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Il tribunale di Milano

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ROMA – Una maxi operazione anti ‘ndrangheta, denominata Krimisa, è stata messa a segno dai carabinieri con arresti in tutta Italia.

I militari del Comando Provinciale di Milano, nelle province di Milano, Varese, Cosenza, Crotone, Firenze, Udine, Ancona, Aosta e Novara, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 34 persone, (32 italiani, un marocchino ed una donna rumena), di cui 27 in carcere e 7 agli arresti domiciliari, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, danneggiamento seguito da incendio, estorsione, violenza privata, lesioni personali aggravate, minaccia, detenzione e porto abusivo di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti (tutti aggravati poiché commessi avvalendosi del metodo mafioso ed al fine di agevolare le attività dell’associazione mafiosa), truffa aggravata ai danni dello Stato ed intestazione fittizia di beni, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico.

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L’indagine, avviata nell’aprile 2017 e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, ha consentito di accertare che l’organizzazione era stata in grado di infiltrare gli apparati istituzionali e che, dalla seconda metà del 2016, era in corso un processo di ridefinizione degli assetti organizzativi della locale di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo, a seguito della scarcerazione di due esponenti apicali delle ‘ndrine in forte contrasto tra loro. Tra questi Vincenzo Rispoli, capo della locale di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo. Già dalla seconda metà del 2016 era in corso un processo di ridefinizione degli assetti organizzativi del ‘locale’ dovuti alla scarcerazione di esponenti di spicco. Ciò aveva creato tensioni interne che erano state risolte grazie all’intervento dello stesso Rispoli e di Giuseppe Spagnolo, al vertice della cosca Farao-Marincola che comanda nell’area di Cirò Marina (Crotone) e in stretto contatto con quella di Legnano-Lonate.

Gli investigatori sono riusciti a documentare alcuni incontri organizzati per decidere come risolvere le controversie e assegnare territori e competenze agli affiliati. Tra i temi discussi durante i summit, oltre alle questioni prettamente politiche, c’era anche la pianificazione imprenditoriale della cosca, i cui proventi erano investiti in parte nell’acquisto di ristoranti e di terreni per la costruzione dei parcheggi connessi a Malpensa (Varese).

COINVOLTO L’EX SINDACO DI LONATE POZZOLO

Uno degli aspetti dell’indagine ha riguardato il presunto legame tra l’ex sindaco di Lonate Pozzolo (Varese), Danilo Rivolta, e alcuni esponenti del ‘locale’ di ‘ndrangheta. In particolare, l’elezione di Rivolta sarebbe stata appoggiata da influenti famiglie calabresi che lo avrebbero aiutato in cambio di un assessorato alla nipote del boss Alfonso Murano, ucciso il 28 febbraio del 2006 a Ferno (Varese). Tra gli indagati anche un consigliere di Fratelli d’Italia e un perito che lavorava per la Procura di Busto Arsizio che avrebbe fatto da ‘talpa’ su alcune indagini.

L’operazione ha visto impegnati oltre 400 carabinieri sull’intero territorio nazionale, con il supporto di unità speciali, cinofile ed elicotteri.

LE MIRE SU MALPENSA

Secondo quanto appurato dagli inquirenti, le cosche puntavano ai parcheggi attorno all’aeroporto di Malpensa e alla costruzione di nuove attività commerciali in aree nei comuni adiacenti.

Il gip della procura di Milano ha, infatti, disposto il sequestro di due parcheggi privati, “Malpensa Car Parking” e “Parking Volo Malpensa”, oltre a metà delle quote della società “Star Parkings”, che non si trovano nell’area aeroportuale. In totale il decreto ha consentito di sequestrare beni per un valore complessivo di 2 milioni di euro.

LA SODDISFAZIONE DEL MINISTRO MATTEO SALVINI

«Complimenti alle Forze dell’Ordine e agli inquirenti! Contro la ‘ndrangheta in tutta Italia, da Nord a Sud, senza se e senza ma». Con queste parole il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha commentato il blitz anti ‘ndrangheta dei carabinieri.

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