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Migranti in Calabria, la Croce Rossa e i ricongiungimenti familiari

COSENZA – La frontiera divide. Divide chi parte da chi resta. Ma anche chi affronta un viaggio in mare e poi approda in un porto assai lontano dalla propria casa. Un modo come un altro per dire che esistono famiglie che, a seguito della traversata nelle acque, si perdono di vista: magari vengono imbarcate su navi diverse, magari giungono in destinazioni differenti l’una dall’altra.

Ecco, pertanto, che il servizio di “Restoring family links” – messo in atto da Croce Rossa – è davvero fondamentale. A parlarne a questo giornale, in un momento in cui gli sbarchi in Calabria si susseguono a ritmo serrato, è Gabriella Andreacchio, referente del servizio Rfl per il nostro territorio.

«Aiutiamo i profughi – spiega Andreacchio – a ristabilire i legami familiari: c’è chi non trova più il marito, la moglie, il figlio e, in terra straniera, si sente naturalmente smarrito». La Croce Rossa regionale, dunque, fornisce a chi arriva delle schede informative, in modo che chi si trova in tale situazione faccia la sua richiesta, nella lingua che gli appartiene: trovare quel congiunto, poter stare di nuovo con lui.

«È così, dopo la richiesta che riceviamo – dice la referente del servizio –, che avviamo una procedura ad hoc: si attiva una vera e propria rete e, quando, la persona “ricercata” si trova, si effettua il ricongiungimento nel centro d’accoglienza di una delle due città in cui si è sbarcati. C’è da dire, a ogni modo – chiosa Andreacchio –, che esistono innumerevoli ricerche aperte da anni». Ricerche, queste ultime, che il comitato nazionale di Croce Rossa raccoglie e poi dirama su tutto il territorio nazionale.

C’è, quindi, chi risponde e anche chi aspetta da tempo, tanto tempo. «Noi – continua la professionista – forniamo, sia che si tratti di adulti sia che si tratti di minori, anche un supporto psicologico, che è necessario in queste situazioni di lontananza dai propri affetti, quando ci si sente soli, perduti».

I “casi” di ricongiungimento a volte, tuttavia, sono spietati. Ci si trova, infatti, a dover effettuare il riconoscimento di una salma: quel parente è stato rintracciato, insomma, ma sfortunatamente risulta senza vita. «Abbiamo registrato – spiega la referente regionale del servizio – il caso di una salma ricercata dai familiari in Sicilia e poi rinvenuta in un cimitero della Locride».

E poi diversi “casi” conclusi con un lieto fine. «Dal bambino che a Crotone ha perso la mamma (sbarcata invece a Reggio e pronta ad andare in Puglia con un pullman), il quale è riuscito a raggiungerla prima che lei lasciasse la Calabria – dice la referente – fino alle adozioni».

Perché sì, c’è anche chi trova nuove famiglie, nuovi affetti pronti ad amare. «È per esempio – conclude Andreacchio – la storia della piccola Laura: sua mamma, giovane eritrea, partorisce dopo lo sbarco a Crotone ma non ce la fa, muore. La piccola viene affidata a una coppia di volontari della Croce Rossa e oggi, grazie all’adozione, è a tutti gli effetti loro figlia».

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