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La cerimonia di intitolazione del ponte di Campagnano che unisce Cosenza e Rende a Giacomo Mancini

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Il sole batte forte ma sul ponte di Campagnano l’assembramento è di larga dimensione. Ieri mattina alle 9,30 in tanti ad essere presenti alla cerimonia di intitolazione a Giacomo Mancini voluta dalla commissione toponomastica di Rende in un’operazione di memoria appena iniziata e che nella prima targa catalizza l’attenzione del dibattito pubblico.

Il ponte di Campagnano fatto costruire da Mancini da ministro dei Lavori pubblici è il cordone ombelicale che lega Cosenza e Rende. Punto metaforico di affinità e divergenze tra due città ma anche raccordo e point break della storia della rigogliosa tradizione della provincia più socialista d’Italia ai tempi della prima Repubblica.

Oltre il Campagnano è termine civico dell’area urbana cosentina tra affinità e divergenze. Quelle sportive ebbero il loro acme negli anni 80 quando Cosenza e Rende avevano il derby e fu dura per i tifosi dei lupi vedere in quella lontana stagione i cugini “pignatari” in C1 sopra di categoria rispetto al loro blasonato Cosenza. Poca cosa rispetto alla politica, quando Cecchino Principe, altro capostipite della tradizione, rappresentava De Martino al governo e nel partito socialista, dando vita ad uno scontro di proporzioni enormi tra correnti con il fumantino Mancini. Divergenze che torneranno in quegli anni movimentati del 1992 quando Sandro Principe e i socialisti rendesi diventarono craxiani e Telecosenza, emittente di bandiera manciniana, tuonava contro il “Principato”. La tv militante sarà disintegrata da una scalata studiata a Rende.

Ma a vent’anni dalla morte di Giacomo Mancini si valorizzano le molte affinità che emergono alla ricerca del tempo perduto. Marcello Manna ha studiato con il suo staff e l’intera amministrazione ogni dettaglio. Geniale l’intuizione di affidare protocollo e inviti a Fiorella Crivaro, storica segretaria di Mancini a Palazzo dei Bruzi che ha rimesso mano alle vecchie agende lanciando il richiamo identitario per manciniani e non.

Prende la parola Marcello Manna sindaco di Rende. E siccome ognuno in questa area urbana ha un ricordo personale di Mancini, lui evidenza gli incontri tra don Giacomo e il professore Luigino Gullo ai tempi della campagna scandalistica del Candido che lo vide giovane avvocato abbeverarsi dei dialoghi dei due giganti. Manna rivendica l’azione politica del ponte tra Cosenza e Rende. E se sulla collocazione dell’ospedale ci si scontra, oggi si pensa alle affinità politiche e culturali. Manna vittima di iniziativa giudiziaria poco chiara e impegnato sul fronte garantista sottolinea da par suo il processo contro Mancini evidenziando i rischi della scontro tra magistratura e politica.

Al suo fianco c’è Sandro Principe, anche lui di recente assolto dopo anni di colonna infame insieme all’ex sindaco Umberto Bernaudo e Pietro Paolo Ruffolo (anche loro presenti all’inaugurazione) da un infame e poco credibile accusa di collusione per mafia. Ma Sandro nel ricevere la parola prende altri temi politici di affinità con Mancini ed oggi esalta le convergenze con il competitor Manna, pur mantenendo vive le distanze amministrative. Sandro Principe rievoca la stagione che lo vide sindaco assieme a Giacomo, quando lo statista sindaco di Cosenza aprì ad una grande collaborazione istituzionale con Rende su opere e finanziamenti che non va dimenticata. A Mancini che capiva di urbanistica va il merito di aver messo in soffitta il concetto di hinterland cambiandolo con area urbana convergendo sulle istanze riformiste di Principe e prima del sindaco Feola.

Ha portato il suo saluto politico Giacomo Mancini, vicino al padre Pietro già sindaco di Cosenza e presidente della Fondazione che ha il merito di tenere viva l’attualità del Leone socialista con iniziative di successo come quella della statua eretta a corso Mazzini e che a Rende vorrebbero prendere ad esempio per omaggiare Cecchino; il quale riceve il ricordo appassionato di Giacomo junior insieme a quello per Sandro, da lui evocati come “pioniere e continuatore di una tradizione socialista che ha prodotto risultati importanti in termini di elaborazione di pensiero e di capacità amministrativa”.

Applaudono uomini accaldati in grisaglia e donne con mise estive. Si sono fusi i partecipanti delle manifestazioni manciniane dell’hotel Royal, delle adunate principiane al cinema Garden, del nuovo corso civico di Marcello Manna che s’ispira molto al Mancini del 1993 insieme a qualche special guest.

Ci sono i sindaci di Montalto, San Fili, Castiglione Cosentino e il consigliere Turco in rappresentanza di Franz Caruso. Il sindaco socialista di Cosenza è assente per motivi istituzionali, al netto delle coincidenze, al cronista e a molti presenti sembra un’occasione persa di importante ulteriore affinità.

È venuto il magnifico rettore dell’Unical, Nicola Leone, cui non sfugge l’importanza di tale affinità. Marta Petrusewicz, assessore a Rende ne ha molte di affinità con Giacomo che la fece premiare ad un premio Sila. C’è anche il patron del premio rinato, Enzo Paolini, che di Mancini fu valido luogotenente e mossiere. Appare sotto al sole anche Eva Catizone primo sindaco donna di Cosenza per intuito del vecchio Giacomo, e non è voluto mancare neanche Nicola Adamo che ha sempre l’occhio lungo su passato e presente, un po’ come Sarino Branda che sulle affinità ha sempre lavorato e che si accompagna al sempre propositivo presidente della sua Confindustria, Natale Mazzuca. Si confondono i rendesi Marcello Romanelli e Gaetano Morrone con Luigi Zinno l’ingegnere, Salvatore Giorno memoria d’elefante di ogni avvenimento, Elena Mittembergher storica ed efficiente responsabile del Cerimoniale del Palazzo dei Bruzi manciniano.

Si rivede anche l’imprenditore Pierino Citrigno che con Giacomo Mancini ebbe scontri edilizi da tragedia greca. Ma è il giorno delle affinità. Un ponte sul Campagnano intitolato a Giacomo Mancini. Un nome che a vent’anni dalla morte ancora parla all’agenda politica dell’area urbana della sua amata gente.

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