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Il Comune di Rende

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COSENZA – La città unica tra Cosenza, Rende e Castrolibero potrebbe registrare un primato per nulla invidiabile. Infatti, se dovesse essere rispettato il cronoprogramma della proposta di legge regionale che vede l’istituzione del Comune unico «a decorrere dalla data del 1° febbraio del 2025», Rende sarebbe il primo Comune in Italia a procedere a una fusione durante un commissariamento per infiltrazioni mafiose.

Un precedente unico che ovviamente fa ulteriormente drizzare i capelli ai (tanti) oppositori della città unica (o meglio della proposta di legge regionale del centrodestra) ma che non scompone più di tanto gli aficionados della fusione. Occorre, in via preliminare, sgombrare infatti il campo da ogni equivoco. Lo scioglimento del Consiglio comunale a Rende, e il consequenziale commissariamento del Comune per diciotto mesi, non rappresenta ovviamente una condizione ostativa dal punto di vista tecnico-normativo per la realizzazione della città unica.

«Il problema è più di opportunità politica», commenta Antonello Barbieri presidente del Coordinamento nazionale per le fusioni tra Comuni. «Sarebbe la prima volta che in Italia un Comune commissariato in seguito a uno scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio comunale avvia e magari conclude l’iter per la fusione. Da qualsiasi angolatura la si veda, siamo comunque di fronte a un precedente che potrebbe essere oggetto di un approfondimento normativo da parte del legislatore per disciplinare situazioni analoghe in futuro», aggiunge Barbieri che, attraverso il Coordinamento, ha curato e supportato l’iter di circa 120 fusioni.

C’è poi un’altra anomalia (ma non per forza un problema) che potrebbe sorgere. Infatti nella proposta di legge regionale si legge che «fino all’insediamento dei nuovi organi del Comune di nuova istituzione a seguito delle elezioni amministrative, le funzioni degli organi di governo del Comune sono esercitate dal commissario, nominato ai sensi della vigente legislazione e che fino all’elezione del sindaco e dei nuovi organi, il commissario è coadiuvato da un comitato consultivo formato dai sindaci dei Comuni originari sulla base di quanto disposto dall’art. 1 comma 120 della Legge 7 aprile 2014, n. 56 (Disposizioni sulle città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusione dei Comuni)». Per quanto riguarda Rende dovrebbe essere quindi un commissario a traghettare il Comune verso la fusione. Un ostacolo agevolmente superabile di cui tuttavia non si può non tener conto.

Barbieri, pur non addentrandosi nelle disamine politiche, storce il naso sulla possibilità che un Comune commissariato per infiltrazioni mafiose proceda alla fusione e ritiene necessario stimolare il dibattito. «Siamo di fronte a una “novità” nell’ottica delle fusioni. Un caso mai affrontato prima. Credo sia necessario una discussione su una questione così delicata e peculiare, andando anche oltre la fusione in città unica tra Cosenza, Rende e Castrolibero. Lancio un appello a Graziano Delrio (padre dell’omonima riforma che ha introdotto importanti novità in materia di fusioni, ndr) affinché esprima una posizione e fornisca il suo autorevole contributo in tal senso», evidenzia Barbieri.

Certo, si potrebbe obbiettare che la data fatidica del 1° febbraio del 2025 è suscettibile a slittamenti e che quindi Rende potrebbe arrivare all’appuntamento con la storia con un sindaco e un Consiglio comunale eletti. Ma è altrettanto evidente che l’iter della proposta di legge regionale sta andando avanti in modo piuttosto spedito, quindi è lecito porsi degli interrogativi. Last but not least c’è, come ricorda lo stesso Barbieri, c’è la questione legata al dissesto monstre del Comune di Cosenza su cui allo stato attuale, tranne qualche approssimativa rassicurazione, non è chiaro in che modo si intenda ovviare sotto l’aspetto tecnico e finanziario.

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