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TORINO – È guerra senza quartiere alla ‘ndrangheta in tutte le sue incarnazioni, dopo la maxi operazione Rinascita Scott condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, a Torino 150 militari della Guardia di Finanza hanno messo a segno un nuovo duro colpo alle ‘ndrine nell’ambito dell’Operazione Fenice.

Alle prime luci dell’alba, infatti, militari hanno eseguito 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia torinese, nonché sequestri di beni sul territorio nazionale, nei confronti di soggetti legati alla ‘ndrangheta radicati nel territorio di Carmagnola ed operanti a Torino ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, reati fiscali per 16 milioni di euro.

Nel medesimo contesto sono in corso provvedimenti di sequestro per milioni di euro su 200 tra imprese, immobili e conti correnti, eseguiti in Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna.

Tra le condotte illecite, come detto, è stato contestato anche il reato di scambio elettorale politico-mafioso e fra gli arrestati figura anche l’assessore della Regione Piemonte, Roberto Rosso, esponente di Fratelli d’Italia (LEGGI LE DICHIARAZIONI DELLA LEADER DEL PARTITO GIORGIA MELONI). Rosso ha, immediatamente, rassegnato le dimissioni da assessore della Regione Piemonte. Secondo quanto si apprende da ambienti politici, la lettera è stata firmata in carcere ed è già nelle mani del governatore Alberto Cirio.

Arrestato anche Mario Burlò, imprenditore 46enne di Moncalieri (Torino), che con la sua azienda, la OJ Solution, che opera nel settore del facility management, è main sponsor di alcune società sportive in Italia, tra cui la Basket Torino e la Auxilium Torino fallita nei mesi scorsi.

Per il procuratore Generale, Francesco Saluzzo, «secondo le risultanze delle indagini Roberto Rosso è sceso a patti con i mafiosi. E l’accordo ha avuto successo».

Gli investigatori hanno documentato – anche con immagini – diversi incontri tra Rosso e alcuni presunti boss, tra cui Onofrio Garcea, esponente del clan Bonavota in Liguria, anche in piazza San Carlo a Torino.

La Finanza avrebbe accertato che il presso del sostegno elettorale sarebbe stato di quindicimila euro versati in cambio della promessa di un ‘pacchetto’ di voti. E con questa accusa l’assessore ai Diritti della Regione Piemonte, Roberto Rosso, è finito in carcere. Inoltre, secondo l’accusa la ‘ndrangheta avrebbe esercitato la propria ingerenza in occasione delle elezioni dello scorso 26 maggio.

I dettagli dell’inchiesta

L’attività è stata condotta dal Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Torino – G.I.C.O. della Guardia di Finanza e costituisce sviluppo dell’operazione denominata “Carminius” (SCOPRI I CONTENUTI) che già aveva portato, nel marzo 2019, all’esecuzione di un analogo provvedimento a carico di numerosi soggetti organici alla medesima struttura ‘ndranghetista radicata nel territorio di Carmagnola ed operante nell’area meridionale di Torino.

Le successive investigazioni hanno messo in luce «ulteriori figure di spessore criminale, tra cui, in ordine di importanza, Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, che hanno riorganizzato gli assetti del sodalizio, intessendo rapporti con un noto imprenditore torinese, Mario Burlò, con interessi sul territorio nazionale e sponsor di varie squadre sportive, anch’egli destinatario della misura con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa».

Per gli inquirenti, Burlò «con il sostegno garantitogli dai membri della cosca, ha attuato un sistema di evasione fiscale attraverso la creazione di più società, formalmente non riconducibili allo stesso, tramite cui compiere indebite compensazioni Iva ed ottenere in tal modo considerevoli profitti. Il ”sistema” così elaborato ha permesso di accumulare indebite compensazioni per un valore superiore ai 16 milioni di euro.

Secondo la finanza Burlò dovendo investire l’ampia liquidità realizzata tramite l’evasione fiscale, ha potuto perfezionare agevolmente acquisti immobiliari supportato dalla copertura e dalla protezione fornitagli dai membri dell’organizzazione criminale, mentre dal canto suo la cosca ha ottenuto illecitamente ingenti profitti ed il controllo di attività economiche nello specifico settore imprenditoriale.

La prima operazione ha avuto ad oggetto la villa appartenuta al noto giocatore di calcio Arturo Vidal, recentemente acquistata proprio da Burlò e oggi posta sotto sequestro, insieme ad altre prestigiose proprietà, quali una decina di appartamenti nel resort Geovillage di Olbia e alcuni ristoranti e bar del capoluogo torinese.

Il presunto voto di Scambio con Roberto Rosso

Nel prosieguo delle indagini «è stato possibile appurare come la consorteria ‘ndranghetista, nelle persone di Garcea e Viterbo, abbia manifestato la propria ingerenza anche in occasione delle Elezioni Politiche Regionali del 26 maggio 2019, nel corso delle quali ha stipulato un “patto di scambio” con il candidato nella lista ”Fratelli d’Italia” Roberto Rosso, consistente nel pagamento della somma di 15.000 euro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti, avvalendosi della mediazione di Enza Colavito e Carlo De Bellis».

Dalle indagini sarebbe emersa la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari circa la intraneità mafiosa dei loro interlocutori. In questi giorni gli affiliati avevano in corso un’attività finalizzata alla importazione dall’estero di un grosso quantitativo di stupefacente ed anche il perfezionamento di operazioni di indebite compensazioni di crediti Iva per diversi milioni di euro e ciò ha imposto la sollecita esecuzione della misura cautelare.

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