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Sarà una scoperta avvenuta in Calabria a Papasidero a consentire una operazione mai avvenuta prima: a partire dal cranio di un bambino ritrovato nella Grotta del Romito, infatti, sarà ricostruito un cervello di un essere umano del paleolitico.

PAPASIDERO – Sarà una scoperta avvenuta in Calabria a Papasidero, nel geosito della Grotta del Romito, in Calabria nel comune di Papasidero, all’interno del Geoparco Unesco del Pollino, a consentire una operazione mai avvenuta prima: a partire dal cranio di un bambino ritrovato nella Grotta del Romito, infatti, sarà ricostruito un cervello di un essere umano del paleolitico.

«Per la prima volta – ha annunciato Fabio Martini, archeologo dell’Università di Firenze che ha presentato il ritrovamento del cranio di un bambino risalente al Paleolitico – possiamo toccare con mano un cervello paleolitico».

Martini sta conducendo da anni una campagna di scavi durante la quale sono emersi resti umani risalenti al Paleolitico: «Stiamo conducendo studi con l’utilizzo di tecnologie avanzate come ricostruzioni 3D, la scannerizzazione 3D per la ricostruzione delle morfologie del cervello – ha spiegato lo studioso – Uno dei risultati più eclatanti che avremo alla fine di quest’anno riguarderà la struttura morfologica del cervello di un ragazzino morto a 10-12 anni. La pressione del cervello in crescita su un osso ancora tenero come quello del cranio ha permesso di rilevare oggi delle tracce ed attraverso una sorta di calco endocranico tridimensionale abbiamo ricostruito la forma nei minimi dettagli di questo cervello e rilevato le varie aree come quelle del linguaggio».

Una scoperta, dunque, straordinaria che apre nuove frontiere e asusme un importante valore geologico. Non solo è possibile vedere tali resti in un sepolcro ben conservato, all’ingresso della Grotta, ma è stato allestito un vero villaggio Paleolitico con tre modelli di capanne .

«Nel villaggio – spiega ancora Martini – troviamo tre modelli di capanna, dal più semplice, una copertura deperibile con degli alzati molto semplici e frasche fino alla tenda più impegnativa di diversi metri quadri di superfice utile , costruita con maggiore impegno e da un maggior numero di persone che è un modello ricostruito sulla base delle evidenze francesi e di altre zone dell’Europa Centrale. È una costruzione non di fantasia ma che si basa sia sui dati archeologici e  sulla comparazione con i primitivi attuali».

«I geositi, in Italia al momento ne sono riconosciuti ben 2700, sono fondamentali in quanto non solo rappresentano un alto valore scientifico e culturale perché luoghi dove è possibile osservare con estrema chiarezza i fenomeni geologici ed i loro prodotti – ha dichiarato Francesco Violo, segretario del Consiglio Nazionale dei Geologi – ma anche perché rappresentano il potenziale valore economico per l’attività geoturistica. I Geoparchi sono formidabili strumenti utili ad aumentare la conoscenza e la consapevolezza del valore della geodiversità, tutelano le acque, il suolo. Divulgare la cultura geologica diventa uno strumento essenziale per mettere in luce caratteristiche, ma anche criticità e fragilità dei nostri territori troppo spesso abbandonati. Il bene geologico non è più riproducibile e dunque va assolutamente tutelato», ha concluso Violo.

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