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Una bombilla di mate

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COSENZA – Per tanti calabresi ha l’odore e il sapore della famiglia. L’infuso di yerba mate porta con sé il ricordo di quelle estati in cui ci si ricongiungeva con zii e parenti emigrati in Argentina e che, una volta a casa, nel loro borgo natale, condividevano il rito del mate con i propri cari.

C’è però un luogo in Calabria in cui il mate non ha nulla di esotico e straniero, ma è parte della vita quotidiana. È Lungro, piccolo centro arbëreshë sul Pollino.

Qui ogni famiglia in cucina, accanto al caminetto o ai fornelli, ha sempre pronta la ciculatèra per scaldare l’acqua che servirà per il mate.

«Quello di Lungro per il mate è stato amore a prima vista» dice Anna Stratigò, artista lungrese che qualche anno fa ha composto una canzone dedicata all’infuso sudamericano e ha fatto conoscere a tutti la “piccola Argentina” del Pollino.

«Il mate è arrivato a fine ‘800. I nostri emigrati ricevevano da qui pacchi di salsiccia e soppressata e ricambiavano con altri doni, tra cui la yerba mate. È piaciuta subito e ha preso a diffondersi di famiglia in famiglia. Oggi non c’è nessuno qui, originario del posto, che non lo prepari e non lo beva. Ma è del rito che la mia comunità si è poi davvero innamorata, quando lo ha visto fare agli emigrati che rientravano. Perché Lungro è da sempre luogo di integrazione e adotta tutto ciò che è pratica di socialità» racconta Anna Stratigò.

Il mate non si beve in piedi, di fretta, mentre si scorre la bacheca di Facebook o si guarda la tv. Il rito del mate, il riti matit, è condivisione. Lo si beve seduti insieme, in cerchio, dallo stesso recipiente – in Argentina è chiamato mate, a Lungro kungulo, e si ricava da piccole zucche – e dalla stessa cannuccia (la bombilla). Si aspetta il proprio turno e guai ad alzarsi prima.

«Se succede, la persona che sta preparando e servendo il mate smette subito di farlo – spiega Anna Stratigò – Oggi il rito tradizionale si osserva più a Lungro che in Argentina, dove ormai si vede bere il mate anche in piedi sul bus. Da noi il mate è innanzitutto il rito, ancor prima dell’infuso».

Al mate Lungro dedica da ormai sette anni anche una festa, che si tiene il primo agosto. E il centro arbëreshë è anche sede della Casa del Mate, unica realtà in Europa, ospitata nel palazzo di famiglia di Anna Stratigò. «La mia è stata sempre una casa aperta a tutti, dove si veniva a qualunque ora a prendere il mate. Fa parte dei ricordi di tanti qui – racconta ancora Anna Stratigò – Io al mate devo tanto. Devo una parte della mia formazione e anche del rapporto con la mia famiglia. Seduti in cerchio a bere il mate la famiglia si riuniva e condivideva».

Sono tanti gli aneddoti che il mate si porta con sé. «Ho conosciuto un mio concittadino che era emigrato in Argentina a 14 anni, nel ‘28. I genitori lo avevano seguito una decina di anni più tardi. Mi ha raccontato che la madre si era portata da qui tutto l’occorrente per fare il mate. La ciculatèra, il kungulo… Ci pensa? Da Lungro li aveva portati in Argentina, temeva di non trovarli».

A Lungro si coltivano anche le zucchette da cui ricavare il kungulo. «Prima arrivavano dall’Argentina, spediti dai parenti insieme alla yerba per preparare l’infuso. Poi durante la seconda guerra mondiale le spedizioni si fecero meno frequenti. Finito il conflitto, le famiglie di Lungro chiesero i semi per coltivare le zucchette qui: così non sarebbero più rimasti senza! Oggi in tutti i negozi si trovano i kunguli, naturalmente, ma tante famiglie preferiscono ancora farli da sé, a mano. Quello che regalai al Papa, quando venne a Castrovillari, lo avevo realizzato io» racconta Anna Stratigò. E insieme ai semi, gli abitanti di Lungro si organizzarono per portare la yerba mate nei negozi. «Veniva importata dal Sud America, arrivava a Genova e da lì a Castrovillari dove c’era lo spaccio solo per Lungro. Una volta i carabinieri contattarono l’importatore per capire cos’era quell’erba insolita, che si smerciava in grande quantità».

Ancora oggi la yerba mate viene importata. «Per ora è difficile ottenere i semi autentici – dice Anna Stratigò – Ma io non demordo. Sarà il nostro prossimo obiettivo: coltivare a Lungro anche la yerba mate».

MATEANDO 2021 – 1 AGOSTO LUNGRO

Ore 11, palazzo Bavasso (Piazza della Cattedrale): conferenza stampa di presentazione dell’evento con Vittoria Maradei, vice presidente dell’Associazione culturale Bavasso, Giuseppino Santoianni, sindaco di Lungro, Anna Stratigò, presidente dell’associazione organizzatrice Officina della Musica. Intervengono Edgardo Giordani, docente di Arboricoltura generale presso l’Università di Firenze e membro della Red de Cientificos Argentinos en Italia, Demetrio Crucitti, già direttore Rai Calabria, e in remoto dall’Argentina, Diego Chifarelli, docente Facultad de Ciencias Forestales – Universidad Nacional de Misiones.

Ore 21, centro storico – Piazza 16 luglio 1859 (vico dei Mille): proiezione di Nik Aiello con video inediti sul  Carnevale di Lungro anni ‘70-‘80 (protagonista la Tarantella).

Ore 22, piazza 16 luglio 1859: La canzone del Mate (Kenga e Matit) cantata, da una bimba che ha vinto la selezione; Now (Naples Open World ) in concerto: Rossella Rizzaro (voce), Marco Gesualdi (chitarra), Guido Russo (contrabbasso), Enrico del Gaudio (batteria e percussioni); i Tangueri di Calabria Tango (direzione artistica del maestro Ciccio Aiello) e tanta Comicità con L’Officina della Musica.

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