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Il presidio in piazza XI Settembre a Cosenza

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Cgil e Uil scendono in piazza a Cosenza con un presidio contro le morti sul lavoro: “Serve potenziare l’organico degli ispettorati”


COSENZA – In una manifestazione che ha colorato le strade di Cosenza con striscioni incisivi e taglienti, lavoratrici e lavoratori del comparto privato, rappresentati dalla Cgil e dalla Uil, hanno espresso ferma determinazione nel rivendicare maggiore sicurezza sul lavoro e abbattere il flagello della precarietà.
Con lo slogan “Zero morti sul lavoro”, in piazza XI Settembre, le due organizzazioni sindacali hanno lanciato la protesta contro una realtà che continua a mietere vittime innocenti. Maria Elena Senese, segretaria generale della Uil Calabria, e Angelo Sposato, segretario generale della Cgil, hanno denunciato la persistente precarietà che continua a minacciare la vita e la salute dei lavoratori.

Nell’incontro con la prefetta di Cosenza, Vittoria Ciaramella, i rappresentanti sindacali hanno ribadito con fermezza la necessità di un’azione concreta da parte del governo. Senese e Sposato hanno sottolineato l’urgenza di potenziare l’organico dell’Ispettorato del Lavoro e delle aziende sanitarie, affinché questi possano operare in modo sinergico per intensificare i controlli sul rispetto delle normative in materia di sicurezza sul lavoro.
A seguito della strage di Suviana, la segretaria della Uil ha dichiarato: «Speravamo che dopo tutti questi tragici eventi, il governo avrebbe investito diversamente sulla sicurezza. Ad oggi, si continua a investire molto poco. Abbiamo richiesto un maggior numero di ispettori. Ricordiamo che delle 700 unità di cui il governo parla, 500 risalgono agli scioperi generali che abbiamo fatto come Cgil e Uil ai tempi del Governo Draghi».

«Dalle ultime stragi che abbiamo registrato a livello nazionale – ha proseguito Senese – emerge una cosa importante: si continua a badare solo ed esclusivamente al profitto, si continua a fare dumping contrattuale in maniera importante. Siamo sempre stati contro la logica del subappalto a cascata perché è proprio lì che si annida il lavoro nero. Quindi, è necessario il rispetto dei contratti. La Calabria ha un triste primato che riguarda gli infortuni e le morti bianche. Inoltre, da noi c’è un problema di lavoro sommerso importante».

I settori che registrano il maggior numero di infortuni mortali sono quelli dell’edilizia e dell’agricoltura. A tal proposito, Maria Elena Senese ha evidenziato: «Quando parliamo di formazione non dobbiamo fare l’errore di fare riferimento solo ed esclusivamente ai lavoratori. Vanno formati anche i datori di lavoro. Sappiamo bene quanto sia importante la figura del preposto, soprattutto nei cantieri edili, quindi, dovremmo parlare di formazione a 360°. Inoltre, occorre chiedere non solo il potenziamento degli organi ispettivi ma anche la previsione di ispettori dedicati a questi specifici settori».
A proposito delle morti sul lavoro, il segretario generale della Cgil, Angelo Sposato, ha osservato che, a livello nazionale, «siamo a oltre tre morti al giorno. In Calabria, abbiamo sfruttamento e lavoro nero in misura maggiore rispetto alle altre Regioni del Paese. Se non si attiva una riforma che riguarda soprattutto la sicurezza sul lavoro, continueremo ad assistere a forme di sfruttamento che alimentano la catena dei subappalti».

A seguito dell’incontro con la prefetta di Cosenza, Sposato ha sottolineato che: «Il tema della sicurezza non riguarda solo gli appalti pubblici ma anche le aziende private. Abbiamo chiesto al prefetto di interfacciarsi con il presidente della Regione e segnalare che, sui venti miliardi di spesa che ci saranno su Pnrr e sulla programmazione comunitaria, sono necessari dei protocolli di legalità e tracciabilità della spesa. Gli interventi devono essere selettivi e dare la premialità alle imprese che investono sulla sicurezza sul lavoro. Laddove sono stati attivati i protocolli di legalità, anche nelle grandi opere pubbliche, l’incidenza degli infortuni e delle morti sul lavoro è stata attenuata».
Tra le altre richieste anche l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro per «Creare quelle forme di deterrenza che in questo momento servono affinché non si verifichino queste stragi. Dopodiché, abbiamo posto l’attenzione sulla patente a punti che aiuta a selezionare le imprese sane distinguendole da quelle meno sane».

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