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I volti dei tre attivisti

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Cosenza, per antica convinzione, pratica eresia tesa al bene comune. Bernardino Telesio, filosofo e pensatore, contrastò Aristotele nei sui libri che l’inquisitore mandò all’Indice di quelli proibiti. Dopo secoli Telesio ha un monumento e molti luoghi della città a lui intitolati. Degli inquisitori, tranne gli storici, non si ha memoria.

Si farà un monumento a Cosenza anche a Giacomo Mancini, colui che prendeva parola in Parlamento quando si vessavano ribelli ingiustamente. Lo accompagnarono molte voci di diverso orientamento quando Dalla Chiesa cinse d’assedio l’Unical considerato covo di brigatisti. Trovarono qualche libro e neanche si mandò il materiale all’Indice.

La memoria è più fresca a ricordare quell’altra farsa dell’operazione No Global che vide una città intera, vescovo compreso, che presero difesa degli arrestati. Quando si reprimono le idee, Cosenza, in larga parte, difende il dissenso.

Le cronache odierne, riportano notizie di altri tempi. Persone multate sonoramente per aver condotto giornalisti e cittadini a guardare la morte lenta di quel centro storico in cui nacque Bernardino Telesio.

E la Questura ora alza la posta. Obbligo di firma per tre attivisti che si occupano di diritti e sanità alla luce del sole. Si torna ai tempi del fascismo, si trattano persone che si preoccupano del “noi” come i peggiori criminali, in una città che la borghesia parassita vede prosperare nel suo ascensore sociale.

Si levano molte voci a portare sostegno agli inquisiti ingiustamente. Amministratori pubblici e garantisti denunciano la stortura. Aggiungiamo la nostra voce contro questa nuova inquisizione da operetta.

Diceva Sciascia “Ogni uomo, ognuno di noi, per essere libero, per essere fedele alla propria dignità, deve essere sempre eretico”.

Sono queste le parole che consegno a coloro che si riuniranno martedì nella sala degli Specchi della Provincia di Cosenza con la giusta parola d’ordine: “Non possiamo stare in silenzio”.

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