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Il pronto soccorso di Cosenza

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Riceviamo e pubblichiamo.

Gentile direttore,

scrivo la presente lettera per mettere a conoscenza voi e i lettori tutti del vostro quotidiano di un fatto a mio dire intollerabile che mi è accaduto in questi giorni, l’ennesimo caso di malasanità (e, mi permetto di aggiungere, incuria nei confronti di noi tutti cittadini calabresi) che colpisce la nostra già martoriata regione.

La mattina di ieri, 26.12.2021, abbiamo ritrovato mia mamma, 90 enne autosufficiente, riversa a terra e in stato confusionale, immediatamente abbiamo chiamato l’ambulanza che, in maniera celere, è arrivata dall’ospedale di Acri. Mia mamma è stata trasferita prontamente al Pronto Soccorso dell’ospedale di Cosenza (già qui ci sarebbe molto da dire, visto e considerato in che modo il nosocomio di Acri è stato funestato da tagli che ne hanno ridotto in maniera considerevole la funzionalità) da lì in poi il buio, come se fosse stata inghiottita da un buco nero: è stato quasi impossibile riuscire a contattare un qualsiasi medico per avere notizie sulle sue condizioni!

Per via delle normative Covid, infatti, è impossibile accedere al Pronto Soccorso di persona per intercettare e avere notizie direttamente dai medici del PO. L’unica procedura per avere informazioni è quella di lasciare un numero di telefono e attendere (o meglio dire, sperare di ricevere) una chiamata.

Noi siamo stati contattati ieri alle 11.45 dal medico che ha preso in cura mia madre, che ci ha comunicato che avrebbero dovuto sottoporre mia madre ad una Tac e che poi ci avrebbero fatto sapere. Da quel momento in poi il telefono non è più squillato. Considerata la gravità della situazione (il medico dell’ambulanza che l’ha visitata sospettava, infatti, un’emorragia cerebrale), ci siamo mossi in tutti i modi possibili per cercare di avere notizie: ci siamo recati davanti al PO ma non è stato possibile entrare; abbiamo chiamato ripetutamente al numero da cui avevamo ricevuto la prima telefonata, ricevendo una risposta intorno alle 16. In questo caso ci informavano che, fortunatamente, l’esito della Tac era negativo, che avrebbero tenuto mia madre sotto osservazione per la notte e ripetuto l’esame il giorno seguente.

Da quel momento in poi il vuoto cosmico, non abbiamo più notizie: passate ormai le 24 ore, non sappiamo se mia madre sta bene, se ha ripreso conoscenza, se le stanno prestando le cure necessarie o meno, se le stanno somministrando le medicine che lei prende quotidianamente.

Per nostra sfortuna quest’anno abbiamo già avuto a che fare con le negligenze e l’incuria che regnano nei nostri ospedali, infatti, entrambi i miei suoceri sono deceduti pochi giorni dopo essere stati ricoverati in ospedale (entrambi dimessi in “buone condizioni”, secondo i medici che li hanno avuti in cura) e in entrambi i casi abbiamo dovuto affrontare l’Odissea descritta in questa breve lettera. Perciò non vorremmo che la storia si ripeta per la terza volta nel giro di pochi mesi.

Le condizioni in cui versa la sanità calabrese è sotto gli occhi di tutti, le ragioni non sono certamente imputabili a chi lavora per le Asl. Quello che è certo, però, è che nessuno muove un dito per evitare che queste situazioni si ripetano all’infinito.

LETTERA FIRMATA

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