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REGGIO CALABRIA – Sono i collaboratori di giustizia a consentire una conoscenza «fondamentale per combattere le mafie; senza il loro contributo avremmo una immagine parcellizzata» della criminalità organizzata. Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho intervenendo alla trasmissione “Radio anch’io”. Una discussione incentrata sulla situazione dei collaboratori, con gli interventi anche del vice ministro dell’Interno, Filippo Bubbico, e del componente della Commissione parlamentare antimafia, il deputato del Pd Davide Mattiello. 

Secondo il procuratore di Reggio, «la ‘ndrangheta è una organizzazione radicata sul territorio da oltre 30 anni e poggia su una cultura alla base della quale c’è un sentimento di anti Stato che al tempo stesso, però, le consente di legare rapporti con rappresentanti delle istituzioni. Dispone di una ricchezza enorme grazie al traffico internazionale di droga ed ha sul territorio una struttura organizzata ma fondata su regole arcaiche. La camorra, invece, è strutturata sul modello dell’organizzazione specifica. I casalesi, ad esempio, hanno una mentalità imprenditoriale con l’inserimento negli appalti e quindi da questo punto di vista – ha concluso – è simile alla ‘ndrangheta pur non avendo alle spalle una cultura arcaica».

Nel corso della trasmissione è stata mandata in onda un’intervista al collaboratore di giustizia di ‘ndrangheta Luigi Bonaventura che ha lamentato una serie di inefficienze nel programma di protezione. Il vice ministro Bubbico ha, quindi, evidenziato che «i collaboratori al momento sono 1.158 insieme a 4.496 familiari e sono valutati dalle Dda e dalla Dna e per essere protetti devono osservare una serie di regole che garantiscono la loro tutela». Rispetto a Bonaventura ha aggiunto: «Questo signore ha parlato di tanti fatti che non devono essere conosciuti perché si parla di persone oggetto di fattori di rischio. Tutte le situazioni sono esaminate con grande attenzione, con coscienza e consapevolezza dal Servizio centrale di protezione e dai Nuclei operativi di protezione che scrupolosamente fanno il loro dovere. E qualora vi fossero anomalie, l’Italia è un Paese in cui ci sono gli strumenti per correggere anche le patologie. Non si può sparare nel mucchio».

Mattiello, invece, ha annunciato che la Commissione parlamentare antimafia proporrà una legge dedicata ai testimoni di giustizia dal momento che «in Italia non esiste ancora» perché c’è soltanto quella sui collaboratori».

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