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Il generale Saverio Cotticelli e Massimo Giletti durante la trasmissione

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COSENZA – Surreale. Non ci sono altre parole per commentare la “difesa” del generale Cotticelli dopo la magrissima figura rimediata in tv. Forse l’Arena di Massimo Giletti non era il palcoscenico più adatto per arrivare ad una chiarezza che alla fine non c’è stata anche perchè a Cotticelli raramente veniva concesso di finire un concetto. L’impressione è stata quella di un uomo in confusione, come ha ammesso lui stesso, che ha esordito dicendo di non essersi riconosciuto in quelle immagini «Sembrava la mia controfigura, la mia famiglia, io stesso non mi sono riconosciuto. Mi deve credere dottor Giletti non so cosa mi sia successo al punto che con un medico sto indagando». Se fossimo familiari del Generale gli consiglieremmo analisi approfondite perchè confuso lo è apparso sul serio.

La triste e amara verità che è venuta fuori, però, è che i calabresi devono sorbirsi la zona rossa per colpe che non sono loro.

I POSTI LETTO

Il punto centrale dell’intervista è stata infatti la questione dei posti letto di terapia intensiva. Per il Ministero in Calabria sono necessari circa 300 posti per fronteggiare la seconda ondata della pandemia. Al momento i posti letto disponibili sono 146. I rimanenti sono solo sulla carta. Il piano Covid (che c’è come si è finalmente ricordato Cotticelli) prevede la realizzazione degli altri 134, ma tutto si è arenato nella burocrazia italiana. Il commissario straordinario per l’emergenza Covid, Arcuri, ha stanziato le somme solo qualche mese fa. Ha poi deciso che i soggetti attuatori (cioè quelli che operativamente debbono appaltare le gare) siano le aziende sanitarie e ospedaliere calabresi. Nè il commissario nè la Regione. Le aziende calabresi si stanno muovendo solo oggi con la solita celerità per cui nessuno sa dire con certezza quando saranno pronti.

Nel frattempo, come ha ammesso la stessa maggioranza di centrodestra che governa la Regione, i ventilatori polmonari inviati dallo Stato restano imballati in qualche stanza della Protezione Civile regionale e i calabresi sono costretti al lockdown.

IL PIANO COVID

Cotticelli sul punto recupera la memoria e dice che in giugno aveva redatto il piano di potenziamento sia ospedaliero sia territoriale. Il problema è che poi di questo piano si è quasi dimenticato. Non si capiva bene chi doveva poi renderlo operativo. Ad un certo punto il commissario è assalito da un dubbio e chiede un parere al Ministero della Salute su chi fosse il responsabile della realizzazione del piano. Il Ministero risponde solo il 27 ottobre, ma nessuno si prende la briga di leggere la risposta nè nei quattro mesi precedenti di sollecitarla. Cotticelli ammette di aver letto la risposta solo in occasione dell’intervista che gli è costata il posto cioè il 5 novembre.

Possibile? Cotticelli dice di sì perchè il suo ufficio era ridotto all’osso e non era nemmeno dotato di segreteria. Secondo il suo racconto era composto solo da lui e dal sub commissario, la ormai arcinota Maria (Crocco).

IL COMPLOTTO

Su questo punto Cotticelli si è scatenato lasciando adombrare un complotto ai suoi danni per farlo fuori e prenderne il posto. Utilizza la metafora di Giovanni Falcone parlando di «menti raffinatissime» che avrebbero agito contro di lui. Ma in che modo? In primis non dotando l’ufficio di un organico vero. Cotticelli lo ribadisce facendo riferimento al nuovo Decreto Calabria che nella bozza che dovrebbe essere convertita in legge prevede non solo la nomina di due sub commissari, ma anche la creazione di uno staff di supporto di ben 25 persone per un costo vicino ai 3,5 milioni di euro. Non solo. Ma nel nuovo decreto sono previsti poteri più stringenti nei confronti del Dipartimento Salute della Calabria. Come dire: io ho dovuto combattere a mani nude, al mio successore fanno ponti d’oro.

Ma la lamentela di Cotticelli non finisce qui. Ha anche detto che ad un certo punto era riuscito ad abbattere il debito per circa 90 milioni. All’improvviso però Giuseppe Zuccatelli ha tirato fuori un debito di circa 100 milioni delle aziende ospedaliere di Catanzaro che gestisce. Il debito risale al 2014 ed è legato al fallimento della Fondazione Campanella. In studio si insinua subito un complotto ad opera dello stesso Zuccatelli che non ha mai nascosto, fin da quando ha messo piede in Calabria, di voler fare il commissario.

In realtà il debito viene fuori come conseguenza di alcune sentenze della Cassazione che hanno considerato inesigibili alcuni crediti della Fondazione. Il che ha fatto aumentare il debito. Ancora. Cotticelli ha denunciato di aver riscontrato problemi nel calcolo dei Lea (livelli essenziali di assistenza). Questi vengono calcolati sulla base di dati che il Dipartimento Salute della Regione invia al Ministero. Cotticelli sostiene di aver scoperto che nonostante le aziende del territorio hanno inviato i loro dati alla Regione questa non ha poi trasmesso i flussi al Ministero. Da qui la pessima valutazione dei Lea che è un altro elemento che ci ha portati alla zona rossa.

Cotticelli stava anche spiegando il difficile rapporto con la sanità privata e la vicenda della rete oncologica in particolare delle Breast Unit che fu motivo di scontro con la Santelli come testimonia la lettera che la presidente scrisse a Conte. In studio però non gli hanno fatto finire il racconto.

Questo quindi il punto della situazione della sanità in Calabria e la dimostrazione plastica del fallimento del commissariamento che non ha fatto altro che moltiplicare la burocrazia e agevolare le “non decisioni”, ovviamente sulla pelle dei calabresi. Cotticelli ha chiuso con grande dignità il suo intervento chiedendo scusa ai calabresi per tutta questa vicenda ma sottolineando di avere le tasche pulite e di aver messo tutto se stesso nella difficile sfida di rendere normale la sanità calabrese. Purtroppo per tutti non è bastato.

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