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Il tavolo dei relatori: Stamile, De Pera, Serranò, Badolati e Perrotta

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PAOLA – Ricordando Luigi Gravina, “vittima di una schiavitù che ha contribuito a debellare”, si è svolta ieri la commemorazione del meccanico ucciso dal clan Serpa per essersi rifiutato di pagare la tangente, in occasione dei 40 anni trascorsi da quell’efferato crimine.

Un evento, quello di ieri, svoltosi nell’auditorium del Sant’Agostino, organizzato dall’associazione nazionale “Libera contro le mafie” e dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Roberto Perrotta, alla presenza delle scuole, delle forze dell’ordine e di tanti cittadini. Erano presenti il sindaco Roberto Perrotta e la presidente del Consiglio Maria Pia Serranò. I relatori: il presidente regionale di “Libera” don Ennio Stamile; lo scrittore e giornalista Arcangelo Badolati; la referente di Libera del Tirreno cosentino, Simona De Pera.

Assente ingiustificata la Regione Calabria: Roberto Occhiuto aveva delegato Giusy Princi, la quale ha avuto un intoppo e delegato l’assessore Gianluca Gallo, anche lui assente. Presenti tutte le forze dell’ordine del territorio, rappresentate dai massimi esponenti locali: Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, Polizia Municipale. Presenti scuole cittadine con tanti alunni e vari dirigenti scolastici.

«Oggi ricordiamo il caro Luigi Gravina, da quarant’anni fiore strappato dal suo stelo, cicatrice indelebile nel tessuto di Paola», ha fatto presente l’Amministrazione Perrotta. E ancora: «È una data incastonata nel calendario della Storia, quella con la “S” maiuscola, perché rievoca il giorno in cui una famiglia ha perduto il suo riferimento, una moglie ha perduto il suo amato, una città ha perduto un suo figlio virtuoso. Oggi è stato, ed è, il giorno in cui sentimenti di sconforto, tristezza e disapprovazione, hanno invaso i cuori di un’intera comunità, scatenando una reazione fondamentale per abbattere ciò che pareva inarrestabile. Oggi è un giorno Storico, con la “S” maiuscola, perché a partire da un 25 Marzo è cambiato il destino di tutti noi, paolani e non. Perché il “martirio” di Luigi Gravina ha posto la coscienza di ognuno dinnanzi ad una scelta, che ha poi generato un’azione che – come un effetto domino – ha comportato il debellamento di un’organizzazione tentacolare, capace di asfissiare il clima di tutti».

L’Amministrazione ha poi ricordato: «Luigi Gravina è caduto il 25 marzo 1982, ucciso dalla mano criminale di uomini che si fatica ad annoverare come tali, nel giorno che la comunità internazionale dedica al “ricordo delle vittime delle schiavitù”, intese al plurale perché tante e diverse sono le modalità di sopraffazione, anche se poi rispondono tutte al principio generale del “male”, contro il quale è necessario fare fronte comune. Per essersi opposto alla schiavitù di chi vigliaccamente accetta la convivenza con il male, per aver rappresentato un fulgido esempio cui potersi riferire, per essere splendente come un Cristo in croce capace anche di perdonare, oggi dobbiamo tutti rivolgere un pensiero grato a Luigi Gravina, estendendolo alla sua splendida famiglia, ed in particolare a sua moglie Luigina, custode di sani principi perpetuati nei figli, vedova di un Uomo con la “U” maiuscola, come la Storia che è riuscito a far cambiare».

Il sindaco Perrotta si è stretto attorno alla famiglia Gravina, ricordando il sacrificio di altre vittime di mafia di Paola e del Tirreno. Mentre Arcangelo Badolati ha ricostruito in maniera precisa e ineccepibile i delitti di mafia che hanno visto cadere vittime innocenti sul territorio, rivolgendosi alla famiglia Gravina per evidenziare il sacrificio e il coraggio del proprio congiunto, ed il sacrificio e le difficoltà vissute dalla vedova e dai figli in quel particolare momento storico.

