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Raffaella Carrà e, alle sue spalle in nero, Simona Ammirato

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COSENZA – «Ho la pelle d’oca, sono sconvolta». Simona Ammirato, ex ballerina e coreografa cosentina, stenta a credere alla notizia della morte di Raffaella Carrà (LEGGI), scomparsa oggi a Roma all’età di 78 anni.

Per almeno un decennio Simona e Raffaella hanno vissuto in simbiosi. Fu la grande Regina della televisione italiana a darle fiducia agli inizi degli anni Novanta.

Accolse la giovane ballerina calabrese e le diede un ruolo di grande responsabilità all’interno del suo corpo di ballo. «Ho appena sentito Stefano Forti (responsabile delle coreografie), in pochi sapevano della sua lunga malattia. Era una persona molto riservata».

UN RAPPORTO STRETTISSIMO

Simona Ammirato arriva a Roma e subito comincia a lavorare con la Carrà. «Ho iniziato con Raffaella nel 1990 con “Ricomincio da due” – racconta Simona –, poi dal ’95 con “Carramba! Che sorpresa” fino al 2000. Ero assistente alle coreografie e facevo parte del corpo di ballo. Avevamo un rapporto straordinario, curavo tutti i suoi balletti».

«Tutti gli ospiti passavano sempre prima dalla sala prove con me per imparare le coreografie che avevamo studiato con Raffaella prima», ricorda. «Lei le approvava e poi io le insegnavo agli ospiti. Solo il pomeriggio della prova generale provavamo tutti insieme. Lei supervisionava tutto, ma ho avuto l’onore di avere la sua fiducia totale. E pretendeva di avermi sempre a portata di sguardo».

Il duetto con Funari curato da Simona Ammirato

RAFFAELLA E LA SUPERSTIZIONE

Squadra che vince non si cambia. E allora, dopo i primi successi nel rapporto lavorativo con Simona, i “privilegi” di cui godeva la ballerina calabrese sono confermati negli anni. Anche perché Raffaella «era molto superstiziosa. Solo io potevo prendere in mano la famosa cartellina».

Ma la scaramanzia non si ferma qui: «Non pronunciava mai il numero 17 e poi, prima di iniziare il programma, Raffaella controllava sempre che non ci fosse nessuno nel pubblico vestito di viola». Accadde, per esempio, con la moglie di Danny Quinn. «La vide in prima fila. Fermò tutto e pretese di farle cambiare l’abito».

«UNA GRANDISSIMA PROFESSIONISTA»

Superstiziosa sì, ma soprattutto perfezionista. «Entrava in scena molto prima dell’inizio del programma, che era rigorosamente in diretta. Non aveva bisogno di leggere nulla, conduceva sempre a memoria. Era tutto curato nei minimi dettagli».

SImona Ammirato e Raoul Bova

E le sorprese di Carramba? «Si sente dire spesso che non fossero vere. Posso testimoniare che lo erano. Anzi, a volte capitava che qualcuno provasse a combinarle. Quando se ne accorgeva Raffaella mandava tutto a monte. Perché, in ogni caso, era sempre pronta una “sorpresa” di riserva».

IL TRESSETTE CON MONDAINI E RICCIARELLI

Non saltava mai, invece, il tressette a casa Carrà. «Era una sua grandissima passione ed era bravissima. Il famoso trio del tressette lo formava con Katia Ricciarelli e Sandra Mondaini. Poi giocava spesso anche Sandro Ciotti e, ovviamente, Sergio Japino».

«CI DIFENDEVA SEMPRE»

La televisione e la Rai, per donne giovani e belle, poteva diventare un luogo pericoloso, specie in negli anni Novanta. «Ma noi eravamo con lei – sottolinea Simona –. Nessuno si è mai permesso di farci un complimento, la rispettavano troppo. Con Raffaella si lavorava come in un collegio: donne da una parte e uomini dall’altra. E ci difendeva in tutti i modi. Se arrivava qualcuno a chiedere di me, interveniva lei. Era come una mamma in una grande famiglia. Una professionista enorme, come forse non ce ne sono più».

Un’altra coreografia realizzata da Simona Ammirato
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