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Giovanni Manoccio, presidente dell’associazione Don Vincenzo Matrangolo

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NELLA cornice della Sala degli Stemmi della Provincia di Cosenza, è stato presentato il programma della decima edizione del Festival delle Migrazioni di Acquaformosa che si terrà dal 19 al 22 agosto. Una kermesse che intende creare nuove sinergie con chi fa dell’accoglienza la propria missione di vita e punta i riflettori sulle politiche migratorie in Italia.

In programma, ogni giorno, sono previsti interessanti seminari che stimolano la riflessione ed il confronto e momenti di intrattenimento con presentazioni di libri e concerti serali. Il tema di quest’anno è “Borghi e Comunità accoglienti”.

Il 19 agosto si terrà il seminario dal titolo “Dall’approdo della Vlora allo sbarco dei pregiudizi. I luoghi cerniera e la costruzione delle comunità meticce. Trent’anni di storia delle migrazioni in Italia”; il 20 agosto “Il lavoro psicosociale nei progetti Sai e la presa a carico dei sopravvissuti a violenza“; il 21 agosto “Migranti, comunità e diritto alla salute.” Infine, il 22 agosto ci sarà il seminario di formazione legale a cura del’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione).

Nel corso del festival, sarà presentato il libro “Una storia scritta con i piedi” di Roberta Ferruti e Rita Coco. Le serate del festival saranno allietate dai seguenti concerti: il 19 agosto, ci sarà l’esibizione di Peppa Mariti band con la partecipazione di Vincent Costante; il 20 agosto, si esibiranno Badara Seck e Vuxhe Grash; il 21 agosto, ci sarà Cosimo Papandrea.

Il 22 agosto, il Festival delle migrazioni chiuderà il sipario con il concerto dell’artista Baba Sissoko e Mediterranean Blues. Per saperne di più sul festival abbiamo intervistato Giovanni Manoccio, presidente dell’associazione Don Vincenzo Matrangolo.

Come nasce il Festival delle migrazioni di Acquaformosa?

«Sono stato sindaco di Acquaformosa per dieci anni. Ho aderito al sistema di protezione internazionale del ministero degli Interni. Allora, si chiamava Sprar, con Matteo Salvini è diventato Siproimi, mentre adesso è Sai. In pratica, è sempre la stessa cosa nel senso che noi partecipiamo a dei bandi nazionali come Comuni e, dopo l’assegnazione dei posti, ci sono le gare per l’affidamento dei servizi. Finito il ruolo amministrativo, sono diventato presidente dell’associazione che nel corso degli anni abbiamo costruito. Contemporaneamente all’accoglienza, abbiamo pensato di dedicare, ogni anno, nel mese estivo, un festival con seminari, dibattiti di attualità e momenti musicali con artisti vicini alle tematiche dell’accoglienza».

Come mai il tema di quest’anno è “Borghi e Comunità accoglienti”?

«La scommessa che mi sono fatto dieci anni fa, come sindaco, è stata il contrasto dello spopolamento. In un piccolo paese, dove di anno in anno, c’erano poche nascite e molti decessi, bisognava inventarsi qualcosa per rendere vivo il tessuto sociale ed economico della comunità. Qui, la scommessa è stata quella delle nuove residenze. Naturalmente, abbiamo scelto il filone della protezione internazionale. L’associazione non lavora solo su Acquaformosa, che è il progetto più conosciuto, ma ci sono altri otto progetti in otto paesi arbereshe della provincia di Cosenza. In questo momento, gestiamo oltre 300 posti: le famiglie o i singoli che vengono qui hanno la loro autonomia abitativa, stanno con noi per un certo periodo e poi vengono inseriti nella società. Organizziamo corsi di scolarizzazione e corsi professionali. Il centro minori è il nostro fiore all’occhiello. In conclusione, ogni anno, il festival racconta ciò che facciamo quotidianamente cercando di trasmettere un messaggio di accoglienza per combattere i fenomeni del razzismo e delle discriminazioni».

Avete riscontrato qualche difficoltà nell’organizzazione del festival in tempi di pandemia?

«L’anno scorso è stato difficilissimo. Come festival abbiamo avuto il contributo di grandi eventi della Regione Calabria. Abbiamo gestito in modo egregio tutto il festival adottando le misure che il ministero ha indicato. Le cose sono andate benissimo, considerando che lo scorso anno c’è stato il concerto di Roberto Vecchioni (tra l’altro, è stato l’unico che ha potuto fare in quel periodo). Durante la trasmissione con Gramellini, l’artista ha parlato dell’esperienza di Acquaformosa».

Quest’anno dedicherete il festival a Gino Strada, dico bene?

«Esatto. Nel corso degli ultimi cinque anni, abbiamo avuto un gemellaggio con Emergency a cui abbiamo destinato il ricavato del festival. Quest’anno, ripeteremo questa esperienza, saremo però un po’ più “poveri” perché Gino Strada è stato il simbolo di un’umanità esemplare».

Come si può partecipare al festival?

«Negli anni passati, abbiamo avuto tra le 4mila e le 5mila persone. Quest’anno, purtroppo, avremo un numero ridotto di posti pari a 300; pertanto, occorre prenotarsi al più presto inviando un’e-mail a “prenota.festivalmigrazioni@gmail.com”. Naturalmente, può partecipare solo chi è dotato di Green pass».

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