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Un locale a Cosenza ieri sera

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COSENZA – «Ho imparato due pagine in dieci giorni», dice una ragazza seduta su un muretto di piazza Santa Teresa. E dopo che l’amico le chiede se si tratti di «un argomento difficile», la studentessa risponde: «No, in realtà la voglia di stare sui libri è poca».

Prove di normalità ieri sera a Cosenza che, complice l’allungamento fino alle 23 del coprifuoco, si riempie di giovani, i cui argomenti di discussione, probabilmente dopo molto tempo, non riguardano solo tamponi e quarantene, ma spaziano su temi parimenti spinosi: la maturità, i programmi per l’estate, le vacanze, la facoltà da scegliere all’università.

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Dall’ora dell’aperitivo fino a sessanta minuti prima della mezzanotte, i tavoli di pub, pizzerie e ristoranti fanno, rigorosamente all’aperto, quasi il «tutto esaurito». «Ce lo meritiamo, e adesso attendiamo che il limite d’orario venga completamente eliminato», spiega il titolare di un noto locale del centro, la cui opinione viene confermata e condivisa da un gran numero di suoi colleghi. «Tanto – dicono – qui è tutto sicuro: noi le rispettiamo, le misure di sicurezza». E le postazioni dove consumare una pizza o brindare chissà a che cosa, in effetti, nella maggior parte dei casi, garantiscono il metro di distanza l’una dall’altra, ospitando, ciascuna di essa, massimo quattro persone a meno che non si tratti di conviventi.

Chi si avvicina al tavolo, per salutare l’amico o unirsi alle discussioni, tuttavia, sostando un minuto in più del dovuto, fa crollare il castello di sacrifici realizzato dai ristoratori.

È, insomma, un mercoledì in zona gialla che sembra sabato. Alcuni locali, sempre all’aperto, danno la possibilità di guardare su maxi schermi la partita di calcio. E se il match non finisce per le 23, quando le luci devono spegnersi per forza, vuol dire che i cosentini – dai giovani agli adulti – il goal dell’ultimo minuto possono farselo raccontare da chi è rimasto a casa davanti al proprio televisore.

La febbre – non a novanta, ma di vita – brucia, dunque, non solo in zona Santa Teresa o sul corso, su cui c’è chi, oltre a sedersi per ordinare la pizza, passeggia mangiando un gelato e arriva fino all’ultimo tratto di strada pedonalizzato (dove tra l’altro per dissetarsi non c’è più bisogno di fruire della fontana di Giugno, vista la nascita di nuovi locali e punti ristoro).

La movida bruzia si ritrova anche e soprattutto in piazza XXV Luglio, su via Roma e – novità – negli spazi verdi della villetta Morrone (parco Remì). In quest’ultimo caso i giovani che s’incontrano sono davvero molti, così come gli abbracci che si scambiano. Le mascherine un accessorio da tenere al braccio o al polso, un pendente all’orecchio. «Contenti di stare fuori un’ora in più?», gli si domanda. «Già è qualcosa – rispondono in coro – Noi normalmente, e cioè prima della pandemia, mica avevamo il coprifuoco imposto dai genitori». Si scopre, invece, conversando coi ragazzi, che per qualche altro di loro questo rientro alle 23 è una manna dal cielo. «Io sì – spiega una ragazza – che prima del Covid avevo il coprifuoco da rispettare. Mamma e papà mi facevano tornare alle 21.30, ora però, essendoci un limite generale, sto guadagnando tempo, di mezz’ora in mezz’ora».

Come a dire, quindi, che se lo dice il Governo, i genitori s’adeguano. Pertanto, se, come i pani e i pesci, i tavolini dei locali si moltiplicano sui marciapiedi, anche i più stretti, e a volte per i pedoni risulta assai difficile farsi largo tra le sedie, la città vede pure spegnersi alcuni dei suoi locali storici. Basta fare un giro sul lato sinistro di Piazza Bilotti, scendendo da via Alimena. È tutto chiuso, buio. Serrande abbassate, cartelloni di «vendesi» e «affittasi» mettono tristezza, sono l’emblema della crisi economica derivante dall’emergenza sanitaria. Al posto di un pub che portava il nome d’un tempo della piazza – mentre i panini, nel suo menù, quello di ogni singola strada di Cosenza -, si nota una nuova cartellonistica: affissa alla porta c’è l’offerta gastronomica dell’attività che sta per sorgere. Il ventaglio di scelta è ampio. «Sushi box», «pokè salmone», «pokè tonno», «nigiri»: è l’Oriente, bellezza.

Le espressioni dialettali autoctone, dall’Oriente a cui va per un attimo la mente, riportano, infine, a Cosenza. I giovani continuano a vociare, si salutano. «Tra un po’ bisogna tornare a casa», affermano i più ligi alle regole. In quell’istante sfreccia, non una volante di controllo, ma una macchina con la musica ad altissimo volume, probabilmente per non far tardi rispetto a quanto consentito. Le note che echeggiano dai finestrini abbassati sono quelle del tormentone del momento, «Lady». La canzone con cui si chiude la serata e ci si dà appuntamento all’indomani sera, come se fosse una nuova, moderna versione di «Buonanotte Cosenza».

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