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Un momento della premiazione

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Le nuove frontiere del consumo cinematografico, il Premio Mario Gallo a Pedro Armocida

Si è aperta con l’incontro “Antropologia dello spettatore cinematografico, dalla visione collettiva alla fruizione individuale”, la quindicesima edizione del Premio Mario Gallo, una delle maggiori manifestazioni cinematografiche che si svolgono nella nostra regione, organizzato dalla Cineteca della Calabria e sostenuto dal Ministero dei Beni Culturali. Un Premio che si è contraddistinto in questi anni per l’alto profilo artistico e culturale dei protagonisti coinvolti.

Dalle nostre città è passato, in nome di Mario Gallo, il meglio del cinema italiano ed internazionale. Quest’anno ad aprire le attività è Pedro Armocida, giornalista e critico cinematografico, direttore della Mostra Internazionale del nuovo Cinema di Pesaro, per il suo ruolo fondamentale nella promozione della cultura cinematografica in Italia.

L’incontro, organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria, ha visto coinvolti il Prof. Giap Ercole Parini, Direttore del Dipartimento; il Prof. di Antropologia Culturale Fulvio Librandi; la Dottoressa Olimpia Affuso, ricercatrice in Sociologia della Comunicazione; il Presidente della Cineteca della Calabria Eugenio Attanasio e la Direttrice del Premio Mario Gallo Mariarosaria Donato.

Durante l’incontro, sono state affrontate le trasformazioni in atto – ormai davvero antropologiche – dello spettatore, sempre più in bilico tra la sala cinematografica e l’offerta delle piattaforme, alla luce dei nuovi assetti sociali derivanti dal periodo pandemico. Alla fine della manifestazione che si è conclusa con la consegna del Premio Mario Gallo – opera dell’artista Claudio Angione – a Pedro Armocida, gli abbiamo fatto qualche domanda.

Direttore, alla luce della sua esperienza, anche come giornalista, come vede la presenza del pubblico in sala?

«Il pubblico, anche di diverse età, che segue le serie sulle piattaforme è anche quello che va più spesso al cinema; i cosiddetti cinemad o cinematti, cioè le persone che vanno al cinema più di due volte al mese. È sbagliato pensare che qualsiasi piattaforma attuale tolga spettatori al cinema. E questo vale non solo per l’Italia ma per tutto il mondo. Chi ama vedere serie, film, audiovisivi, ama anche andare al cinema».

In questi anni di pandemia si è persa una fetta di pubblico. Si riuscirà a riportarlo in sala?

«Per quanto riguarda il cinema italiano, negli ultimi venti anni, abbiamo avuto un monte di presenze stimato intorno ai cento milioni di biglietti l’anno che è un monte che varia di anno in anno; a volte è stato 89 milioni a volte 110, ma si trattava comunque di una media su cui ci si era attestati e tutto il sistema si reggeva su questo. Si lavorava per aumentare questi numeri. Adesso, la chiusura fisica delle sale sembra che abbia abituato una parte del pubblico adulto – diciamo 50 e più e soprattutto femminile – a non tornare al cinema. Quindi adesso la scommessa è cercare di riprendere questo pubblico».

In Italia questo fenomeno si è acuito più che in altri paesi. In Francia, per esempio, non è successo in maniera così forte. Come se lo spiega?

«Dipende dalla forza con cui l’Italia ha gestito il lockdown per periodi così lunghi rispetto alle sale cinematografiche, teatrali, di ballo. La chiusura per diverse settimane e la percezione della sala come luogo di possibile contagio ha spinto il pubblico ad utilizzare le piattaforme e lo ha fidelizzato in questo tipo di fruizione».

Rispetto ai suoi prossimi impegni di lavoro, su che Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro sta lavorando per il 2023?

«In parte siamo tornati alla conformazione di un Festival che ha sul cinema italiano un focus sempre forte ma legato ad un singolo autore, quindi dopo Liliana Cavani, Giuliano Montaldo, Mario Martone ci sarà un altro Evento Speciale su un regista importante, Premio Oscar. Contemporaneamente il Festival continuerà a lavorare in maniera differenziata rispetto alle sezioni e rispetto ai luoghi di proiezione. Quindi ci sarà il cinema in Piazza aperto ad un pubblico più largo; le proiezioni in spiaggia dove si proiettano tutte le sere i film in pellicola legati alla storia del cinema italiano, grazie anche al Centro Sperimentale di Cinematografia e poi ci sono le due sale. Nella sala grande si vedono tutte le proposte del Festival mentre nella sala piccola si proietta il cinema più sperimentale, di ricerca, legato anche a singoli autori. E poi da due anni abbiamo istituito una parte di Festival che all’inizio non pensavo potesse entrare in rapporto con la storia stessa della manifestazione. Sto parlando di Pesaro Film Festival Circus, un vero e proprio Festival a parte dedicato ai bambini con una scelta di film molto interessanti, anche di animazione, in anteprima italiana ed internazionale. Un Festival, dunque, capace di parlare a tutte le fasce di pubblico».

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