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LOCRI (RC) – Francesco Oliva è stato ordinato vescovo di Locri-Gerace nel corso della cerimonia di ordinazione e insediamento svoltasi nel pomeriggio nella Cattedrale di Gerace. E’ il settantatreesimo vescovo della diocesi. L’ordinazione è avvenuta con l’imposizione delle mani da parte del segretario generale della Cei, nonché vescovo di Cassano allo Ionio, Nunzio Galantino, del quale Oliva era vicario fino alla nomina a vescovo da parte di Papa Francesco del 5 maggio scorso (LEGGI)

Oliva subentra a Giuseppe Fiorini Morosini che dallo scorso settembre è diventato arcivescovo metropolita di Reggio Calabria (LEGGI). Dopo una veglia di preghiera tenutasi ieri sera nel duomo di Locri, Oliva, stamani, prima di essere ordinato vescovo, ha celebrato messa nel carcere di Locri e nel pomeriggio, accolto da un picchetto d’onore dei carabinieri in alta uniforme, ha fatto il suo ingresso in cattedrale per l’ordinazione. Alla cerimonia, presieduta da mons. Galantino, hanno partecipato l’arcivescovo di Campobasso Giancarlo Bregantini, vescovo di Locri per quasi 14 anni – dal 1994 al 2008 – accolto dai fedeli con un applauso scrosciante, il presidente della Conferenza episcopale calabra Salvatore Nunnari, l’arcivescovo di Reggio Fiorini Morosini ed il vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, Francesco Milito. 
La precedente ordinazione in cattedrale, a Gerace, risale al 1913. 
 
«Mi affido alla vostra comprensione – ha detto Oliva – provengo da una lunga esperienza pastorale in parrocchia. Stavo imparando ad essere parroco quando Papa Francesco mi ha chiamato a questa missione. Non era nelle mie attese. Ora devo imparare ad essere vescovo. Non sarà facile. Vi chiedo di avere pazienza con me e di pregare senza stancarvi per la nostra chiesa. Conto di avere sacerdoti da intendersi come operai a tempo pieno e non come funzionari o professionisti del sacro part time. No agli individualismi ed al soggettivismo».
 
Inoltre Oliva ha invitato tutti i fedeli «ad avere occhi sul mondo, divenendo modelli di coerenza, di rettitudine morale e di legalità. Nessuna collusione con organizzazioni che nulla hanno a che vedere con il vangelo e con la carità. No alla corruzione – ha aggiunto – non solo a parole ma anche nei fatti visto che non è possibile né tollerabile che dei cristiani possano essere collusi col malaffare, l’illegalità e la corruzione».
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