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Mario Dodaro

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CASTROLIBERO (COSENZA) – “Mario Dodaro. Memoria viva”. La fondazione che porta il nome dell’imprenditore ucciso a Castrolibero il 18 dicembre del 1982, ha organizzato un incontro nel giorno del suo ottantesimo compleanno, per ricordarlo insieme a tutte le persone che lo hanno conosciuto e che conservano ancora di lui l’immagine di una persona disponibile, operosa, sempre pronta a dare aiuto e sostegno soprattutto alle persone più deboli.

“Parlando con un amico di infanzia – spiega Antonella, la figlia di Mario Dodaro – mi fece riflettere sull’importanza di ricordare le persone care nel giorno in cui nascono e non solo in quello in cui muoiono. E dato che mio padre è ancora molto vivo sia nei nostri ricordi che in quelli dell’intera comunità, abbiamo deciso di essere con lui, tutti insieme, nel giorno in cui avrebbe raggiunto un traguardo importante, i suoi 80 anni. Se fosse ancora tra noi, di certo gli avremmo fatto una grande festa e abbiamo pensato che era giusto ricordarlo in maniera semplice, insieme alle persone che papà avrebbe voluto intorno”.

L’iniziativa si svolgerà oggi, con inizio alle 18, nel MediaCenter del Quotidiano del Sud. Il programma prevede, oltre alla proiezione di un documentario sulla vita dell’imprenditore, due monologhi dell’attrice Annalisa Insardà, “L’attesa” e “Orgoglio e vergogna”, e delle riflessioni sul valore della memoria e dell’impegno sul fronte della legalità. La vita di Mario Dodaro, attraverso i segni che ha lasciato all’interno della sua comunità, rimane un esempio di grande valore e la sua morte appare, ancora oggi, una grande e grave perdita.

L’imprenditore fu ucciso una sera di dicembre mentre rientrava a casa dopo un’intensa giornata di lavoro. Aveva appena bussato al citofono e i suoi figli Francesco e Antonella erano scesi per andargli incontro, ma fecero appena in tempo a vederlo ferito, in una pozza di sangue. Dodaro morirà poco tempo dopo durante il trasporto in ospedale. Nei giorni precedenti, a più riprese, esponenti della criminalità organizzata cosentina si erano recati all’interno del suo salumificio per chiedergli di pagare la tangente.

Dodaro ha sempre opposto una ferma resistenza a quelle richieste perché voleva continuare a sentirsi un uomo libero e rispondeva con convinzione che era pronto ad offrire un posto di lavoro, se necessario, ma soldi rubati al suo impegno quotidiano e a quello dei suoi collaboratori, non era disposto a darli. A nessuno. Nemmeno a chi, per intimorirlo, continuava a ripetergli che a Cosenza “comandavano loro”. Dodaro aveva costruito il suo successo imprenditoriale sul duro lavoro iniziato quando aveva appena sette anni e sulla costruzione di legami forti con i suoi collaboratori che considerava persone di famiglia.

La sua improvvisa morte, a soli 43 anni, ha destato grande commozione nell’intera comunità anche e soprattutto per le sue qualità umane. L’imprenditore, oltre alla sua azienda, aveva molti altri interessi che coltivava con lo stesso impegno con il quale curava la sua azienda. Aveva perfino ricoperto il ruolo di vicepresidente del Cosenza Calcio e a Castrolibero aveva dato vita a una società per piccoli calciatori che seguiva con particolare attenzione. Per un periodo di tempo si era avvicinato anche alla politica diventando consigliere comunale per ben due legislature. Anche questo impegno lo viveva come servizio e come opportunità di cambiamento per il territorio. Tutte le sue azioni erano mirate a creare nuove possibilità soprattutto per le fasce più deboli della popolazione.

Lo testimoniano tante persone che ancora oggi ricordano con profonda commozione la sua umanità e la sua concreta disponibilità. Mario Dodaro era l’esempio di imprenditore intraprendente e illuminato che dava grande importanza alle relazioni umane. La stima e la fiducia reciproche erano per lui, la base di partenza per ogni rapporto lavorativo. Ma la sua ascesa, e l’impronta che riusciva a dare ad ogni iniziativa, se da un lato producevano azioni positive, dall’altra richiamavano su di lui le attenzioni negative della criminalità.

E in un periodo molto felice della sua vita, in cui aveva da poco acquistato un prosciuttificio a Parma, ma soprattutto stava per diventare padre per la terza volta, la sua vita è stata spezzata da tre colpi di pistola. Ciò che oggi rimane della sua opera è fortemente impresso nella memoria dei suoi familiari che hanno continuato a portare avanti le sue iniziative imprenditoriali e in quella di tutte le persone che lo hanno conosciuto e che della sua vita hanno tratto insegnamento.

Mario Dodaro per questo è ancora oggi memoria viva perché continua a produrre profonde riflessioni che trovano il sostegno di tutti coloro che come lui, percorrono strade di legalità e di giustizia sociale perché è nel suo esempio che è racchiusa la sua storia.

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