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Il 72% delle interdittive colpisce la ‘ndrangheta fuori regione, Calabria quarta con la metà di provvedimenti rispetto all’Emilia


La Calabria è quarta nella classifica delle interdittive antimafia, provvedimento spia dell’infiltrazione mafiosa nell’economia. Ma il 72% delle interdittive che hanno riguardato la ‘ndrangheta sono state emesse fuori dalla regione di origine. Un sintomo della capacità di infiltrazione della ‘ndrangheta, come emerge dalla relazione della Dia sull’attività svolta nel 2024. Dai dati risulta che l’86% dei provvedimenti amministrativi antimafia ha riguardato le organizzazioni criminali.

In testa c’è la Campania, con 241 provvedimenti in un anno, al secondo posto la Sicilia con 116, ma subito dopo c’è l’Emilia Romagna con 109, quasi il doppio della Calabria che è soltanto quarta. Il numero dei provvedimenti interdittivi emanati nel 2024 (764) ha segnato un incremento del 13,19% rispetto al valore registrato nell’anno precedente (675). In particolare, il dato emiliano va letto in rapporto al radicamento della ‘ndrangheta di matrice cutrese, già accertato dal maxi processo Aemilia e dalle successive inchieste sulle filiali della cosca Grande Aracri di Cutro che hanno “colonizzato” la regione rossa.

INTERDITTIVE IN EMILIA

In Emilia, da 107 provvedimenti interdittivi emessi nel 2024 è emerso il «pericolo di infiltrazione e/o di condizionamento prevalentemente nei settori dell’edilizia, dei trasporti, della distribuzione di energia e dei servizi di lavanderia ad opera di sodalizi ‘ndranghetisti di origine cutrese». Colpite anche imprese di riferimento del clan dei Casalesi e della famiglia mafiosa di Carini.

INTERDITTIVE IN CALABRIA

Quasi il doppio dei provvedimenti adottati in Calabria. Dove le 69 interdittive emesse nel 2024 hanno riguardato operatori dei settori agroalimentare, del commercio all’ingrosso di prodotti da forno e dolciumi, del commercio al dettaglio di carni, della coltivazione di frutti oleosi e agrumi, della produzione di panetteria, dell’edilizia, della locazione immobiliare, del turismo e della ristorazione, dell’estrazione di ghiaia e argille, dei ricambi e delle manutenzioni, del noleggio di autovetture, del trasporto delle merci e altro.

APPALTI PUBBLICI

«L’infiltrazione della ‘ndrangheta nel settore degli appalti pubblici e nel rilascio di autorizzazioni, licenze e concessioni è sempre più concreta e articolata», è l’allarme della Dia. «Le cosche hanno evidenziato un crescente interesse nel controllo delle grandi opere pubbliche – rileva il report – e nella gestione delle risorse economiche degli enti locali, come nel caso delle aziende ospedaliere o dei servizi di raccolta rifiuti».

La Dia ha svolto approfondimenti specifici sull’esecuzione diretta dei lavori pubblici e sulle diverse attività collegate, concludendo 1.980 monitoraggi antimafia nei confronti di altrettante imprese e 22.949 approfondimenti sulle persone fisiche. Gli accessi eseguiti hanno interessato 200 cantieri con il controllo di 4.364 persone fisiche, 1.157 imprese e 2.345 mezzi d’opera.

PONTE SOTTO LA LENTE

Sotto la lente anche gli appalti per il Ponte sullo Stretto. «Siamo pronti a svolgere l’attività di prevenzione che sarà decisa dagli organi istituzionali. Abbiamo già un background molto importante di esperienza, di capacità, di risorse», ha detto il direttore della Dia, Michele Carbone. 

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