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il sindaco di Castrovillari Domenico Lo Polito

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CASTROVILLARI (COSENZA) – È scontro aperto tra il Comune di Castrovillari e la Regione Calabria per quanto riguarda la riapertura della discarica di Campolescia. Per il momento la battaglia burocratica si combatte a suon di note incrociate. La Regione, infatti, minaccia di denunciare il primo cittadino di Castrovillari, Mimmo Lo Polito, «per interruzione di pubblico servizio». Lo Polito, dal canto suo, risponde chiedendo alla Procura del Tribunale di Castrovillari e al prefetto di Cosenza un loro intervento immediato teso, a suo dire, «al ripristino della legalità».

«La Regione Calabria, con note pervenute al Comune di Castrovillari in date 17 e 18 giugno, ha intimato al sindaco di Castrovillari di riaprire la discarica di Campolescia per il conferimento di rifiuti provenienti dalle province di Vibo Valentia e di Reggio Calabria – spiega l’ufficio stampa del Comune del Pollino – ma il sindaco ha espresso immediatamente il proprio forte diniego nel dare esecuzione a un verbale di somma urgenza della Regione che disponeva a riguardo, ritenendolo del tutto illegittimo».

Per tutta risposta dalla Regione è arrivata la minaccia di denuncia al primo cittadino per interruzione di pubblico servizio. Contestualmente, il sindaco Lo Polito, «ha risposto a tale intimazione chiedendo alla Procura della Repubblica di Castrovillari e al prefetto di Cosenza il loro intervento per il ripristino della legalità».

Sarebbe stato inoltre impedito l’ingresso alla discarica di tecnici della Regione. «L’azione, che nell’occasione ha avuto il sostegno di consiglieri comunali di maggioranza e minoranza, giunta municipale, cittadini ed agricoltori di Cammarata, esponenti di Fratelli d’Italia, vuole significare – ha dichiarato il primo cittadino di Castrovillari – che l’area deve essere bonificata e tombata. Cammarata è nel cuore del distretto agroalimentare di qualità di Sibari ed è espressione di prodotti, immagine di specificità locali, del Comprensorio e dello stesso made in Calabria, che offrono anche lavoro a tantissime capacità dedicate le quali non si possono e non si devono mettere a rischio».

«Da qui – ha aggiunto Lo Polito – la motivazione e l’urgenza inderogabili della chiusura che è una prerogativa nella questione la quale non esclude forme di protesta da parte del comprensorio se si vedrà costretto. Sono in gioco coltivazioni ed espressioni rurali di valore realizzate e tramandate da intraprese solerti. Fattori che rafforzano il no, recapitato alla Regione contestualmente a ciò che ne decretava l’apertura, vietando qualsiasi diniego pena denunce per interruzione di servizio pubblico nell’opera di riavvio del sito. Da qui la ferma opposizione a ciò che può mettere in crisi e compromettere il territorio. Decisione che mi ha fatto ricorrere alla Procura ed al Prefetto a tutela di diritti e di legalità da ripristinare».

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