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Il Duomo di Cosenza

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COSENZA – A fine mese, il 30 gennaio, Cosenza celebra l’ottavo centenario della consacrazione del Duomo, straordinario monumento cosentino che ne segna l’antichità come simbolo del centro storico e dell’identità urbana.

Il calendario delle celebrazioni che dureranno fino all’11 febbraio 2023, giorno del Pilerio, è in attesa di esser reso noto, ma siamo in grado di annunciare che Poste italiane nel giorno dello storico anniversario del 30 gennaio emetterà un francobollo celebrativo.

Edificato dopo un terribile terremoto, come atto della ripresa urbana durata molti anni, il Duomo fu inaugurato il 30 gennaio del 1222, come descrivono molte cronache «piene di enfasi e descrizione fantasiose», per ripetere le parole di Luigi Bilotto, autore di un documentato saggio dedicato al monumento.

L’impulso decisivo al completamento dell’opera si deve al vescovo Luca Campano, che da monaco conobbe Gioacchino da Fiore, il quale impiegò 18 anni per dare il Duomo ai cosentini. È da ricordare che Gioacchino da Fiore aveva tenuto in braccio il futuro imperatore Federico. Le circostanze politiche legate alle Crociate permisero che all’inaugurazione presenziasse l’imperatore Federico II che «secondo la tradizione» fece omaggio alla Cattedrale di una croce bizantina in oro, smalto e pietre preziose, contenente una reliquia della Croce di Cristo.

La celebrazione si concluse con un Te Deum di ringraziamento per aver aiutato la città a risollevarsi dal disastro del terremoto. Al netto dei dettagli, la data è fondativa per la città. Il Duomo, posto vicino al Sedile dei Nobili, assunse anche il toponimo di piazza del Seggio. Una delle piazze più importanti di Cosenza.

In questa piazza si teneva il Parlamento generale della città e fu sede di mercati. Si chiamerà nel corso dei secoli piazza degli Speziali per la presenza delle farmacie, ma soprattutto piazza Grande come quella della Bologna di Dalla. Anche se di diversa dimensione, quella di Cosenza, è anch’essa piazza identitaria, chiamata dai suoi cittadini “A chiazza granni” legata a quella Piccola dal corso Telesio, Si spera che la celebrazione del Duomo non dimentichi di porre una riflessione sullo spazio urbano che nacque a fronte dell’edificio.

Una piazza eccezionale nel Meridione d’Italia. Per bellezza ma anche per le vicende storiche che ha visto svolgersi. Il Duomo contiene il sepolcro di Enrico lo sciancato, figlio ribelle dell’imperatore che lo aveva aperto, e ospita lo splendido transetto gotico che ricorda la morte a Cosenza della regina di Francia Isabella d’Aragona, celebrata anche da D’Annunzio nelle sue Laudi. Chiesa della patrona Madonna del Pilerio che la credenza vuole nata in occasione della Peste del 1576, e che molti storici datano antecedente.

Lo storico Fausto Cozzetto ha molto contribuito a smontare i presunti miracoli con ineccepibili fonti storiografiche. Luogo religioso ma anche di vita urbana che mescolava ceto di antica schiatta nobile e proletariato urbano. Chi era ancora giovane negli anni Settanta ricorda ancora il fruttivendolo di Bebè, la salsamenteria di Palumbo, la farmacia Molinaro, il bigliardo frequentato da giovane da Franco Pino e i suoi giovani amici, poi sezione del Pci “Gramsci” prima di diventare “Beat” al tempo della movida manciniana. Ma ci fu anche la sezione di Lotta Continua mentre andava in abbandono il centro storico. A difenderla restarono la bottega di Filosa che ancora in quel sito di resistenza sta, e la libreria “Legenda” di Tonino Rizzuti, marito della baronessa Ombretta Savelli Passalacqua, che per i turisti era punto di riferimento e ispirazione.

È storia civica ricordare le due ali estreme delle scale del Duomo adoperate come scivolo ludico dai ragazzini quando i parchi giochi non esistevano.

Aspettando le celebrazioni di questi otto secoli, noi cosentini possiamo immaginare il Te Deum che saluta la fine della Prima guerra mondiale, i nostri antenati che affollavano l’ufficio di Vincenzo Tafuri, agente di emigrazione delle compagnie che offrivano a chi s’imbarcava per emigrare in Brasile, Argentina e Stati Uniti il viaggio gratuito da Paola o Amantea fino a Napoli. Sul selciato camminarono i membri della Cassa rurale cattolica che vi avevano spostato la sede a Palazzo Giannuzzi Savelli mentre il Banco di Napoli stava a Palazzo Campagna.

Rivedo Stanislao Amato leggere un telegramma di Luigi Fera in un comizio, e i repubblicani e i socialisti di Adami e Mancini adunarsi nella Piazza Grande e i delegati di polizia effettuare arresti durante i tumulti, come accadrà nel 1977 quando quelli delle due sinistre si contendevano l’agibilità politica della piazza. Rivedo come in un film di Leone o Tornatore i cosentini assieparsi per scoprire il cinematografo al “Centrale” che poi diventerà “Impero” e le bombe alleate portare ferite alla storica Cattedrale.

Episodi del secolo scorso, per un Duomo con altri sette secoli che hanno registrato profonde trasformazioni e cambi di stile e danni di terremoti come nel 1783. In certe serate, seduto ai tavolini all’aperto del ristorante aperto in ogni giorno dell’anno, guardando la piazza, a fianco di qualche visitatore straniero, ti senti fiero di avere un «Duomo vetusto onesto di storia e di gloria». La Cattedrale di Santa Maria Assunta. Ara chiazza granni i Cusenza. Buon compleanno Duomo di Cosenza. Otto secoli di storia rievochiamoli come si deve.

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