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La presentazione di Cosentini in bianco e nero

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7 minuti per la lettura

di FRANCO MICHELE GRECO

COSENZA – Capace di attraversare molti mondi, la fotografia documenta ogni ambito, spaccati di vita, angoli da riscoprire, costruisce racconti per immagini, infatti le vecchie foto ci permettono di conoscere più a fondo una città, di illuminarla con nuova luce.

In questo memorabile viaggio nel tempo fotografico, l’ennesimo di Rino Amato, compaiono luoghi, spazi, personaggi e frammenti curiosi di una Cosenza profondamente cambiata.

Al di là di una certa dose di nostalgia, l’autore ha costruito questo nuovo volume cercando di far capire ai giovani di oggi, attraverso la raccolta di nuovi scatti fotografici, cosa succedeva in quegli anni, perché ci sono periodi che non sono uguali agli altri e gli anni sessanta e settanta sono estremamente particolari.

Infatti, in quei due decenni è successo di tutto e tutto, si pensava allora, potesse succedere, qualsiasi cambiamento, con l’infinita voglia che c’era di rinnovarsi e ricominciare.

Lo stesso concetto di famiglia cambiò rapidamente grazie alle conquiste sociali degli anni sessanta e ai nuovi salari e i cosentini disposero, per la prima volta nella loro storia, di maggior tempo libero, il che consentì loro di scoprire nuovi spazi di socialità, cultura e svago. Icone del tempo erano ancora la Lambretta e la Vespa, mezzi di trasporto ideali per spensierate gite in collina, metafore di libertà, che assursero a simbolo del boom economico di quei meravigliosi anni, con i fotografi cosentini, professionisti o dilettanti, capaci di cogliere l’attimo fuggente.

Le immagini di grande bellezza, a iniziare dalla copertina, “‘U chianariaddru” di Mario Corigliano, hanno il sapore tenerissimo delle foto d’epoca che hanno caratterizzato i precedenti volumi scritti da Rino Amato, che si arricchiscono di nuova linfa nel momento in cui pian piano ci avviciniamo agli anni settanta, suggerendo altri ricordi ricchi di poesia.

Poetiche sono le emozioni di quel tempo, quelle che abbiamo avuto modo di notare nelle reazioni, nei commenti di tanti ammiratori (non solo cosentini), che davanti alle fotografie pubblicate su Facebook, hanno raccontato le loro storie, testimonianze vissute con amore per la propria città e che ci hanno restituito secondo le diverse declinazioni dei loro sentimenti. Sono centinaia le foto riportate “alla luce” che l’autore ha passato in rassegna, per ricordare il passato di Cosenza con lo sguardo sempre rivolto al futuro, tenendo presente ciò che scrive il fotografo svedese Anders Petersen: “Amo la fotografia per il fermo immagine del sentire, il fascino del bianco e nero perchè è il colore del ricordo, realtà che esce dal tempo per fissarsi in una malinconia”.

La passione è stata la molla che ancora una volta ha spinto Rino Amato a fare un lavoro di raccolta e selezione, ogni clic infatti, è memoria collettiva per immagini. Le fotografie, in sostanza, costituiscono una narrazione corale di Cosenza e l’amarcord in bianco e nero di circa vent’anni di fotografie, documenta i cambiamenti socio culturali della città, con immagini che ritraggono vari momenti di vita quotidiana che mettono in risalto, le attività produttive, la celebrazione di feste religiose e cerimonie istituzionali, gli svaghi dei suoi abitanti nel tempo libero, come il calcio e le gite fuori porta.

E poi la vita scolastica con gli enormi banchi di legno e le carte geografiche dell’Italia, scatti che raccontano il passare degli anni anche da un punto di vista delle abitudini e dell’abbigliamento. Ci sono ragazzi con i capelloni, come “impone” la moda del tempo, con i particolarissimi pantaloni a “zampa d’elefante”, o come si diceva allora, alla “Celentano”, tipici degli anni in cui “il molleggiato” era in vetta alle classifiche della “Hit parade”.

A Cosenza è ancora l’epoca delle carrozzelle e dei vetturini, degli autobus che attraversano Corso Mazzini, dei magazzini della Standa e quelli di Bertucci (simboli dell’intensa attività commerciale di una città che lavora e si impegna), delle partite di calcio al campo sportivo “E. Morrone”, del  mercato ortofrutticolo di Via Rivocati, degli acquisti di vestiario dai venditori che hanno le bancarelle a Lungo Crati, degli amori nati ai tavolini dei caffè all’aperto, dei suggestivi viali alberati, delle sale da bigliardo, delle sale cinematografiche, di una “dolce vita” cosentina.

