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Gennaro Tutino in campo

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L’intervista al bomber del Cosenza Gennaro Tutino. Da Napoli ai Lupi: «Qui, ho trovato l’ambiente ideale. Erede di Marulla? Mi basterebbe riuscire a fare la metà di quello che ha fatto lui»


Non poteva che essere Gennaro Tutino, bomber del Cosenza, il primo ospite di “Uomini di Calcio”, la nuova rubrica del Quotidiano del Sud che prende il via proprio oggi. Il video completo dell’intervista lo trovate qui.
Con Gennarino abbiamo spaziato a trecentosessanta gradi sulla sua storia, calcistica e non.

Questo nuovo anno è iniziato alla grandissima, non solo per i gol, ma anche per le gioie che stai vivendo con la tua famiglia.

«È un momento molto molto bello per me e per la mia famiglia, un momento personale di grande soddisfazione, ma anche per la squadra. Siamo contenti e vogliamo continuare così».

Tutte queste attenzioni nei tuoi confronti, come le gestisci? Perché le pressioni sono tante quando si è giustamente nei titoli e sulle copertine.

«Cerco di godermi questo bellissimo momento. Ma penso sempre a lavorare, che poi è stato quello che mi ha portato a questa risonanza. Poi, io qua sto benissimo: conosco l’ambiente, conosco tutti. Così tutto risulta più facile».

Hai avuto e stai avendo una carriera splendida, iniziata tanti anni fa nel Napoli, ma ho letto che avresti potuto diventare un ballerino di danza classica.

«Sì, sì, è vero. Facevo danza, giocavo a calcio e andavo a scuola. Troppi impegni e poi con i miei genitori abbiamo fatto una scelta, quella di continuare con il calcio. Spero sia andata bene…»

A 14 anni, giocavi nelle giovanili del Napoli. Bussarono per Tutino, Sampdoria e Inter. Potevi scegliere ma sei rimasto al Napoli. Perché?

«Mi ricordo che queste due squadre mi volevano. Ne ero al corrente ma gestivano tutto i miei genitori. E fecero questa scelta di farmi rimanere a Napoli. Penso sia andata bene».

Sei molto conosciuto e molto apprezzato in città. Sei destinato a salire sul trono lasciato da Gigi Marulla nel cuore dei tifosi. Forse, però, manca qualche altro step per salire su quel trono: qualche gol in più, ma anche qualche anno in più per Gennaro Tutino con la maglia del Cosenza.

«So che le persone apprezzano il giocatore. Ma poi mi vogliono bene anche per il ragazzo che sono: un ragazzo normale. La gente ogni tanto mi guarda e io non riesco a cogliere la loro emozione nel vedermi, perché io sono normale, sono come voi. Però capisco che, per chi vive di questo sport, magari, vedere Gennaro susciti un’emozione».

E tornando al trono di Gigi Marulla?

«Gigi è una leggenda, a me piacerebbe fare la metà della metà di quello che ha fatto lui per il Cosenza. Nello spogliatoio ho di fianco il suo poster. Ogni tanto lo guardo e penso: “Gigi, magari potessi fare la metà di quello che hai fatto tu per questa squadra”. Manca, come hai detto tu, ancora un pezzo: fare quello che qua aspettano tutti da un po’ di tempo. Io ci provo, so che non è facile. Non voglio dire neanche la parola».

La tua carriera è stata bella; a Cosenza meravigliosa, però non sempre e non dappertutto Gennaro Tutino è riuscito a dare il meglio.

«È vero, ho avuto alti e bassi nella mia carriera. Sicuramente le stagioni al Cosenza sono state di alto livello. Questa voglio terminarla nel migliore dei modi. Posso ricordare con piacere anche la stagione di Salerno, dove siamo andati in serie A dopo un sacco di anni… e Salerno è una piazza non facile. Le parentesi di Parma e Palermo, anche per situazioni tattiche, non sono riuscito sempre a rendere al meglio. Però questo fa parte del percorso, della carriera di ogni giocatore».

Quindi c’è sempre anche un problema tecnico?

«Non voglio trovare alibi ma è così. A Parma mi sono ritrovato a giocare in un 4-4-2 e facevo l’esterno a sinistra. Io mi sento un attaccante, devo giocare negli ultimi trenta metri e lì che posso fare la differenza. Quest’anno ho la fortuna di avere una squadra che mi supporta, dei compagni fantastici, un allenatore che sta mettendo in risalto le mie qualità. Insomma, ho tutto per far bene».

Il Cosenza ti deve molto, tu devi molto al Cosenza e ai tifosi, che differenza c’è tra il primo Gennaro Tutino e il Tutino di oggi?

