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Lo "sbaraccamento" del teatro Franz

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COSENZA – Quando l’assembramento si chiamava socialità, c’era un luogo a Cosenza, anzi a Cosenza vecchia o meglio a Cosenza vecchio, che pulsava di vita. Oggi ne parliamo purtroppo al passato perché quel luogo, il Franz Teatro, si sta svuotando, lasciando da qualche giorno una voragine nel quartiere Portapiana. E, di conseguenza, nel centro storico oltre che più in generale in tutta la città.

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Il Franz – nato col nuovo millennio in ricordo dell’amico Franz Marcelletti morto nel dicembre 1994, poi intitolato anche a Rossella Oliverio, una delle attrici di punta del rinato Gruppottanta – ha vissuto per due decenni solo grazie al tesseramento, senza alcun finanziamento pubblico, senza il famoso “cappello in mano” teso nelle umilianti questue lungo i corridoi assessorili: nei decenni dell’impoverimento del teatro pubblico ha proposto cartelloni tra prosa e musica (e poi anche rassegne di cinema) ispirati ai nuovi linguaggi, al vernacolo come espediente mai macchiettistico o folklorico, ai testi “politici” nel senso più alto del termine (una delle ultime produzioni è “La generazione desaparecida. Il volo di Angela” sugli anni della dittatura argentina e sui desaparecidos tra cui la coraggiosa calabrese Angela Aieta di Fuscaldo).

Non solo: ha sempre puntato sulle più belle menti del teatro e in generale dell’arte cosentina e calabrese, che qui hanno trovato il calore di un pubblico a ridosso del mini-palco e della formula taralucci&vino officiata letteralmente a fine serata.

Ora il Franz teatro paga un riflusso ancora più desolante di quello di fine Settanta-inizio Ottanta, legato com’è a una emergenza pandemica più che al ripiegamento nel privato dopo gli anni dell’impegno politico.

Una militanza che nel caso del Gruppottanta rappresenta – stavolta il tempo può rimanere al presente perché un patrimonio sociale e culturale non si può sbianchettare con il lucchetto a una sede – il dna stesso del collettivo teatrale: nel 1970 un gruppo di ragazzi di sinistra pensò che il Canzoniere politico portato nelle piazze del più sperduto paese della Calabria più profonda fosse rivoluzionario almeno quanto un corteo di piazza o un attivo di partito.

Poi le adesioni aumentarono, le produzioni anche, non mancarono strappi e rotture. Ritorni e strade che alla fine si ricongiunsero dopo essersi divise.

In queste ore si sta celebrando il triste rito dello “sbaraccamento”: gli impianti e la strumentazione rivivranno in altri piccoli anfratti di arte, i memorabilia che dovevano diventare una mostra a Villa Rendano sono stati salvati, le poltroncine il legno che furono del Morelli si preparano a una terza vita.

«Appena ci sarà data la possibilità di un incontro ravvicinato, organizzeremo un evento pubblico speciale per un congedo alla grande, celebrando nel contempo i 20 anni di attività del Franz e i 50 del Gruppottanta», comunicava il gruppo sui social più di un anno fa. Ora che la sede è davvero vuota o quasi, non resta che aspettarlo, questo evento: per tornare a socializzare senza paura di assembramenti, e magari preparandosi all’annuncio di una nuova partenza, la terza, come quel “Ci siamo tutti” che nel giugno 1995 fece ritrovare sul palco del Rendano gli splendidi quarantenni che volevano cambiare il mondo: e fino a qualche mese fa hanno cambiato in meglio Cosenza.

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