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COSENZA – A due mesi dall’avvio di “Resto al Sud”, il programma di finanziamenti destinati ai giovani meridionali che decidono di investire nella propria regione, le domande presentate sono 1445. Quasi la metà arriva dalla Campania (il 46 per cento), seguono la Calabria e la Sicilia con 240 domande a testa (il 16 per cento). Fanalino di coda Basilicata (24 domande) e Molise (20).

Una cinquantina sono le domande già approvate, ma altre 6.120 sono in compilazione. Gli investimenti previsti per la Calabria, in base al numero delle richieste già presentate, ammontano a 15 milioni di euro, che secondo le stime creeranno 769 nuovi posti di lavoro. Ma l’interesse verso la misura resta ancora alto, almeno a giudicare dalla partecipazione al seminario organizzato ieri dalla Camera di Commercio di Cosenza con Invitalia, l’agenzia per lo sviluppo d’impresa del ministero dell’Economia. Molti giovani aspiranti imprenditori in sala – le agevolazioni sono destinate ai ragazzi tra i 18 e i 35 anni residenti nelle regioni meridionali – ma anche uditori più maturi, interessati a raccogliere informazioni per i figli.

Giuseppe Glorioso di Invitalia ha fatto il punto sul programma, che ha una dotazione finanziaria di 1 miliardo 250 milioni di euro e garantisce ai giovani intenzionati a fare impresa al sud la copertura totale delle spese effettuate (e agevolabili) attraverso due strumenti: un contributo a fondo perduto fino al 35 per cento e un finanziamento bancario a tasso zero fino al 65 per cento del programma di spesa. Ciascun richiedente può ottenere al massimo 50mila euro, cumulabili fino a 200mila qualora i richiedenti siano quattro, già costituiti in società o prossimi a farlo. Si può presentare domanda per tutti i settori, fatta eccezione per le attività commerciali, libero-professionali e agricole (a quest’ultime sono destinate le agevolazioni dei Piani di sviluppo rurali).

Le spese che possono essere ammesse al finanziamento comprendono i costi di ristrutturazione o manutenzione di immobili, l’acquisto di macchinari o di soluzioni Ict, l’acquisto di materie prime, i canoni di locazione o leasing, le bollette. Sono escluse le spese di progettazione, i costi per il personale o per i consulenti. Il mutuo deve essere richiessto alle banche che hanno aderito alla convenzione sottoscritta da Invitalia e Abi e va restituito in otto anni, “saltati” i primi due dalla concessione del finanziamento, considerati di preammortamento. L’impresa dovrà restituire solo la quota capitale, mentre gli interessi saranno coperti da Invitalia. Le domande vanno presentate in via telematica, accedendo alla piattaforma dell’agenzia.

È un avviso pubblico a sportello, quindi le domande saranno esaminate in ordine cronologico. Invitalia promette una risposta entro due mesi: ottenuto il via libera, l’aspirante giovane imprenditore può chiedere il finanziamento a una delle banche convenzionate. Il contributo a fondo perduto sarà erogato una volta realizzato il 50 per cento del progetto.

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