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Clementine di Calabria

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CORIGLIANO ROSSANO (COSENZA) – Si chiama Clemì e si annuncia come una delle sorprese tra le produzioni agroalimentari calabresi. Clemì è una bibita a base di succo di clementine. Ne contiene il 20%. È prodotta dall’azienda “Medi Mais Calabria” di Corigliano Rossano (Cosenza) e ha vinto il primo premio Oscar Green nella categoria “creatività” al Forum Coldiretti di Cernobbio (LEGGI LA NOTIZIA).

Visitiamo gli impianti di produzione, scoprendo che vi lavora l’intera famiglia Gallo, che ha però coinvolto decine di imprese agricole, che conferiscono la materia prima.

“La vittoria del premio è stata davvero inaspettata, ma ci ha molto gratificato, – spiega all’AGI Pierluigi Gallo, amministratore dell’azienda – visto che è davvero un buon prodotto, senza coloranti o conservanti e anche senza glutine. E’ fatto con le migliori clementine – aggiunge – perché gli esperti non hanno dubbi e dicono che, per le loro caratteristiche organolettiche, le clementine prodotte nella Piana di Sibari sono davvero le migliori del mondo”.

Nell’azienda si lavora su più turni, fino a 18 ore al giorno. “Il prodotto arriva da più aziende agricole, viene scaricato in una grande vasca di lavaggio e viene selezionato – spiega Glauco Gallo, responsabile della produzione – per poi passare all’estrazione del succo, dove viene poi accumulato in cisterne ed inviato al reparto di raffinazione. Infine viene ripulito della polpa, pastorizzato, concentrato e stoccato nelle celle frigorifere a meno venti gradi”.

Da qui viene mandato all’imbottigliamento. E pensare che tutto parte dall’idea di ottimizzare l’utilizzo del frutto. “Purtroppo i mercati rifiutano quella merce che non è bella ma è buona: il consumatore ormai acquista con l’occhio – dice Pierluigi Gallo – e basta una semplice macchiolina o un calibro più piccolo o più grande perché il mercato rifiuti il prodotto. Noi acquistiamo le clementine che invece sarebbero andate al macero”.

E delle clementine non si butta via niente: estratto il succo, con il residuo si possono alimentare gli impianti di produzione di biogas e dalle foglie si può estrarre il colore per tingere i tessuti. Si apprende tutto questo anche visitando il museo dedicato proprio alle clementine, annesso agli impianti di produzione. Museo che contiene delle vere opere d’arte.

“Abbiamo sempre pensato che questo “oro” della Piana di Sibari dovesse avere un valore aggiunto sia a livello agricolo che a livello turistico e artistico. Per questo, in collaborazione anche con un’associazione che ci ha dato una mano, insieme ai miei fratelli abbiamo creato il primo museo al mondo dedicato alle clementine – racconta ancora Pierluigi Gallo – che contiene decine di opere di artisti locali dedicate al frutto. E’ sempre aperto per i turisti e organizziamo dei laboratori didattici per le scolaresche”.

Oggi la bibita alle clementine è distribuita solo nel Sud Italia, ma a breve partirà alla conquista del mercato italiano e di quello europeo.

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