Badolati ha infine evidenziato le collusioni di parte della magistratura e delle forze dell’ordine in servizio in quegli anni ‘80, elogiando chi, invece, oggi difende i cittadini, in prima linea, con coraggio e professionalità. Ed ha poi invocato maggiore attenzione per le vittime innocenti di mafia in termini legislativi. Don Ennio – come anche Badolati – ha fatto nomi e cognomi dei potenti della ‘ndrangheta nostrana, appellandosi a quanti non vogliono prendere parte alla rivoluzione culturale in atto contro la mafia.

Ha ricordato, infatti, che una foto del boss di Cetraro, Franco Muto, scattata durante un brindisi, ha raccolto 400 “mi piace”, contrariamente a quanto avviene per foto di eventi di questo tipo. Don Ennio si è poi rivolto ai giovani per invitarli ad essere in prima linea nella lotta ai soprusi e alla violenza, lottando contro l’omertà e la indifferenza, ed invitandoli ad iscriversi a Libera; ha poi ringraziato la famiglia Gravina per quanto fatto da Luigi e per la sua battaglia di civiltà, ma anche il sindaco di Paola per le sue tante iniziative antimafia.

La vedova Luigina Violetta, infine, si è così espressa: “Ci ritroviamo anche oggi in questo luogo a noi sacro per ricordare Luigi Gravina, mio marito, il padre dei miei figli. E non posso che rinnovare i miei sentimenti di stima e gratitudine» all’Amministrazione Perrotta, a Libera ed ai relatori.

«Mio marito – ha aggiunto – sarebbe stato contento, se oggi fosse qui con noi, fisicamente presente. Il suo sacrifico – oggi posso dirlo, e lo dico con la morte nel cuore – non è stato vano perché ha smosso le coscienze ed ha mobilitato le forze sane della nostra amata terra. Oggi le Istituzioni reagiscono; oggi la gente reagisce. Oggi c’è maggiore consapevolezza e forza nella lotta alla criminalità organizzata. E non dobbiamo mai abbassare la guardia. Perché come mio marito, ci sono tantissime altre vittime, anche in questa città, che hanno perso la vita per avere detto “no”, per essersi messi di traverso; per avere chiesto tutela, come è giusto che sia, in una società civile, senza nascondersi o cercare di farsi giustizia da sé. Queste persone devono essere ricordate, sempre, come stiamo facendo oggi. Perché ricordare significa educare alla legalità, educare alla lotta alla mafia, alla violenza, alla sopraffazione. La politica e le istituzioni, in particolare, ma anche i cittadini, le scuole, le forze sane della società, devono sempre essere in prima fila in questa lotta e tenere lontani quanti non credono nella legalità e nel rispetto delle regole. Solo così possiamo sconfiggere la mafia».

Raffaele Gravina, figlio di Luigi, si è così espresso: «La mia famiglia è grata agli organizzatori di questa manifestazione per essersi adoperati, anche in questa circostanza, al fine di tenere vivo il ricordo della figura di mio padre, ucciso quando noi eravamo solo dei bambini. Ucciso perché non ha voluto pagare le tangenti alla malavita. Ucciso, nonostante innumerevoli avvertimenti mafiosi, rappresentanti da gravi reiterati danneggiamenti perpetrati a suo danno e a danno della nostra famiglia prima dell’agguato in cui perse la vita. La mia famiglia è grata ai signori relatori, che stamattina hanno impiegato il loro tempo per questa nobile causa, e ai partecipanti tutti, per essersi stretti a noi. Siamo grati a questi città. Oggi sì. Dopo tanti anni di silenzi e di ostracismo – come ci ha raccontato nostra madre – a danno della vedova di un commerciante che aveva deciso di dire “no” alla mafia in quei terribili anni ’80 e a danno della sua famiglia, dei suoi bambini. I tempi sono cambiati e le istituzioni, la società, i cittadini, oggi sono più sensibili e consapevoli. E noi siamo grati a loro e felici per questa inversione di rotta. Papà ne sarebbe stato contento. Anzi, sono certo che ci sta guardando da lassù con uno sguardo amorevole e protettivo, per la moglie ed i suoi figli, nonché grato e riconoscente per tutti voi». Dopo il convegno, tutti in marcia verso via Nazionale, per deporre una corona di fiori sul luogo ove è stato ucciso Luigi Gravina.

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