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L'ex presidente Mario Oliverio (al centro) alla posa dei pali per l'elettrificazione della ferrovia jonica

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CORREVA l’anno 2018. In una calda giornata di fine agosto il presidente della Regione Mario Oliverio – con l’ad di Rfi Maurizio Gentile, l’assessore alle Infrastrutture Roberto Musmanno, presidenti di Province, parlamentari, consiglieri regionali – ‘inaugurava’ la posa dei primi tralicci lungo la tratta ferroviaria jonica Sibari-Catanzaro. Un atto che segnava il via – e così veniva celebrato – ai lavori per l’elettrificazione della jonica. Cinque anni dopo, però, pare di ritrovarsi al punto di partenza: partono le gare, si annuncia l’avvio dei lavori di progettazione e realizzazione, si individua una (nuova) scadenza fissata al 2026. «Si era creata una forte aspettativa sui territori.

E quando Rfi ha montato lungo parte della linea i pali, che è un’attività ordinaria e prescinde dall’elettrificazione, si è generata l’illusione che i lavori stessero per partire – ha detto Occhiuto a Roma nei giorni scorsi, durante l’incontro con Ferrovie – La verità è che non c’erano i progetti. Noi abbiamo fatto moral suasion su Rfi e ora siamo andati a gara con la progettazione e realizzazione dei lavori».

Se l’installazione dei pali era attività ‘ordinaria’, nel 2018, presidente Oliverio, lei cos’ha inaugurato?

«Io credo che Occhiuto non sia stato bene informato e non sappia di cosa sta parlando. I tralicci sono propedeutici all’elettrificazione: il filo passa da lì. E da quei giorni di agosto fino a tutto il 2018 e al 2019 i lavori per l’installazione dei ‘pali’ – per esser precisi, dei tralicci per la trazione elettrica – sono andati avanti sul tratto da Sibari a Catanzaro Lido. Basta percorrere la 106, che per un ampio tratto costeggia la ferrovia, per rendersene conto. Mancavano i progetti? E allora quelli erano lavori abusivi? Inoltre, quello non è stato l’unico intervento realizzato durante il mio governo. Nel corso dell’anno precedente, il 2017, erano partiti – e sono stati poi ultimati – i lavori di ammodernamento dell’armamentario, dei binari e di quanto necessario a elevare la linea al rango C e consentire quindi il passaggio da una velocità di 78/80 km a 170/180 km orari. Un intervento in attuazione di un accordo di programma quadro, firmato da Regione, ministero e Rfi e finanziato con 530 milioni di euro stanziati sull’Fsc dalla Calabria».

Sono le stesse risorse destinate alla soppressione dei passaggi a livello?

«Sì. L’accordo prevedeva anche l’adeguamento delle stazioni, la realizzazione dei sottopassi e l’eliminazione dei passaggi a livello, a partire dai 6 di Sellia Marina. C’era anche quello di Thurio, teatro dell’ultimo terribile incidente ferroviario. E aveva priorità alta. Invece tutto si è fermato. Come si sono fermati i lavori sulla Sibari-Catanzaro Lido, che godevano di un finanziamento ulteriore di 150 milioni di euro. Lo stop è arrivato nel gennaio del 2020, il Covid poi lo ha prolungato, ma nessuno negli anni successivi si è preoccupato di verificare cosa stesse accadendo e di sollecitare: quei lavori dovevano essere conclusi per la fine del 2022, al massimo per l’inizio del 2023. Durante il mio governo gli assessori Musmanno e Russo avevano costituito una struttura che si occupava del monitoraggio mensile dei lavori».

Beh, l’attuale governo di centrodestra potrebbe obiettare che è proprio quello che si sta facendo adesso e che l’azione del presidente Occhiuto ha portato Rfi a bandire progettazione esecutiva e lavori.

«Ma se sulla Sibari-Catanzaro lido l’armamentario ferroviario era stato rinnovati e i tralicci installati, serve un progetto per far passare un filo?».

Nel caso del tratto Sibari-Crotone, per il quale i pali erano stati installati, l’intervento – leggiamo dalla nota stampa di Rfi – riguarda la realizzazione “di 8 sottostazioni elettriche in media tensione e la posa del sistema per la trazione elettrica ferroviaria”. Ad ogni modo, i lavori ora saranno completati a stretto giro, entro il 2026. Guardiamo al risultato?

«Entro il 2026 perché è la scadenza imposta dal Pnrr, che finanzia l’intervento. E qui sorge un’altra questione: se l’intervento è finanziato con il Pnrr, che fine hanno fatto i fondi Fsc stanziati sei anni fa? E che fine hanno fatto anche gli ulteriori 150 milioni di euro, sempre fondi Fsc, che finanziavano la tratta Catanzaro Lido-Lamezia-aeroporto? Perché è tutto fermo? C’è una chiara responsabilità di Rfi e anche della Regione che doveva vigilare e incalzare. Qui si sta facendo il gioco delle tre carte spostando risorse e destinandole altrove e poi tirandone fuori altre che vengono presentate come aggiuntive. È irresponsabile: si butta solo fumo negli occhi. Come nel caso dei 13,4 miliardi di investimenti annunciati con Ferrovie: dove sono gli elenchi, il cronoprogramma, il dettaglio puntuale? Serve l’elenco di ogni singolo intervento, non basta buttar lì una somma totale. Da dove vengono questi fondi e cosa finanzieranno? Si ciurla nel manico anche con l’alta velocità. La Calabria è esclusa, si arriva al massimo a Praia e lo si farà nel 2032. Ma di che parliamo?».

Quello però era il cronoprogramma annunciato e l’intervento è abbastanza complesso.

«Ma in tutto il Mezzogiorno per fare le ferrovie si scavano gallerie. E ad ogni modo perché non c’è un euro nel Pnrr per l’alta velocità in Calabria? Lì i tempi sì che sarebbero stati serrati. Invece per la Calabria ad oggi non c’è un euro di finanziamento per l’alta velocità, quelli di Praia sono pochi chilometri e sono extra Pnrr. Non ci sono neanche tracciati definitivi: in Calabria ci si sta accapigliando sul nulla, alimentando campanilismi. E nessuna voce che si alza, a partire dal governo regionale. La mia, guardi, non è una critica alimentata dal pregiudizio: mi attengo ai fatti. E i fatti dicono che la Calabria è fuori dall’alta velocità».

Ha parlato di Fsc. Che ne pensa del ‘prelievo’ diretto fatto dal governo sui fondi di Calabria e Sicilia per il Ponte? Ci sono precedenti?

«Assolutamente no. Questa è un’altra perla. Si caricano sul ponte risorse che erano destinate a recuperare i ritardi di Calabria e Sicilia: a questo serve il fondo per lo sviluppo e la coesione. L’inganno che si aggiunge alla beffa, un saccheggio degno di un sistema coloniale. E se è accaduto con il consenso delle regioni, come fa intendere Occhiuto, è ancora più grave. Schifani fa bene a protestare e spero che il governatore calabrese lo segua».

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