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GLI APPALTI pubblici piemontesi erano una torta che faceva gola ai clan della ‘ndrangheta calabrese. E una cosca in particolare aveva provato ad allungare le mani anche sulla Tav. 

E’ uno degli elementi emersi nelle indagini dell’operazione San Michele dei carabinieri del Ros che questa mattina hanno eseguito 20 misure cautelari nei confronti dell’articolazione piemontese riconducibile alla cosca Greco di San Mauro Marchesato (Crotone). 

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L’IMPRENDITORE CATANZARESE CHE PRENDEVA GLI APPALTI – Secondo le indagini coordinate dalla Dda, il sodalizio mafioso era attivo in diversi settori imprenditoriali tra cui la gestione di attività commerciali e della distribuzione alimentare, di lavori pubblici e privati, di gestione di servizi per Amministrazioni Pubbliche e società private, tra i quali lo smaltimento rifiuti, la manutenzione stradale ed altri. Tra questi interessi, già nella prima fase dell’indagine, erano emersi quelli facenti capo all’imprenditore catanzarese Giovanni Toro, già arrestato dal Ros nel marzo 2013 e colpito anche dall’odierno provvedimento cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa. Toro, attraverso le sue società ed avvalendosi della complicità di altri imprenditori del settore, era già riuscito ad ottenere ingenti commesse lavorative, tra cui i lavori in subappalto per la ristrutturazione della galleria A32 Prapontin (tratta Torino – Bardonecchia) e le opere di pulizia e sgombero neve della stessa arteria autostradale e dell’aeroporto torinese di Caselle. 

L’ALLARME INFILTRAZIONI NEI LAVORI PER LA TAC – Dalle attività investigative è emerso come, avvalendosi di una cava con annesso impianto di frantumazione collocata in Val di Susa e gestita da Toro, il sodalizio ‘ndranghetista avesse manifestato l’interesse ad infiltrarsi nei lavori di realizzazione della Tav, per le ingenti commesse che riteneva di poter ottenere. Progetto stroncato dalle indagini dei militari.

LA COSCA ASSUME UN INVESTIGATORE PRIVATO – Per cercare di controllare le indagini delle forze dell’ordine, la cosca aveva assoldato anche un investigatore privato. L’uomo, Giovanni Ardis di Beinasco, comune alle porte di Torino, è stato arrestato. Indagati a piede libero un vigile urbano in servizio presso la Procura di Torino e un carabiniere in servizio a Beinasco.

I due indagati erano in contatto con l’investigatore privato e sono indagati per rivelazione di segreti d’ufficio, con l’aggravante per il solo vigile urbano della finalità mafiosa.
Il carabiniere non era infatti al corrente dei contatti tra l’investigatore privato e i malavitosi e gli forniva informazioni a titolo di amicizia.

 

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