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COSENZA – Il caldo c’è, le bevande gassate invece potrebbero non esserci. È questa un’altra delle innumerevoli conseguenze derivanti dall’aumento dei costi dell’energia e dalle difficoltà di trasporto che stanno contrassegnando quest’estate italiana (e non solo). In altre parole l’anidride carbonica ad uso alimentare – quella utilizzata, s’intende, per la preparazione di bibite analcoliche – comincia realmente a scarseggiare.

Si tratta, dunque, di un vero e proprio problema. Di cui si lamenta, di certo, chi sta soffrendo l’afa nelle ultime settimane, ma anche e soprattutto chi quelle bibite le immette sul mercato.

Raffaele Spadafora, amministratore della Spadafora srl con sede a Piano Lago-Mangone in provincia di Cosenza, conferma: «La Co2 al momento sicuramente non eccede». La sua azienda di famiglia opera, tra l’altro, da circa settant’anni nel settore dell’imbottigliamento delle bevande analcoliche gassate: tre generazioni che hanno creato una realtà industriale importantissima, in grado di avere una potenzialità produttiva di circa centocinquantamila bottiglie per turno lavorativo, e che ora deve combattere contro rincari e incertezze. «Rispetto a qualche mese fa – precisa Raffaele Spadafora – i prezzi sono aumentati moltissimo. Parliamo di un incremento del trecento per cento, di un’autentica triplicazione dei costi che dobbiamo sostenere per reperire il prodotto. Un prodotto che fortunatamente, almeno noi – aggiunge – continuiamo ad avere grazie al fornitore che ce lo garantisce, ma, come accennato, i rincari a fronte della mancanza di anidride carbonica, risultano davvero assurdi».

Una problematica, pertanto, generale – a livello nazionale l’Assobibe, che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia, ha lanciato un chiaro allarme – e riguardante, d’altronde, tutti: dai fornitori, che fanno fatica a rinvenire l’anidride carbonica e dunque scelgono in molti casi di fermare gli impianti, passando per le aziende che gestiscono i contratti con i produttori e vedono lievitare i costi, fino a chi commercializza la bevanda “finale” e che parimenti risente dei rincari considerati.

«La Co2 si estrae dal sottosuolo, poi ci sono anche i problemi relativi al trasporto: col gasolio a 2 euro e 20 centesimi – dice ancora Raffaele Spadafora – è normale purtroppo che tutto aumenti. Io – dice l’amministratore la cui società imbottiglia non solo i propri prodotti ma anche quelli di aziende terze, esportando in 25 Paesi – incrocio le dita, tuttavia c’è molta incertezza vivendo una situazione di questo tipo».

E tra i “clienti” di Spadafora srl c’è anche la storica realtà locale, situata a Corigliano-Rossano, che è “Clemì”, azienda con oltre venti anni di esperienza nella produzione di «succhi, glasse, concentrati per sorbetti, granite e gelati, bibite analcoliche e quant’altro». Il titolare Pierluigi Gallo dice che «sì, è al corrente del problema relativo alla difficoltà di reperire anidride carbonica» e spera «che tutta la situazione possa tornare il più presto possibile alla normalità, considerati i rincari».

Analoga l’opinione dell’imprenditore cosentino Riccardo Magarò che ha messo su un franchising (“Tipicaly”) di eccellenze enogastronomiche italiane e, nella specie, calabresi. «I rincari – commenta Magarò – stanno a monte. Noi ci troviamo, per esempio, a commercializzare tutti quei prodotti che, per effetto degli aumenti sul grano, ora costano molto di più rispetto al passato: le fresine si vendono a tre euro al pacco. Inoltre, non solo questo raddoppio sulle materie prime – conclude l’imprenditore – ma si deve far fronte anche all’incremento delle utenze: dal mio franchising è nato pure un piccolo bistrot e, attualmente, pesano persino i costi dell’elettricità della macchina del ghiaccio per preparare i cocktail e quelli della lavastoviglie per lavare i bicchieri».

Insomma, la questione è spinosa, e non solo per il fatto che questa potrebbe essere un’estate senza Spritz o drink analcolici.

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