Sono scomparsi negli anni molti negozi, bar, edicole di giornali, marchi storici che ci hanno lasciato insieme ai tanti personaggi che li gestivano; la Cosenza di oggi, grazie anche ai libri di Rino Amato, ha un posto privilegiato per la memoria, per il tempo lento di un cornetto che lievita o di un caffè sorseggiato in un bar con un giornale o un libro accanto. Un percorso affettivo che coinvolge chi quel passato lo ha vissuto e lo ricorda con infinita nostalgia, chi ne ha sentito parlare in un itinerario di memorie condivise le cui tracce oggi sono ancora palpabili.

Le immagini di come eravamo vanno dritte al cuore e rappresentano dunque un punto di riferimento per le nuove generazioni. Recuperare la memoria, o le memorie, è di vitale importanza, soprattutto ora, quando si fa fatica a capire dove stiamo andando: se è forte la radice, minore è il rischio di perdere la bussola, come ricorda un pensiero del poeta contemporaneo messicano Octavio Paz: “La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda. La memoria è un presente che non finisce mai di passare”.

Ma quante Cosenza ci sono nascoste in questa città che ha cambiato “pelle” una volta ogni dieci anni, o anche meno? In questo volume, infatti, ci sono angoli che raccontano ciò che siamo stati, ciò che siamo diventati.  

E le foto d’epoca con i vecchi marciapiedi, le pensiline dei bus sul Corso, sollecitano riflessioni sullo straordinario mutamento sociale della città, come il ricordo dei raduni giovanili a Palazzo degli Uffici e a Via Arabia e che raccontano, anch’essi, le lotte studentesche del sessantotto e degli anni immediatamente successivi, le nuove tendenze, originali o mutuate da oltre oceano.

Restano indelebili nella memoria collettiva, le battaglie per avere l’università in Calabria, la vita politica di quel tempo con le sedi dei partiti sempre affollate e dove veicolavano idee e ambizioni nuove, le manifestazioni di piazza, le folle immense ai comizi dei leader politici. Ma gli anni sessanta furono anche anni di contestazioni, rivendicazioni operaie, scioperi, scontri violenti. Iniziò quella che l’intera nazione avrebbe conosciuto come la strategia della tensione, una stagione buia che per molto tempo avrebbe modificato non solo la politica ma anche la vita di semplici cittadini.

La contestazione giovanile, tra l’altro, era resa più forte anche dalla musica, la stagione dei cantautori, cosiddetti “impegnati”, con testi che si allontanano dalle espressioni melodiche del passato; in quegli anni furono realizzati dischi che restano pietre miliari del rock e gli artisti non si limitavano a predicare il cambiamento, ne facevano anche uno stile di vita. Sono anni rivoluzionari, simbolo di libertà, di trasgressione, ricchi di icone intramontabili, capaci di creare un mix di culture, tendenze e modi di espressione ineguagliabili. Scrive Rino Amato: “Ho voluto aprire questo secondo volume con spaccati di euforia giovanile nel nuovo mondo rock che, diradando definitivamente le nubi del dopoguerra, si affacciava al boom economico di quei mitici anni sessanta e settanta”.

Gli anni settanta, esattamente come il decennio precedente, sono stati anni assolutamente rivoluzionari e determinanti per il proseguimento di quella grande svolta economica e sociale che ci avrebbe proiettato negli ottanta. Sono anni storici in ambito musicale e comunicativo: si balla la disco music, nascono le prime radio libere  che cambiano il mondo della comunicazione radiofonica e si ascoltano i grandi miti del rock: Pink Floyd, Led Zeppelin, Genesis e tanti altri. Un’ondata musicale di così grande intensità e creatività che non avrà eguali negli ultimi sessant’anni.

Ecco, questo è il contesto che ruota attorno alla Cosenza raccontata in questo nuovo volume, una città che cambia “pelle”, che diventa più interessante, che conquista spazi per tutti attraverso una nuova filosofia urbana. Più stimolante, meno stimolante, più colta, meno colta, più vivibile, meno vivibile, lo lasciamo giudicare alle nuove generazioni. Infatti l’uscita di questo libro segna l’inizio di un cammino all’insegna dell’“inseguir bellezza” cominciando da alcuni temi a noi più cari, la lettura la scrittura, la musica, il potere narrativo delle fotografie, l’amore sconfinato per la nostra città. L’obiettivo dell’autore, infatti, è quello di riproporre una Cosenza viva e in fermento che si augura, e ci auguriamo tutti, possa essere di buon auspicio per il prossimo futuro.

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