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Le zeppole di San Giuseppe

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COSENZA – Cascasse il mondo, l’unica certezza per i cosentini resta la zeppola di San Giuseppe. Il dubbio è solo se mangiarla fritta o al forno. Tonda e soffice, con crema pasticcera e l’immancabile amarena, è il dolce per eccellenza della Festa del Papà.

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Per i cosentini, la zeppola è legata anche ad un’altra fondamentale tradizione: la fiera di San Giuseppe. Il dolce rappresenta – o meglio rappresentava – il ristoro dopo la lunga passeggiata tra centinaia di stand e bancarelle. I cosentini attendono con smania la loro fiera, istituita da Federico II di Svevia, sospesa con l’arrivo della pandemia, e ancora non ripristinata, probabilmente per motivi logistici; ma questa è un’altra storia.

La ricetta e la nascita della zeppola – come spesso avviene – si perde nella notte dei tempi. Secondo la tradizione, sarebbe legata alla fuga in Egitto della sacra famiglia. Si narra che San Giuseppe, per mantenere Maria e Gesù, dovette affiancare al mestiere di falegname quello di friggitore e venditore ambulante di frittelle. Mentre la storia culinaria attribuisce a Napoli la paternità delle zeppole di San Giuseppe. La prima ricetta ufficiale si trova, infatti, nel Trattato di Cucina Teorico-Pratico del celebre gastronomo Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino, che ne trascrisse per primo ingredienti e procedimento di cottura. Farina, acqua, un po’ di liquore d’anice, marsala o vino bianco, sale, zucchero e olio per friggere. La città di Cosenza, sotto l’influenza del regno borbonico, fa sua questa ricetta e la zeppola diventa un must della cucina e della tradizione cosentina.

Oggi, la zeppola resta una certezza e in ogni pasticceria che si rispetti se ne trovano in enorme quantità. Nelle migliori, in questo giorno, se ne arrivano a vendere oltre un migliaio. Dunque, a tutto si può rinunciare, ma non ad un vassoio di zeppole da donare al papà: piccole tradizioni che assumono un significato ancor più profondo in momenti storici così precari.

Mentre la benzina aumenta e lo spettro della guerra aleggia sulle nostre vite, quell’euro e cinquanta circa, speso per l’acquisto di una zeppola sembra rappresentare l’amuleto per scongiurare i tempi e sperare che la dolcezza dello zucchero riporti tutto alla normalità.

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