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VIBO VALENTIA – Sono arrivati all’imbrunire. Su un aliscafo “jumbo” della Ustica Line. Hanno fatto scalo a Trapani e ieri dopo le 20.30 hanno toccato il suolo vibonese. Sono in 160, tutti profughi. Storie diverse, nazioni diverse, un unico scopo: quello di trovare una sistemazione che le loro Paese non sono riusciti ad avere. Sono perseguitati, rifugiati politici, chi è da solo, chi con moglie e figli. Il porto di Vibo Marina è, dunque, stato l’approdo finale di questa gente. Ad attendere l’imbarcazione un imponente cordone sanitario predisposto – come del resto già avvenuto nelle precedenti occasioni – dalla Prefettura e costituito da Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Vigili del fuoco, volontari della Protezione civile e dal personale del 118 al quale è toccato effettuare lo screening sanitario sui passeggeri. 

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Quindi un pasto caldo, degli indumenti ed una sistemazione temporanea in attesa della fine delle operazioni che si sono per fino a notte fonda prima che si desse il nullaosta per il trasferimento in strutture organizzate per l’accoglienza. Non in Calabria dove i centri sono ormai al limite della capienza, ma in altre regioni dello Stivale. I primi 100 sono partiti immediatamente in direzione Roma, mentre i restanti soggiorneranno per il weekend a Briatico dove da tempo sono presenti altri extracomunitari ospitati nell’hotel Costa Bella, in attesa di essere accompagnati, nella settimana entrante, alla volta di Napoli.

 A supervisionare le operazioni, coordinate dalla Questura, il dirigente della Polizia Antonio Lanciano e il capitano dei carabinieri Diego Berlingieri, mentre le attività sanitarie sono state coordinate dal dirigente del 118 Antonio Talesa. Vibo Valentia e il suo porto diventano, quindi, sempre più snodo per i migranti dopo i tre sbarchi della fine dello scorso anno: il 15 settembre, il 4 e del 21 ottobre quando una nave mercantile trasportò prima 507 migranti provenienti dalla Libia e più in generale dell’Africa equatoriale, poi altre 850 persone ed infine 729 profughi di nazionalità siriana, irachena e pachistana. Alcuni di questi hanno già lasciato il suolo calabrese mentre altri, una minima parte, sono stati destinati alle strutture presenti sul territorio vibonese. In particolare nei comuni di Briatico e Brognaturo, ma anche Arena e Joppolo.

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