«Quando sono arrivato a Cosenza avevo vent’anni, oggi sono padre di due figli. Questo incide tanto nella crescita di un calciatore e di un ragazzo. E poi, negli anni, sono cambiate cose nel mio modo di giocare. Prima ero molto più istintivo, oggi ragiono e gestisco meglio i momenti della partita. Il mio ricordo di Braglia? Mister Braglia all’inizio mi bastonava, oggi posso dire che devo tanto anche a lui. Anzi, colgo l’occasione per salutarlo».

Hai fatto gol in tutti i modi. Su un sito specializzato si legge di te: buona tecnica individuale, gran temperamento, rapidità, abilità nei movimenti senza palla, capacità di calciare dalla media distanza, buona resistenza nei contrasti. Ti ci riconosci?

«Mi definiscono come un giocatore da Manchester City. Quando hai la voglia, la fame, la grinta, escono fuori le qualità di un giocatore. Io sono uno che, se non sto bene mentalmente, se non sono concentrato, sono un giocatore normale. Ho bisogno di stare sul pezzo per fare la differenza».

La tua carriera ha avuto anche un momento brutto, un brutto infortunio.

«Uscito dalla primavera del Napoli, vado in prestito al Vicenza. Avevo diciott’anni. La prima partita di Coppa Italia mi sono rotto il legamento: è stata una botta. Sono cose che capitano, a me ha fatto capire tante cose. Due sono le strade: o ti abbatti oppure reagisci e prendi il meglio e il lato positivo. Vuol dire che doveva andare così, che mi serviva quello che mi era successo, perché io sarei tornato».

Il tuo rapporto con la Fede che so essere molto forte.

«Vero. Ho tutta la schiena piena di tatuaggi dedicati alla mia fede»

Com’è il clima nello spogliatoio?

«Siamo un bel gruppo. Inizialmente abbiamo avuto dei problemi, come capita dappertutto: giocatori nuovi, allenatore nuovo… È normale, che ci voglia un po’ di tempo. Sapevamo che dovevamo diventare gruppo prima possibile».

Come gioca il Cosenza?

«Il modo di giocare è cambiato. Non ricordo negli ultimi anni, da tifoso, con tutto il rispetto per i ragazzi e per i mister che c’erano prima, un Cosenza che andava a giocarsela, come facciamo noi, su tutti i campi. Noi oggi giochiamo la partita che sia Cremona, Palermo o Parma. Ce la giochiamo, poi possiamo perdere, perché nel calcio ci sono comunque dei valori, ci sono squadre molto forti. Però, noi la partita la facciamo sempre. Oggi siamo cresciuti molto rispetto all’inizio, siamo diventati una vera squadra e penso che si sta vedendo anche in campo».

Chi vorresti essere dei tuoi compagni attuali?

«Dico Tommaso D’Orazio, il nostro capitano. Quando sono arrivato io, lui c’era da sempre e abbiamo vinto il campionato insieme. Lui ha fatto una salvezza, anzi due. Le ha viste tutte, le ha vissute tutte. Oggi è in un momento un po’ particolare. Lui, però, è il nostro capitano, ci dà sempre un esempio positivo. E’ un ragazzo che stimo tanto».

Venerdì, ci sono due appuntamenti, uno importantissimo che si chiama Sampdoria e l’altro “importantino” che si chiama 110 anni di storia. Questa con la Sampdoria è la partita più importante dall’inizio del campionato ad oggi. Come la dovete preparare?

«Con la Sampdoria sicuramente è una partita importantissima. Perché ci può dare quella continuità, ci può far fare quello step di cui parlavamo. Veniamo da cinque risultati utili consecutivi e per questo può essere molto importante per la continuità. Giocheremo contro una squadra che vive un momento di difficoltà, come lo hanno vissuto un po’ tutte le squadre, ma è sempre la Samp. Noi giochiamo in casa, siamo il Cosenza, non siamo gli ultimi arrivati. Avremo la spinta dei nostri tifosi e vogliamo dare una gioia importante a quelli che verranno a sostenerci».

A proposito di Sampdoria, si dice che a gennaio si sia fatta viva per chiedere Tutino

«Mi ha chiamato il procuratore dicendo che c’era questa possibilità, ma non c’era neanche il pensiero di poter andare via da Cosenza. Ho degli obiettivi, voglio portarli a termine. E poi il futuro non posso saperlo. Il presidente Guarascio ha il pallino in mano, molto dipenderà da lui. Ci sono già degli accordi col Parma. Lo sanno tutti che c’è questa possibilità di riscatto da parte del Cosenza, per cui dipende dalla società».

Gennarino hai già scelto la scuola per i figli, soprattutto per Alfredo?

«No, ancora no, ancora no, perché mia figlia Benedetta ha cominciato l’asilo a due anni. Per l’altro ci vuole ancora un po’ di tempo».

Quindi ci vuole un contratto lungo. Grazie Gennarì e forza Lupi

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