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CATANZARO – Non è passato molto tempo prima che la Regione Calabria intervenisse per smentire con decisione le accuse lanciate dal parlamentare del Movimento 5 Stelle Francesco Sapia circa la possibilità che parte dei tamponi effettuati per individuare i casi di contagio di coronavirus in Calabria non venisse analizzata (LEGGI).

Con una nota ufficiale, infatti, la Regione precisa che «con riferimento ad un audio-messaggio diffuso in data odierna, ripreso anche sui media, di un sedicente operatore del 118 che denuncia “… i giochini che stanno facendo alla regione Calabria per non processare i tamponi che vengono eseguiti alle migliaia di persone che sono rientrate in questi ultimi giorni dal nord”. si tratta di notizie false e tendenziose, manifestamente infondate e tese a denigrare l’immagine di una regione che, invece, ha risposto brillantemente all’emergenza coronavirus».

In particolare, poi, la Regione spiega che «in realtà, ad oggi sono circa 1.500 in tutta la Regione i tamponi in corso di lavorazione, così ripartiti:  500 circa presso il Pugliese, 500 all’ASP di Reggio Calabria e 500 presso la Centrale Operativa del 118 dell’ASP di Cosenza. Tutti i campioni risultano custoditi sulla scorta della circolare del Ministero della Salute del 22 gennaio 2020, che prevede la conservazione degli stessi fino a 5 giorni ad una temperatura di 4°».

Se ciò non bastasse, la nota puntualizza che «i laboratori di microbiologia accreditati dalla Regione stanno processando quotidianamente circa 1.300 tamponi, con una media di 10.000 a settimana. Finora risultano processati oltre 45.000 tamponi».

Rispetto al «numero di rientri dalle altre Regioni, avvenuti nella scorsa settimana, ha comportato un impegno ulteriore dei laboratori che riusciranno a garantire, comunque, il rispetto dei tempi previsti dalla circolare ministeriale del 22.1.2020. In ogni caso il Dipartimento “Tutela della salute” ha già provveduto ad informare le competenti autorità giudiziarie al fine di valutare l’esistenza di eventuali ipotesi di reato, anche rispetto al procurato allarme».

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