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‘Ndrangheta, raffica di interdittive antimafia in Emilia

CUTRO – Supereranno il centinaio, entro la fine dell’anno, le interdittive antimafia nella provincia di Reggio Emilia, epicentro di una filiale della super cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri, quella oggetto del processo più grande, per numero di imputati, mai celebrato al Nord Italia.

Fioccano i provvedimenti spia delle infiltrazioni mafiose nell’economia nella terra meta dell’esodo di migliaia di cutresi emigrati, ma anche di affiliati di una super cosca che secondo i giudici che hanno emesso la maxi sentenza Aemilia era stata in grado di “colonizzare” una delle aree più produttive del Paese.

Dalle 17 interdittive del 2020 alle 38 del 2021 al dato del 2022 che, da quanto è stato possibile apprendere, sarà a tre cifre. Ma la Prefettura di Reggio Emilia sta anche negando iscrizioni alle white list; una delle ultime riguarda l’azienda di Tommaso Manfreda, originario di Cutro, titolare di un’impresa di costruzioni e ristrutturazioni ma anche assessore ai Lavori pubblici del Comune di Casina.

Di interdittive si era tornato a parlare nei giorni scorsi poiché durante una trasferta emiliana il candidato a sindaco di Cutro Antonio Ceraso, che nelle settimane successive sarebbe stato eletto – era il solo rimasto in campo dopo la ricusazione delle due liste avversarie – aveva affermato che talvolta vengono emesse sulla base di lontane parentele, così innescando una serie di reazioni indignate, tra le quali quelle della Cgil, dell’Anci, del presidente della Provincia di Reggio Emilia. È insorta anche la giornalista Sabrina Pignedoli, parte civile nel processo Aemilia e vittima della strategia mediatica del clan che tentava di porre un freno alle interdittive dell’ex prefetta Antonella De Miro che colpivano le imprese di riferimento dell’organizzazione criminale.

In quella fase i plenipotenziari della super cosca erano alla ricerca di referenti istituzionali per stringere un patto al fine di fermare la prefetta di ferro che, proprio per i meriti acquisiti sul campo contro la super associazione mafiosa cutrese, venne promossa a Palermo.

Ma, dopo il maxi processo che ha azzerato boss e gregari stanziati in Emilia infliggendo pene per sette secoli di carcere, le nuove leve di un clan che dispone ancora di liquidità ingenti si sono rimesse all’opera reinvestendo i soldi sporchi nell’economia apparentemente legale, come dimostrerebbe l’escalation di interdittive firmate dal prefetto reggiano Iolanda Rolli.

Tant’è che durante la pandemia, nonostante la stagnazione economica registratasi in due anni, le interdittive sono più che triplicate. Se si spulcia la mappa delle interdittive contenuta nell’ultima relazione della Dia, che analizza il secondo semestre 2021, l’Emilia era, con 55 provvedimenti, la terza regione, subito dopo la Calabria e la Sicilia. Un dato che però è superato dalle nuove emergenze.

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