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La foto di Dionesalvi col Sombrero, immagine della sua rubrica sul Quotidiano

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E’ MORTO un poeta. E di poeti non ne nascono molti in un secolo. Franco Dionesalvi, nato 66 anni fa nella sua Cosenza, è morto a Milano dove si era trasferito da qualche tempo vinto da un male che ricorda il Tropico di Miller ma che abbatte ancora le opere e i giorni degli uomini.

Figlio di un professore leggendario ancora ricordato dai suoi studenti, fratello e mentore di Claudio, attivista e docente che deve molto alla vicinanza con Franco che lo ha educato alle disarmonie prestabilite e a inseguire l’Utopia.

Aveva studiato nella Firenze degli anni Settanta, Diritto, ma non aveva quasi mai esercitato la professione di avvocato. Frequentò i circoli letterari, ma anche lo stadio della sua amata Fiorentina, gli indiani metropolitani, i freak di Ponte Vecchio e le comunità degli Hare Krishna forgiando un’intellettualità originale e mai omologata.

Tornò a Cosenza per essere il capataz di una comunità intellettuale di poeti che ha lasciato intense pagine. La rivista “Inonja” dal 1980 al 1987 aperta con il giovane talento di Angelo Fasano e il maestro Raffaele De Luca, tragicamente scomparsi e che hanno lasciato Franco testimone di un’opera collettiva che mai fu torre eburnea ma poesia per le strade e per le piazze riconosciuta dai grandi maestri italiani che dialogarono con questo circolo di militanti nella loro sana e spesso giocosa diversità.

Redattore della rivista “Alfabeta”, caporedattore di “Capoverso” in stretta collaborazione con Carlo Cipparrone, ci lascia intense raccolte poetiche e tre romanzi. Fu molto vicino a Giacomo Mancini, che diede lui spazio per trasmissioni televisive di grande rottura a Telecosenza dove offrì un contributo molto originale a quella emittente con programmi culturali e con pezzi giornalistici sardonici e poetici. Fu l’anticamera per salire al governo della città nella migliore Cosenza del Novecento, assessore alla Cultura nella Giunta del leone socialista. Non perseguì il potere per il potere ma elesse la Fantasia al governo della città. Negli anni Novanta la sua dedizione fece nascere il Festival delle Invasioni chiamando i grandi nomi della cultura mondiale. Dal basso aveva fatto arrivare dall’America Gregory Corso in indimenticabili giornate, da assessore fece sciamare in uffici e bus per Cosenza i poeti della Beat Generation da lui molto amati.

Cosenza era un punto cardine per poeti e intellettuali grazie alla sua militanza culturale. Ha scritto possenti opere teatrali per il Centro Rat-Teatro dell’Acquario segnando un’altra potente stagione culturale mai provinciale ma autenticamente originale. Ha prestato la sua opera intellettuale anche collaborando molto e bene con Sandro Principe al Comune di Rende e all’assessorato regionale alla Cultura segnando altre stagioni indimenticabili. A Franco Dionesalvi si deve l’intuizione del Museo del Presente a Rende e della Casa delle Culture a Cosenza, luoghi originali di produzione intellettuale da parte dei Comuni dell’Area Urbana che cercò sempre di raccordare soprattutto con Sandro Principe ma anche producendo mirabili riviste istituzionali come “Teatro Rendano”. Fu collaboratore culturale anche del consigliere regionale Mimmo Talarico.

Fu costretto a lasciare la città per andare a insegnare a Milano. Rimanendo poeta sensibile e raffinato nello scavo della parola. Aveva aderito al movimento letterario “Realismo letterario” curandone anche una preziosa antologia per Mursia. Ironico, gioioso, anticonformista senza fracasso, pacifista, difensore degli ultimi, controcorrente.

Per dieci anni per la nostra testata ha curato un elzeviro molto pop e divertente in prima pagina dal titolo “Sombrero” molto seguito dai lettori e che di recente aveva trasferito poi su un blog. Avrebbe meritato più attenzione dall’Università della Calabria ma Franco Dionesalvi era troppo irregolare per intrupparsi in quei giochi di potere.

E’ morto un poeta. Franco. Franco Dionesalvi. La morte viene a cancellare le tracce delle sue bellissime frontiere. A tutti noi il compito di fare memoria delle sue intense parole e delle sue belle poetiche azioni.

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