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SOVERIA MANNELLI (CZ) – A Mattia (nome di fantasia), un bimbo di due anni e mezzo, è andata bene dopo aver rischiato la vita per colpa di una caramella gommosa ingoiata e attaccatasi alla trachea. Una svista e il piccolo si trova con quel dolcetto in mano che ingoia in modo maldestro, ci si mette poco a comprendere quello che potrebbe accadere e i genitori volano al pronto soccorso con Mattia semicosciente, con gli occhi sbarrati e le manine bluastre per la carenza di ossigeno. Al pronto soccorso tutto si svolge con molta rapidità e il medico, ma soprattutto un infermiere, Emilio Pane riescono a far muovere la caramella e far sì che uno spiraglio d’aria possa passare per le vie aeree. 

Il bambino gradualmente prende conoscenza e incomincia a respirare. I medici temono che la mancanza di ossigenazione possa aver provocato eventuali danni e chiamano l’elisoccorso che arriva immediatamente e trasporta il piccolo all’ospedale di Cosenza, dove dopo accertamenti escludono complicazioni. Tutto a dimostrare come la rete dell’emergenza abbia funzionato al meglio e come sia indispensabile la presenza del Pronto Soccorso nel territorio. Oggi i genitori ringraziano apertamente tutti gli operatori per quanto fatto attraverso le loro conclusioni: «La vicenda di cui siamo stati nostro malgrado protagonisti impone subito alla coscienza di tutta la collettività, ma soprattutto di chi ci amministra, una domanda: È più importante la vita di un bambino o la salvaguardia di una macchina burocratica e amministrativa che riesce a produrre solo sprechi e malaffare?». 

E ancora continuano i genitori: «Se il dissennato piano di tagli della già malconcia sanità regionale si fosse spinto solo un pelo più in là a questo punto nostro figlio non sarebbe più stato con noi e saremmo stati qui a chiederci come sia possibile morire a due anni e mezzo perché l’ospedale più vicino è solo a trenta chilometri di curve da casa tua». Soddisfatto anche il presidente del Comitato civico che difende l’ospedale, Antonio Maida, che ci tiene a rimarcare che casi come questi dimostrano la valenza di tutte le battaglie condotte ininterrottamente in otto anni per l’ospedale.

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