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CROTONE – Si proietta anche sulla Calabria l’ombra lugubre di Erich Priebke, morto ieri a Roma alla veneranda età di 100 anni. L’ex capitano delle SS, condannato all’ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine, non si è mai pentito. Mai una prola di pentimento, mai un’espressione di comprensione per le vittime o le loro famiglie: Erich Priebke è rimasto fedele a se stesso, ed a quello che ha fatto. Cioè aver partecipato al massacro delle Fosse Ardeatine, aver partecipato fin dai suoi inizi alla campagna di soppressione fisica degli oppositori politici del nazismo voluta da Adolf Hitler in Germania, averla proseguita in Italia fino al giorno stesso dell’arrivo degli americani a Roma il 4 giugno 1944. Civili e militari furono fucilati come rappresaglia per un attacco partigiano che aveva provocato la morte di 33 militari tedeschi compiuto da membri dei Gap romani contro truppe germaniche che passavano in via Rosella. Per le modalità, il numero delle vittime e le circostanze in cui si svolsero i fatti. 
E tra i 335 martiri trucidati il 24 marzo 1944 nelle cave delle Ardeatine c’erano quattro calabresi. Donato Bendicenti (Rogliano, 18 ottobre 1907 – Roma, 24marzo 1944, fu Giacinto e Adele Leonetti), iscritto al Pci è stato un partigiano italiano dal 9 settembre 1943 al 24 marzo 1944. Membro del Comitato forense d’agitazione e partigiano della Banda del Trionfale. Arrestato il 3 marzo 1944 dalla Banda Caruso e seviziato, venne fucilato alle Fosse Ardeatine dai nazisti.
Giovanni Vercillo (Catanzaro, 11 ottobre 1908 – Roma, 24 marzo  1944), referendario alla Corte di Conti – a Roma c’è una lapide che lo ricorda mentre a Catanzaro gli è stata dedicata una strada. Durante la resistenza romana il quartiere Appio Latino subisce un bombardamento aereo. Vengono arrestati altri ufficiali e collaboratori del Fronte Militare Clandestino, tra questi il capitano Manfredi Azzarita e lo stesso Vercillo che saranno uccisi alle Ardeatine. Il quartiere Appio Latino subisce un bombardamento aereo. Vengono arrestati altri ufficiali e collaboratori del Fronte Militare Clandestino, tra questi il capitano Manfredi Azzarita e l’avvocato Giovanni Vercilio che saranno uccisi alle Ardeatine. 
Paolo Frascà, (Gerace, 18 maggio 1898 – Roma 24 marzo 1944, fu Luigi e Teresa De Riso), membro del CL fece parte del gruppo di Franco “Felice” Napoli. 
Francesco Bucciano, (Castrovillari 17 dicembre 1896 – Roma, 24
marzo 1944, fu Alfonso e Amelia Zicari), ex ufficiale dell’esercito, impiegato, era membro del gruppo Bandiera Rossa (Mcd’I). Era legato a uno dei padri fondatori del Movimento comunista d’Italia, Raffaele De Luca, anarchico, calabrese di Paola. Bucciano progettò un piano per fare evadere dal carcere di Regina Coeli i detenuti politici ma fu catturato dalla Gestapo il giorno prima che potesse agire.
Bisogna aggiungere che le istituzioni calabresi di tutti i tempi mai hanno ricordato, se non in qualche marginale occasione, questi eroi. A Catanzaro c’era, c’è, una via Vercillo, ma tutti ignoravano chi fosse costui. Poi l’ex sindaco Rosario Olivo volle mettere una targa in suo ricordo. Più in generale la memoria è sollecitata da fatti indotti, come in questa occasione.

SI proietta anche sulla Calabria l’ombra lugubre di Erich Priebke, morto ieri a Roma alla veneranda età di 100 anni. L’ex capitano delle SS, condannato all’ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine, non si è mai pentito. Mai una prola di pentimento, mai un’espressione di comprensione per le vittime o le loro famiglie: Erich Priebke è rimasto fedele a se stesso, ed a quello che ha fatto. Cioè aver partecipato al massacro delle Fosse Ardeatine, aver partecipato fin dai suoi inizi alla campagna di soppressione fisica degli oppositori politici del nazismo voluta da Adolf Hitler in Germania, averla proseguita in Italia fino al giorno stesso dell’arrivo degli americani a Roma il 4 giugno 1944. 

 

LEGGI IL TESTAMENTO-INTERVISTA DI PRIEBKE

Civili e militari furono fucilati come rappresaglia per un attacco partigiano che aveva provocato la morte di 33 militari tedeschi compiuto da membri dei Gap romani contro truppe germaniche che passavano in via Rosella. Per le modalità, il numero delle vittime e le circostanze in cui si svolsero i fatti. E tra i 335 martiri trucidati il 24 marzo 1944 nelle cave delle Ardeatine c’erano quattro calabresi. Donato Bendicenti (Rogliano, 18 ottobre 1907 – Roma, 24 marzo 1944, fu Giacinto e Adele Leonetti), iscritto al Pci è stato un partigiano italiano dal 9 settembre 1943 al 24 marzo 1944. Membro del Comitato forense d’agitazione e partigiano della Banda del Trionfale. Arrestato il 3 marzo 1944 dalla Banda Caruso e seviziato, venne fucilato alle Fosse Ardeatine dai nazisti. Cosenza gli ha dedicato una strada.

Giovanni Vercillo (Catanzaro, 11 ottobre 1908 – Roma, 24 marzo  1944), referendario alla Corte di Conti – a Roma c’è una lapide che lo ricorda mentre anche a lui è stata dedicata una strada, ma a Catanzaro. Durante la resistenza romana il quartiere Appio Latino subisce un bombardamento aereo. Vengono arrestati altri ufficiali e collaboratori del Fronte Militare Clandestino, tra questi il capitano Manfredi Azzarita e lo stesso Vercillo che saranno uccisi alle Ardeatine. 

Alle Ardeatine è morto anche Paolo Frascà, (Gerace, 18 maggio 1898 – Roma 24 marzo 1944, fu Luigi e Teresa De Riso), membro del CL fece parte del gruppo di Franco “Felice” Napoli. E poi Francesco Bucciano, (Castrovillari 17 dicembre 1896 – Roma, 24marzo 1944, fu Alfonso e Amelia Zicari), ex ufficiale dell’esercito, impiegato, era membro del gruppo Bandiera Rossa (Mcd’I). Era legato a uno dei padri fondatori del Movimento comunista d’Italia, Raffaele De Luca, anarchico, calabrese di Paola. Bucciano progettò un piano per fare evadere dal carcere di Regina Coeli i detenuti politici ma fu catturato dalla Gestapo il giorno prima che potesse agire.

Bisogna aggiungere che le istituzioni calabresi di tutti i tempi mai hanno ricordato, se non in qualche marginale occasione, questi eroi. A Catanzaro c’era, c’è, una via Vercillo, ma tutti ignoravano chi fosse costui. Poi l’ex sindaco Rosario Olivo volle mettere una targa in suo ricordo. Più in generale la memoria è sollecitata da fatti indotti, come in questa occasione.

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