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Nicola Morra in Commissione parlamentare antimafia

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CATANZARO – Calabria in testa per gli scioglimenti dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose nel 2020: 4 su 11, a fronte dei 3 della Sicilia, 2 della Campania, 1 in Puglia e Valle d’Aosta, dove si registra il primo ente locale sciolto, quello di Saint-Pierre. Calabria in testa anche alla classifica degli scioglimenti dal ’91, con 113 amministrazioni commissariate su 364 in tutto, pari al 35%.

E se al primo gennaio 2020 i Comuni sciolti erano 42, ai quali si sono aggiunti gli 11 dell’anno pandemico, il 40% delle 53 amministrazioni commissariate si trovava in Calabria nell’anno pandemico: 21 Comuni, in particolare, 7 dei quali sono tornati al voto proprio nel 2020. Sono soltanto alcuni dei dati contenuti nella “Relazione sulla prevenzione della corruzione e sulla trasparenza nei Comuni sciolti per mafia”, approvata nelle scorse settimane all’unanimità dalla Commissione parlamentare Antimafia e presentata dal presidente della stessa Commissione, il senatore Nicola Morra.

La Commissione, riportando i dati riferiti in audizione dal Capo del Dipartimento per gli affari interni e territoriali, sottolinea che gli enti sciolti per mafia tra l’agosto del 1991 e il 30 novembre 2021 sono stati 357 Comuni e 7 aziende sanitarie. E che gli scioglimenti hanno riguardato enti di undici regioni italiane, ciò che dimostra come «il fenomeno non sia più limitato alle regioni dell’Italia meridionale, storicamente interessate dalla presenza della criminalità organizzata di tipo mafioso, avendo coinvolto, pur se in misura inferiore, anche regioni dell’Italia settentrionale».

Citando elaborazioni su dati WiKi Mafia, Avviso Pubblico e Presidenza del Consiglio, la Commissione osserva che il fenomeno riguarda, comunque, soprattutto il Sud, in primo luogo la Calabria (35%) e a seguire Campania (30%), Sicilia (25%) e Puglia (6%). Si segnalano diversi casi di recidività, con alcuni Comuni che sono stati sciolti fino a 3 volte, tant’è che lo studio, oltre all’analisi delle criticità, si conclude con una proposta individuando un ruolo per Anac in materia di trasparenza e prevenzione della corruzione. La Commissione auspica, infatti, «l’individuazione di un organismo terzo che provveda, nei comuni sciolti per mafia, al monitoraggio del rispetto della normativa sulla trasparenza e sulla prevenzione della corruzione, svolgendo altresì una funzione di supporto e di impulso nei confronti delle commissioni straordinarie».

Si potrebbe riflettere, conclude la Commissione, «sulla possibilità dell’affidamento di tali compiti ad una struttura interna all’Anac». In particolare, il senatore Morra propone di affidare ad Anac la realizzazione del Portale unico della Trasparenza, creando così uno strumento a cui nessun Comune o ente può derogare. «Abbiamo appurato – ha detto Morra – che la trascuratezza della trasparenza dell’azione amministrativa non avviene solo prima dello scioglimento degli enti, ma anche successivamente, nel corso del periodo di gestione. Ecco perché – ha aggiunto – Anac è fondamentale, sia attraverso la vigilanza collaborativa, che attraverso la realizzazione del Portale unico della trasparenza».

Va, dunque, migliorata la normativa che presiede allo scioglimento anche perché il ripetersi, anche per tre volte, di scioglimento è un sintomo dell’inefficacia dell’istituto. In tre Comuni è stata rieletta, quale sindaco, la stessa persona che rivestiva la carica al momento dello scioglimento dell’ente. In altri casi, invece, il vincitore della competizione elettorale aveva già ricoperto in passato la medesima carica. Lo studio ha, inoltre, consentito di accertare che il Piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza 2020-2022 è stato pubblicato da 45 dei 53 Comuni sciolti per mafia: «4 sono fermi al piano 2019-2021 e 4 al piano 2018-2020 (tra questi Cirò Marina)».

E ancora, in sei degli otto casi di inadempienza, «la commissione straordinaria era già insediata al 31 gennaio 2020 (data entro la quale andava approvato il Ptpct 2020-2022) e nei rimanenti due la stessa commissione avrebbe avuto, successivamente, tutto il tempo necessario per rimediare alla mancanza». Infatti, anche se le Commissioni straordinarie si sono insediate in un momento successivo a quello in cui doveva essere predisposto il nuovo Piano, «una più attenta vigilanza avrebbe determinato l’intervento delle commissioni stesse affinché il Rpct provvedesse, sia pure in ritardo, all’adempimento in questione».

Il Piano in alcuni casi, pur se redatto, non è risultato sufficiente. Ad esempio, nella relazione del Rpct di Amantea si leggeva che “il piano è apparso adeguato alla struttura dell’Ente e nell’anno 2019 non si sono accertati fenomeni corruttivi” e tuttavia, nel successivo febbraio 2020, il Comune è stato sciolto e commissariato per infiltrazioni mafiose «attuate anche con fenomeni di natura corruttiva». Morra ha spiegato che «ci sono tante possibilità» per intervenire sui commissariamenti degli enti sciolti per infiltrazioni.

«Molto spesso – ha detto – il personale che fa parte delle Commissioni è personale in quiescenza e molto spesso, non sempre, si presenta nel Comune dove deve controllare per pochi giorni della settimana. Ricorrere a risorse ancora in attività è un problema, perché comporta costi ulteriori, però permette anche di evitare che si possa, ad esempio, non essere adeguatamente informati rispetto a modifiche legislative intervenute in delicate materie, come quella degli appalti, che genera spesso contenzioso».

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