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COSENZA – Ha visitato più di 44 Paesi in tutto il mondo, vive a Roma ed è originario di Cosenza. Bruno Bertucci, giornalista e critico musicale, sulle sue esperienze di viaggio – ricche di aneddoti, curiosità e sempre nuove scoperte – ha anche scritto un libro (tra l’altro presentato nei giorni scorsi nella città bruzia per iniziativa della commissione consiliare Cultura, presieduta da Domenico Frammartino).

Libro che si intitola, in maniera assai provocatoria, “Allora ci vedo?” (scritto.io). Perché sì, Bertucci, giramondo come pochi, convive con una disabilità visiva sin dalla nascita.

«Perché viaggio se sono cieco? Questa – risponde – è una domanda che mi viene sempre posta. Ebbene, lo faccio perché, se non posso ammirare i paesaggi o fotografarli, posso, al contrario, ammirare quella vasta geografia umana in cui finora mi sono imbattuto. Ho avuto la fortuna – continua – di aver conosciuto moltissima gente, tantissime persone con cui ho intessuto relazioni e che mi hanno fatto conoscere altri universi, orizzonti arricchenti».

Marocco, Sri Lanka, Maldive, Bolivia, Paraguay: l’elenco dei luoghi visitati dal giornalista è davvero lungo e molti di «questi posti  – precisa sempre Bertucci – sono stati ispirazione di articoli poi pubblicati su diverse testate».

Bertucci, da un posto all’altro, ha potuto, del resto, realizzare le sue ricerche musicali, si è imbattuto in storie straordinarie, ha imparato le lingue («Ne parlo cinque: inglese, francese, portoghese, spagnolo e arabo», dice). È riuscito per davvero a percepire, attraverso un’umanità brulicante, la bellezza di certe realtà.

«Niente è impossibile – dice ancora Bertucci a questo giornale -. Basta un po’ di organizzazione: io, per esempio, quando scelgo una destinazione, mi informo preventivamente su tutte le sue peculiarità, prenoto per cinque giorni e se mi trovo bene rimango, resto. Non dico – prosegue – che tutto questo sia semplice per me; ad oggi posso affermare di essere stato realmente fortunato, nulla di brutto mi è accaduto, ma, ecco, la mia storia dimostra che la disabilità non rappresenta un limite».

Così Bertucci, già pronto a pensare a un nuovo viaggio («Vorrei tornare in Marocco, oppure andare a Sofia», chiosa), dà, a tutti, una grande lezione, che stralcia ogni pregiudizio, tutti i luoghi comuni. «Qualche volta – spiega – ho avuto paura sì, ma devo anche dire che ho incontrato, sempre e comunque, persone che volessero aiutarmi e darmi una mano e questo è accaduto principalmente in città caratterizzate da pochi servizi, soprattutto per chi ha una disabilità. Ad esempio – dice – nel Nord Europa non c’è neanche bisogno di chiedere un’informazione: lì sei in grado, in piena autonomia, di fare tutto».

L’audacia, il coraggio, la paura e, soprattutto, la volontà, come si accennava, di sapere e conoscere per poi raccontare e raccontare: c’è pertanto tutto questo nella storia, bellissima, di Bruno Bertucci. Che conclude: «Molte volte, anche, mi sono perso. E menomale che è successo». Ecco un’altra lezione. Perdersi può essere meraviglioso.

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