focolaio tra le corsie con il paradosso dei tamponi per lo staff a seguire. Per un cambio di regolamento sarebbe diventato difficile persino avviare i controlli a tappeto all’interno dei reparti.

IN REPARTO MANCANO ALMENO OTTO MEDICI

­L’istituzione di due postazioni giornaliere con quattro specialisti è troppo in questa situazione di carenza generale. La lettera firmata dagli specialisti di cardiologia e inviata a Nas, direzione ospedaliera, direttori di dipartimento e commissione sanità regionale definisce il piano “paradossale e irragionevole”. La Cardiologia “è in carenza di personale medico (causa pensionamenti e trasferimenti di colleghi). Mancano in pianta organica, necessari a garantire i Lea in ambito cardiologico, ben otto cardiologi”. Spostare dottori in Pronto soccorso dunque “non è attuabile sul piano pratico con le risorse attualmente in dotazione. L’utilizzo di due Cardiologici che svolgano h12 Pronto soccorso Cardiologico significherebbe sottrarre due unità ad un organico già deficitario. La dislocazione sette giorni su sette significherebbe non solo danneggiare profondamente l’assistenza ai cardiopatici complessi (compresa la rete delle urgenze ed emergenze cardiologiche), ma creerebbe enormi ripercussioni anche sull’organizzazione della Cardiologia Interventistica, dal momento che molti turni pomeridiani e notturni sono in condivisione. Inoltre, non potrebbero più essere fornite tutte quelle prestazioni eseguite in urgenza ed in ordinario, per gli altri reparti”.

“STRATEGIA PER IL MINIMO NUMERO LEGALE DI MEDICI IN PRONTO SOCCORSO”

L’accusa dei dottori è dura. “Questa rivoluzionaria riorganizzazione del Pronto Soccorso – scrivono – con l’introduzione di box specialistici, che ribadiamo sarebbe potuta essere fattibile con un organico a pieno regime (che nel caso di specie non esiste), ci sembra solo una mera strategia per avere il minimo numero legale di medici in Pronto Soccorso per turni di servizio”.

ATTIVITA’ SVOLTE DA UN SOLO MEDICO

I medici denunciano come per “mantenere livelli assistenziali minimi adeguati” le attività in reparto sono gestite “contemporaneamente, con il rischio di commettere errori. Riteniamo inammissibile che attività cardiologiche ad alta intensità di cura con elevate responsabilità medico-legali vengano svolte da un solo medico, come può verificarsi per l’unità di terapia intensiva coronarica (composta da 10 posti letto) e dalla sala operatoria di Elettrofisiologia”.

IL CASO CONCORSI E MEDICI TRASFERITI ALTROVE E RIENTRATI A PAGAMENTO ­

La soluzione però non è una guerra tra reparti, tutto il personale sanitario dovrebbe intervenire a rotazione nel Pronto soccorso. Ma i medici accusano: “non ci è dato capire, come pur in atavica carenza grave di personale, sia stato bandito un concorso per un solo operatore in Medicina di Urgenza e Accettazione. E tanto meno riusciamo a spiegarci come alcuni medici del Pronto Soccorso, a quali è stato dato il nulla osta per trasferimento in altri reparti, ora siano ritornati a svolgere turni aggiuntivi con gettone in Pronto soccorso”.

L’ANMCO SCHIERATA

A questo si aggiunge la presa di posizione del consiglio direttivo calabrese dell’associazione nazionale dei medici cardiologi ospedalieri con una lettera ad Occhiuto. “Nonostante la pandemia in pieno corso – si legge – le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte in Italia: nel periodo più critico dello scorso anno la mortalità per infarto in Italia è triplicata. A ciò hanno contribuito numerosi fattori: le resistenze dei pazienti a recarsi nei Pronto Soccorso, le complicazioni logistiche nella diagnostica legate alla possibile positività al virus ma anche la riduzione di visite cardiologiche ambulatoriali, la riduzione di posti letto in cardiologie e unità coronariche e l’utilizzo di Cardiologi in reparti destinati all’assistenza di pazienti con Covid o nei Pronto Soccorso, circostanze che si sono verificate in più ospedali della nostra regione. Sin dall’inizio dello stato emergenziale i Cardiologi calabresi non hanno fatto mancare il loro impegno nell’affrontare una situazione straordinaria, prestando servizio dove richiesto in reparti Covid o in Pronto Soccorso, e destinando posti letto di Terapia Intensiva Cardiologica o Reparto ad altro utilizzo. Appare dunque sconcertante che ancora oggi, a quasi due anni dall’apparizione del Covid in Italia, non si siano realizzate soluzioni che mettano al riparo i pazienti cardiopatici dal rischio derivante dalla riduzione dei trattamenti loro dovuti, utilizzando i Cardiologi ospedalieri al di fuori delle loro attività specialistiche e sottraendoli ad organici spesso già gravemente carenti”.

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