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Uno degli ultimi crolli nel centro storico di Cosenza

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DURANTE il forte temporale che ieri si è abbattuto sulla città di Cosenza e ha provocato seri allagamenti, in molti hanno pensato al centro storico di Cosenza. Zona fragile di per sé e con un sistema di sottoservizi che più volte si è rivelato non in grado di gestire eventi atmosferici di forte intensità. E anche una folata un po’ più forte di vento potrebbe avere conseguenze nefaste. Una lettura della recente ordinanza che riguarda il palazzo di via Campagna n. 18 lo dimostra: nonostante gli interventi di messa in sicurezza del Comune, per rimuovere le lastre di lamiera pericolanti, i lavori eseguiti «non si ritengono comunque sufficienti a rimuovere il rischio derivante da crolli sulla pubblica viabilità e sugli edifici attigui». Le condizioni in cui versa la città antica, da anni, sono gravissime e di non facile risoluzione come hanno ricordato a più riprese comitati, associazioni, cittadini e come testimoniano i crolli che periodicamente documentiamo. È importante, quindi, tenere sempre l’attenzione puntata sul centro storico di Cosenza. Pubblichiamo, per questo, la lettera aperta indirizzata al sindaco di Cosenza dall’ingegner Domenico Gimigliano, tra gli autori, alcuni anni fa, della proposta di legge regionale “Prima che tutto crolli”.

di DOMENICO GIMIGLIANO*

Caro Sindaco, spero non Le dispiaccia se mi rivolgo a Lei così. Sono un suo amministrato, un cittadino di questa città. Sono nato nel cuore del centro storico, tanti anni fa ormai, prima ancora che venisse offeso dalle bombe della seconda guerra mondiale. Vi ho giocato e vi sono cresciuto, e non sospettavo certo, allora, che ben altre offese avrebbe ricevuto da noi stessi. Lo avremmo abbandonato e lasciato cadere pezzo dopo pezzo. Può dunque immaginare, signor Sindaco, con quanto piacere io abbia appreso della sua intenzione di mettere finalmente mano a quel degrado dopo anni di incuria.

Mi dicono pure che intende, o intendeva, promuovere una legge speciale per Cosenza. Negli anni scorsi io e alcuni amici (tra cui uno dei suoi predecessori sindaci) abbiamo elaborato e promosso, prima che tutto crolli, una proposta di Legge Regionale per la valorizzazione dei centri storici calabresi. Il consiglio comunale di cui ora Lei è sindaco l’ha approvata con consenso unanime (anche della sua attuale maggioranza), assieme ad altri 49 consigli comunali calabresi, anch’essi all’unanimità.

Quella proposta esiste e il suo carattere di iniziativa popolare la mantiene valida: è la proposta di Legge Regionale n. 273/10^, debitamente depositata presso la Presidenza del Consiglio Regionale. Non pensa anche Lei, come me, che bisognerebbe battersi per portarla avanti?

Plaudo senza riserve alle sue intenzioni espresse, ma vede sindaco, a me i conti non tornano: sono alle prese con una contraddizione che non riesco a risolvere. Da un lato c’è una pioggia di miliardi che sta per inondare, letteralmente (nel senso che non si sa come contenerli) la Calabria: il PNRR, i fondi FSC (gli stessi dei 90 milioni), il POR Calabria. A voler essere prudenti, non ci sono meno di 15 – 16 miliardi di euro (sì, miliardi e sì, di euro) a cui la Calabria può accedere: basta che ne sia capace. Dall’altro lato mi pare invece di vedere tutto immobile e silente. E sì che sarebbe questo il momento di farsi sentire, quello della preparazione strategica e della progettualità: dopo, sarà troppo poco e troppo tardi. Perché? Tutti questi miliardi hanno un obiettivo comune. Si chiama “Next Generation EU”, la prossima generazione europea. Non pensa anche Lei come me che se non riusciamo a spenderli, o se non vogliamo farlo, rubiamo il futuro ai nostri figli e nipoti? E non pensa pure, come me, che in tale malaugurata ipotesi qualcuno dovrebbe risponderne?

Per giunta noi abbiamo un’opportunità in più rispetto ad altri: un centro storico ricco di 23 secoli di storia, fortemente caratterizzato culturalmente, strategico; semi spopolato e crollante, eppure potenzialmente molto attrattivo e pronto all’uso. Se usato, un vero e potente motore di sviluppo sociale, economico, turistico e culturale. La sua rigenerazione, tecnicamente complessa ma semplice nelle strategie, avrebbe un impatto fortissimo sulle politiche abitative, su quelle urbane e su quelle territoriali.

Cosa impedisce allora che si attivino quegli strumenti che pure sono previsti, sia nella normativa che nelle attuali strategie italiane ed europee? Per esempio, i Programmi di Recupero Urbano. Non solo sono possibili, ma praticamente prescritti: gli interventi finanziati dai fondi FSC sono attuati nell’ambito di “Piani di Sviluppo e Coesione” a titolarità delle amministrazioni pubbliche. Forse si potrebbe ritenere che seguire una tale procedura o impostare un PRU o un Contratto di Quartiere siano cose incompatibili con la tempestività degli interventi, ma io, mi perdoni, ritengo che tale interferenza non sussista. Secondo le norme in corso di approvazione, infatti, le risorse FSC possono essere assegnate “per la realizzazione di interventi di immediato avvio dei lavori”, solo successivamente da far confluire nei “Piani di Sviluppo e Coesione”, una volta definitili.

Le condizioni quindi ci sono tutte. Lo Stato c’è. Il Comune? Davvero in questa irripetibile occasione Cosenza intende rinunciare al suo ruolo di protagonista di una nuova stagione? Mi piacerebbe saperlo. Per questo, e per lo spirito di partecipazione alla vita civile che mi è proprio, Le chiedo di poterla incontrare, da cittadino che resta a disposizione della città. Con tutta la mia simpatia, mi creda.

*Ingegnere, tra gli autori della proposta
di legge regionale “Prima che tutto crolli”

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