La procura della Repubblica di Varese
2 minuti per la letturaSARONNO – Il racket del calcestruzzo in mano alla ‘ndrangheta calabrese continua a colpire in Lombardia: «Attento, che non ti salta per aria quella betopompa là, che prende fuoco», e ancora, «ti prende fuoco l’impianto…».
Con queste parole, chiari messaggi intimidatori, gli undici indagati per racket in provincia di Varese, minacciavano la concorrenza con l’obiettivo, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, di costringere altri imprenditori a garantire loro l’aggiudicazione di appalti e servizi edili e movimento terra. Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Saronno (Varese), coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, sono iniziate nel settembre del 2017.
I militari sono risaliti al gruppo criminale, con base nei comuni di Cislago, Saronno e Gerenzano, legati a cosche della ‘ndrangheta del versante tirrenico dell’estrema provincia reggina ma operanti in modo radicato in Lombardia.
Gli episodi indagati sono diversi, “tutti caratterizzati da una metodologia propriamente mafiosa”, spiegano i militari di Saronno. Gli indagati, noti nel loro ambiente lavorativo per le origini calabresi, intimidivano i concorrenti ‘vantandò i loro legami con le ‘ndrine.
Il gruppo era riuscito a estromettere dal mercato imprese concorrenti a favore di aziende a loro riconducibili e si era aggiudicato illegalmente appalti nel settore dell’edilizia e del movimento terra. Inoltre aveva aggredito i titolari di alcune imprese concorrenti, come nel gennaio 2019, quando aveva picchiato un imprenditore, minacciandolo di bruciargli i mezzi di lavoro.
Dinamiche simili erano state attuate anche nel corso di aste giudiziarie per la vendita di immobili disposte dal Tribunale di Busto Arsizio, con pesanti intimidazioni ai diversi offerenti. Il gruppo è anche accusato di essersi fatto consegnare da un’azienda attiva nel commercio di autovetture una somma di oltre 60mila euro a fronte di un credito inesistente.
Alcuni degli indagati erano entrati nella sede della società, danneggiando gli arredi e puntando una pistola alla nuca del proprietario. Quattro degli arrestati sono stati portati nel carcere di Busto Arsizio e uno nel carcere di Palmi.
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