X
<
>

Il degrado dell'ex Hotel Centrale

Share
3 minuti per la lettura

COSENZA – Da “perla” del centro città a cloaca fatiscente. È una sorta di catabasi quella che compie con lo sguardo chi attraversa via del Tigrai costeggiando l’ex Hotel centrale. C’è il mondo “di sopra”, il salotto buono della città, con il corso principale, i bar, i ristoranti, le boutique; a pochi passi, un mondo sommerso, fatto di degrado, incuria, invisibile ai più.

La parabola della struttura ricettiva – un tempo a tre stelle, simbolo della “Cosenza bene” -, iniziò nel 2013 con l’arresto del proprietario, l’ex consigliere regionale e presidente della Fondazione Field Mimmo Barile, e il conseguente sequestro da parte della magistratura. Seguì, dopo anni di abbandono, l’occupazione da parte del collettivo “Prendo Casa”, nel 2017, quando diverse famiglie di immigrati trovarono ospitalità nei locali dell’ex albergo per poi essere trasferite in parte presso alloggi popolari di proprietà del Comune e in parte in un’ala dell’Istituto delle Canossiane.

Per tale occupazione ritenuta abusiva, 14 membri del collettivo sono stati rinviati a giudizio dalla Procura di Cosenza, di cui 5 accusati anche di associazione a delinquere (prossima udienza in autunno). L’edificio, attualmente sotto custodia giudiziaria, è stato messo all’asta ma le gare finalizzate alla vendita fino ad ora sono andate tutte deserte. Chi dovrebbe occuparsi di mantenere il decoro della struttura si è limitato a murare gli ingressi ma ciò, con ogni evidenza, non basta.

Ad oggi quel che resta dell’Hotel centrale è un immobile fantasma, con vetri rotti, attorniato da rifiuti di ogni sorta, sporcizia, lasciato alla mercé di vandali e preda dell’inciviltà. Per i residenti del quartiere la misura è colma.

La signora Giovanna, che abita al primo piano di un condominio proprio a due passi dall’ex hotel, non ne può più: «Siamo invasi da topi, spazzatura, miasmi di ogni tipo. Per non parlare del fatto che la notte vengono a dormire qui persone che non conosciamo, utilizzando i marciapiedi come bagni “all’aperto”».

Già perché, come documentano le foto, nelle ore notturne gli anfratti dello stabile diventano un ricovero per indigenti. Capita infatti, ad uno sguardo più attento, di imbattersi da dietro i cancelli arrugginiti in materassi, cuscini, bottiglie di plastica, carcasse di vecchie tv. C’è anche chi dichiara di aver visto delle siringhe a terra. Più avanti, grandi sacchi di spazzatura giacciono in strada da un tempo imprecisato.

Addirittura alcuni giorni fa qualcosa all’interno dei bustoni, forse a causa delle alte temperature o di una cicca di sigaretta rimasta accesa, ha preso fuoco. Si è reso necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco per domare le fiamme che in poco tempo stavano per espandersi fino all’uscio delle case. Di recente gli abitanti della zona hanno portato avanti una raccolta firme per denunciare la situazione.

Decine le adesioni: «Vogliamo lanciare un appello alle istituzioni della città – continua Giovanna -, ma soprattutto al curatore fallimentare, che è colui che dovrebbe interessarsi alla manutenzione dell’edificio. Chiediamo al prefetto di prendere provvedimenti. Io sono cosentina, amo la mia città, ma da cosentina oggi mi sento tradita. Non credo di meritare questo trattamento».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE