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TUTT’ALTRO che spinelli. In Calabria ed in Puglia si coltiva l’«oro verde» in centinaia di ettari di terreno «perché è l’economia del futuro, se si esce dai pregiudizi». L’unico accorgimento, per evitare di incappare in una denuncia penale, è compilare un modulo e consegnarlo alle forze dell’ordine. 

Anche Antonino Chiaramonte, un agricoltore di Mendicino in provincia di Cosenza, ha deciso di sotituire le foglie di marijuana al grano, ormai «non più conveniente per i prezzi troppo alti». Dai mattoni della bioedilizia per costruire case ai vestiti, passando gli alimenti, gli olii e persino i cruscotti delle auto, la sua canapa viene destinata agli
stabilimenti per la produzione di diversi oggetti.

Secondo i dati di “Assocanapa”, in Calabria i coltivatori di cannabis sono già una decina ed in costante aumento in tutta Italia, con piantagioni in 400 ettari di terreni al nord e 450 al sud. «Lavoro anche come assistente sociale – spiega Antonino Chiaramonte, 46 anni – ma dall’anno scorso ho deciso di coltivare cannabis nel mio ettaro di terreno e per ogni raccolto guadagno 1.300 euro». Chiaramonte ha seminato un anno fa e subito dopo ha comunicato ai carabinieri di avere la piantagione di cannabis a scopo industriale. Un’orto insolito che fa gola a più di una persona. 

«Ogni tanto qualcuno si intrufola tra le piante per portarne via una – aggiunge – tanto che sono stato costretto a mettere un cartello dalla scritta: “Se volete una
piantina non strappatela, ve la regaliamo”». La canapa da fibra prodotta da Chiaramonte viene lavorata in uno stabilimento a Taranto e servirà in un cantiere di Brindisi
per costruire «la prima abitazione ‘a base di cannabis’ in Italia».

 Per ora, invece, l’unico stabilimento autorizzato a produrla a scopo farmaceutico è Rovigo. «La canapa è un ottimo investimento per tanti usi – spiega ancora l’agricoltore – rigenera i terreni, non necessita di diserbanti ed ha ottimi costi. Quella importata dall’Olanda costa anche di più. E allora perché non avviare una grande produzione in Italia? E’ ingiusto criminalizzarla e finora la legislazione ne ha compromesso gli utilizzi associandola solo alla droga. In passato ho fumato qualche spinello, lo considero
comunque molto meglio di devianze come alcol o droghe pesanti».

Ed ora grazie ai guadagni del «piccolo tesoro» nell’orto di casa sua, Chiaramonte ha messo in piedi un’azienda agricola per farne una fattoria sociale dove ospitare i bambini autistici a fare ippoterapia con gli asinelli. Dalla cannabis alla solidarietà, per «sfatare un tabù».

 

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