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CATANZARO – La partita di calcio non disputata fra Guardavalle e Acri, per il ritiro di quest’ultima società, oltre che un’eventuale appendice di giustizia sportiva, avrà certamente un’appendice giudiziaria, perché la procura della Repubblica di Catanzaro ha aperto un fascicolo sui fatti che sarebbero accaduti prima della gara del campionato d’eccellenza calabrese, all’origine della clamorosa decisone dell’Acri. L’inchiesta è stata avviata dopo che la notizia è apparsa sulla stampa, giornali nazionali compresi. 

L’ACCUSA: HANNO PICCHIATO UNO DEI NOSTRI

«La procura della Repubblica ha aperto un fascicolo – ha dichiarato il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri – a seguito della grave notizia descritta dalla stampa. In questi casi è doveroso procedere d’ufficio per l’accertamento dei fatti, aldilà di eventuali denunce di parte». Su proposta dell’aggiunto, il procuratore capo di Catanzaro, Vincenzo Lombardo, ha assegnato l’indagine al pm di turno, Fabiana Rapino, che ora coordinerà l’attività investigativa sulla presunta aggressione.

LE TESI DELLE DUE SOCIETA’ SPORTIVE

Come prima cosa, verosimilmente, saranno convocati, per essere sentiti dagli inquirenti, il dirigente dell’Acri e i calciatori della squadra che avrebbero subito le minacce prima della partita del campionato d’eccellenza, in programma sabato scorso a Guardavalle. L’incontro di calcio non ha avuto inizio, perché poco prima del fischio d’inizio i giocatori dell’Acri già negli spogliatoi, anziché entrare in campo hanno deciso, seguendo le direttive della dirigenza, di lasciare l’impianto sportivo e di non disputare la gara. «Anche a costo di perdere i tre punti» ha dichiarato il dirigente accompagnatore della società calcistica. 

Effettivamente c’è la possibilità che il giudice sportivo, solo sulla base della versione della squadra che ha rinunciato a scendere in campo (se l’arbitro ne ha fatto menzione sul rapporto di gara), non tenga conto di nulla, decretando per l’Acri la partita persa a tavolino, considerando il tutto come un semplice “ritiro”. Parallelamente, però, la giustizia ordinaria potrebbe pervenire ad un accertamento di segno opposto, ovvero alla conclusione che si sia trattato di un ritiro motivato, se nel corso delle indagini avviate, emergeranno elementi a comprova delle dichiarazioni del dirigente dell’Acri. 

L’aggressione più grave i calciatori l’avrebbero subita al ristorante vicino Guardavalle, dove la squadra si era recata per pranzare prima di giocare. Mentre tutti erano seduti al tavolo si sarebbero presentate nel locale alcune persone per minacciare i giocatori dell’Acri. E addirittura un coltello da tavola sarebbe stato puntato alla gola di uno dei calciatori. Il tutto per indurre la squadra a perdere la partita. Le minacce, giunti allo stadio, sarebbero proseguite. Un tesserato dell’Acri avrebbe pure ricevuto calci e pugni. Dopo tutto ciò – così viene spiegato in un comunicato della società calcistica – è scaturita la decisione di non disputare l’incontro con il Guardavalle.

Di contro, i dirigenti del Guardavalle hanno ridimensionato l’accaduto, smentendo in ogni caso, che la società che rappresentano abbia avuto un ruolo nella vicenda raccontata dai colleghi dell’Acri. Si è innescato così uno scambio di accuse fra le due società, che ora potrebbe divenire oggetto dell’attenzione della magistratura inquirente.

Questura e carabinieri direttamente o indirettamente sono stati al corrente delle tensioni del prepartita. Adesso le forze dell’ordine dovranno dare un loro resoconto ufficiale. E potrebbero spuntare pure immagini di telecamere esterne utili all’inchiesta.

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